Suggeriamo agli storici del futuro, con la modestia che ci contraddistingue, di considerare il 24 luglio 2019 come il giorno in cui il M5S è ufficialmente morto. Il certificato è stato redatto in conseguenza alla folle assenza dall’aula mentre Conte (premier da loro indicato) fingeva di spiegare il caso “Russiagate” in vece di Salvini – a sua volta assente – che ha poi fatto sapere di considerare le sue parole meno di zero. Disertare l’aula quando il tuo premier ci mette la faccia, dopo avere accettato di fatto la TAV e tutto il resto (TAP e Taranto), dopo avere salvato Salvini dal processo per la nave Diciotti e avere sempre e comunque avallato le politiche anti-migratorie del Truce, dopo avere avuto due pesi e due misure verso i propri indagati, dopo avere fatto i finti bonifici di versamento degli stipendi parlamentari, dopo il flop del reddito di cittadinanza, dopo i danni del decreto dignità, dopo il vassallaggio totale, senza incertezze, alla politica leghista anche di fronte alla dilagante perdita di voti, ecco: disertare quell’aula, per decisione subitanea di Di Maio, ha rappresentato il trionfo della mediocrità stolida e maldestra dei 5 Stelle che non hanno più alcun futuro politico di rilievo in Italia.
Di Maio, definito da Grillo “uno statista” e un “grandissimo politico”, di fatto il capo politico del Movimento (con alle spalle la Casaleggio, ovvio) ha mostrato di essere ciò che abbiamo sempre pensato di lui: un mediocre, incompetente, non dotato di intelligenza eccelsa, improvvisatore, incapace di visione politica (quella visione che sa arrivare – non dico tanto – almeno alla settimana prossima). Ma la questione non è il solo Di Maio, ovviamente, se la stragrande maggioranza dei parlamentari grillini resta buona e zitta, se gli altri ministri passano da una figura di tolla all’altra, se lo stesso diabolico Casaleggio, coi suoi spin doctor, le sue potentissime capacità tecnologiche e il millenarismo che ha circondato prima suo padre e poi, di riflesso, lui stesso, non sono stati in grado di metterci una toppa. È il populismo in sé che è mediocrità e incompetenza. Il populismo vive di slogan, ipersemplificazioni, identificazioni di Grandi Nemici verso i quali convogliare le frustrazioni, e alla prova dei fatti – alla prova del Governo – si scioglie come neve al sole. La narrazione dell’uomo della strada, dell’università della vita, dell’uno che vale uno, onestà, trasparenza, giustizia(lismo) mostra con una vivezza insperabile la sua totale falsità. Il M5S è il manifesto della falsa promessa populista.
Per chi, come me, ha sempre pensato che il M5S fosse il Male, anche più della Lega (l’ho spiegato QUI), c’è un qualche motivo di soddisfazione, ma molto blanda e molto limitata, perché la morte del M5S aiuta a vedere con più chiarezza un quadro politico appannato dal fumo populista. La chiarezza che io credo di vedere riguarda i seguenti punti:
- l’emorragia di voti del M5S non è andata a favore della sinistra, se non in minima parte; sempre avuto chiaro che fosse essenzialmente un movimento di destra; solo i sempliciotti desiderosi di fare un dispetto a Renzi hanno girato le spalle al PD e votato 5 Stelle, salvo pentirsi e tornare, semmai alla Sinistra. Poca roba. Una buona parte è andata e andrà nel non voto, in attesa di un’altra proposta messianica (quindi resta potenzialmente pericolosissima) e una gran parte ha ingrassato la Lega di Salvini che si avvicina pericolosamente al 40% dei consensi nei sondaggi;
- la morte del M5S consente di non avere più dubbi, alibi, scusanti e tentennamenti: il Capo dell’Italia è Salvini, che può fare il bello e il cattivo tempo come più gli piace; la sua politica è fascista, non già perché ‘fascista’ sia un epiteto di moda ma perché è fascista, la politica leghista è massimalista, autoritaria, isolazionista, razzista, machista, antieuropeista, lepenista… in breve: fascista. Tutte le opposizioni, e intendo tutte, o capiscono l’enorme pericolo di questo governo e avviano una serie risposta politica, anti-populista, realista, oppure Salvini governerà fino ad invecchiare.
- Se i 5 stelle hanno governato un anno e mezzo in piena sudditanza con tale personaggio, non significa solo che avevano amore per la poltrona, che pure è stata una componente, ma che molte delle scelte fatte erano compatibili con la loro visione del mondo, fatta di autoritarismo, giustizialismo, antimodernismo, antiscientismo, antieuropeismo. La sola idea, molto forte dentro il PD – e FI, di cercarli come interlocutori è agghiacciante. L’idea che una forza populista, e in quanto tale protofascista, possa essere un interlocutore politico, ovvero un interlocutore capace di un ragionamento politico razionalista, democratico, europeista, rappresenta l’ultima età – quella della demenza senile – di un partito che non trova una strada, un’identità, una collocazione e, soprattutto, una visione capace di risollevare le coscienze e di spronare verso una nuova stagione politica. E quindi occorre che anche qui, a “sinistra”, accada qualcosa. Rimanendo inalterato il panorama (da +Europa a Fratoianni, ora metto dentro tutti e non solo il povero e inadeguato Zingaretti) si apriranno praterie alle forze disgregatrici dello Stato e della società italiani. Che sono oggi animate dalla Lega, certo, ma che sono molteplici e più articolate della sola Lega. Oggi la nostra nazione va avanti per abbrivio: la macchina pubblica si muove con le sue regole e scadenze, l’industria continua a fare le cose che faceva, la scuola apre e chiude secondo i suoi calendari, ma tutto va di moto proprio, con una spinta residua. Non c’è innovazione, non c’è proposta, né guida, né visione, né programmazione, non c’è alcuna idea dell’Italia che vogliamo essere e diventare. E quando la spinta cesserà, sarà troppo tardi.