Perché non amo Greta e la Fuffa For Future

  1. Greta rappresenta la punta della coscienza ambientalista dell’Europa ricca e acculturata e di una parte non completa dell’Occidente; oggi i paesi più inquinatori sono Cina, Brasile, USA, India e altri minori non occidentali; USA a parte, la presa di coscienza forte, capace di far cambiare radicalmente rotta ai rispettivi governi, dovrebbe avvenire in quei paesi, ma nessuna massa cinese, brasiliana o indiana è scesa in piazza per il #fff, ovviamente. Occorre quindi chiedersi a cosa davvero serva Greta.
  2. A meno che non crediate alle favole, non potete pensare che una ragazzina di 15 anni (ora 16) abbia la capacità, autonomamente, di mobilitare il mondo, interloquire con governi e gestire la crisi ambientale. Brava Greta per il suo impegno ambientalista, senza alcuna ombra di dubbio, bravi i genitori, ma Greta è semplicemente un fenomeno mediatico; che sia per una causa giusta non riduce il suo essere un fenomeno mediatico, e questa cosa deve fare riflettere sulla sua volatilità, debolezza strutturale, ipersemplificazione delle problematiche, sostanziale ambiguità intrinseca, esattamente come tutti, ma proprio tutti i fenomeni mediatici che esplodono sulle prime pagine dei giornali per il tempo di una stagione, quando non di pochi giorni. L’ambientalismo di Greta è una versione edulcorata del complesso problema ecologico, e non incide in nulla sui reali elementi che ne costituiscono causa.
  3. Il problema dell’inquinamento è grave, gravissimo, ma occorre almeno avere contezza di voci discordi sul suo reale peso nel cambiamento climatico. Al netto comunque di questo, tutte le forme di inquinamento, nessuna esclusa, sono parte del modello di sviluppo economico del genere umano. Dagli allevamenti intensivi alle fabbriche, dal traffico di merci e di informazioni allo smaltimento dei rifiuti, sostanzialmente tutto inquina. Tutto questo è sbagliato ma è inutile protestare per l’ambiente se non si mette in discussione il modello economico globale. La riposta degli Stati Uniti, che si può sintetizzare in “col cazzo che rinuncio al mio stile di vita”, è in sostanza quella del 99% dell’umanità che non è disponibile al ritorno nei boschi assieme a Walden. Andate a dire a cinesi, brasiliani etc. che ci dispiace tanto, ma non hanno diritto all’aria condizionata in casa (come noi occidentali) perché inquina, che non possono avere due automobili a famiglia (come noi occidentali) perché inquinano, e via discorrendo. E provate a dire ai governi mondiali che devono sul serio ridurre le emissioni, rinunciare ai combustibili fossili, produrre solo energia pulita e tutto il resto. La battaglia quindi è contro un modello economico che non è del solo bieco Liechtenstein, brutto sozzone, e noi bravi ecologisti adesso lo facciamo smettere di inquinare.
  4. La battaglia del punto 3 è già persa prima di incominciarla. Finché la coscienza ambientalista vera, fatta di cento e cento piccoli gesti, non è collettiva in Occidente, poi in Cina, poi in India, poi in tutto il mondo, nessun governo dirà ai propri cittadini “Da domani niente aria condizionata per tutti!”.
  5. In conseguenza di tutto questo, Greta si presta a diventare un alibi di massa (in Occidente): tutti a fare #fff, sentendoci poi tanto appagati e in pace con la coscienza, e continuando senza consapevolezza nei mille comportamenti quotidiani anti-ecologici (automobili, telefonini, imballaggi, rifiuti, energia elettrica…). Paradossalmente in questa grande autoassoluzione collettiva il fenomeno Greta è controproducente. Vogliamo essere ecologisti? Andiamo in massa sotto il comune a chiedere un termovalorizzatore, da aprire subito (senza protesta degli abitanti locali) nel mentre si mette in atto un rigorosissimo piano di raccolta differenziata. Produciamo class action contro l’obsolescenza programmata delle tecnologie (tutte, dalla lavatrice allo smart phone) che contribuisce non poco all’inquinamento. Mangiamo tutti meno carne, molta meno! anche senza diventare vegani. Imponiamo servizi pubblici efficienti accettando, da domani, di rinunciare alla macchina (facile no? Basta una delibera comunale!). Questi sì, sarebbero comportamenti pro-ambiente, frutto di una conquistata coscienza civica e ambientalista. Ma una giornata di festa collettiva in cui sentirsi più buoni… no grazie, io non ci sto.