Ma come mi permetto?

Una notina critica sulla posizione che il papa ha recentemente espresso sulle donne, da me pubblicata sul gruppo Facebook Pensare la democrazia nel terzo millennio, ha suscitato alcune proteste (comunque pacate) da parte di membri del gruppo evidentemente cattolici. Hanno ragione. Non un grammo di ragione in più o in meno di quanta ne abbia io a fare una critica, fosse anche una critica “irriverente”. Nel merito, intendo. Nel merito, ciascuno è portatore di un proprio assetto di valori irriducibili, di schemi mentali, di credenze che non ritiene di dover discutere; chi crede nel Dio di Abramo non è disponibile a indietreggiare di un millimetro rispetto a quella credenza, che nella versione cattolica significa – fra le altre cose – credere nel culto di Maria, nel magistero del Papa e un sacco di altre cose come l’assunzione in cielo, la resurrezione della carne (dico: la resurrezione della carne!!) etc. Chi son io per contestare tali credenze, valori che hanno temprato una vita, un’esistenza, un’intelligenza?

Esattamente nello stesso modo e per le stesse ragioni, i cattolici e ogni altro credente non ha modo, né titoli, né ragioni per contestare la mia non-credenza; ché analogamente alla loro affonda le radici in schemi mentali, convinzioni, esperienze e riflessioni, con un bel corredo di motivazioni e argomentazioni. A loro le loro, a me le mie, pari e patta.

Sono ragionevolmente sicuro che anche quegli amici, un pochino risentiti per la mia sfrontatezza blasfema, concorderanno che c’è poco da fare: quell’entità misteriosa che si chiama “fede” ha toccato le loro anime, e ha fornito loro dell’assoluta e incrollabile certezza dei dogmi che da quella fede discendono, ma non ha ancora trovato me, e quindi io non ho le loro medesime certezze (per la verità non ne ho neppure altre). Io so che non convincerò loro a pensarla diversamente, e loro sono certamente così intelligenti da non voler convincere me. Loro forse pensano che la mia anima è povera e senza speranza e che andrò all’inferno, mentre io penso che tutti assieme non andremo da nessunissima parte. La cosa divertente è che al momento nessuno lo sa, nessuno lo può oggettivamente sapere ma, al massimo, solo credere. Ogni e ciascuna “prova” dell’esistenza di Dio è solo un artificio retorico (documentatevi, sono facili da trovare in Internet); quindi linguistico, logico, inferenziale, e infine –

Spinoza . Un filosofo dubbioso.

non lo dico io ma qualche secolo di pensiero filosofico e scientifico umano, inclusa una bella fetta di pensiero religioso – opponibili con altre interpretazioni linguistiche, altre logiche, altre inferenze.

Chi crede in Dio pensa che la sua credenza sia una verità, che non necessita di altre evidenze che se stessa; chi non ci crede, parimenti, crede che tale credenza sia, appunto, solo una credenza, che non necessariamente ha il valore di verità.

Ma non voglio scrivere su argomenti teologici; la mia posizione è già stata chiarita da tempo. Qui voglio riprendere il tema generale dell’irrudicibilità dei valori, di cui sto scrivendo da tempo parlando dei No Vax spiegando (l’ho fatto specialmente QUI e QUI) come ci siano ragioni profondissime, psicologiche, culturali e sociali che, di fatto, impediscono il dialogo; inutilissimo mostrare i numeri, i dati e i fatti vaccinali ai No Vax, lo facciamo da due anni senza risultati; perché? Perché quei numeri e dati e fatti non si conciliano con i pre-asserti dei No Vax, coi loro schemi mentali, le loro dinamiche psichiche profonde; a qualunque dato (rigoroso e valido) a favore dei vaccini, un No Vax può opporre altri dati (non rigorosi e di dubbia validità) oppure un semplice rifiuto:

Quei dati (i nostri) sono falsi, tendenziosi etc. La stessa cosa vale per le ideologie politiche: i comunisti hanno una concezione palingenetica della missione storica del comunismo, e i fascisti una pangenetica sulla superiorità della razza ariana; provate a far loro cambiare idea!

I No Tav non hanno più un’idea di programmazione territoriale alternativa, ma una vocazione antagonista che sfiora concetti divini primordiali. E vorrei concludere con i tifosi laziali, e napoletani, e interisti e tutti gli altri, che “la maglia è una fede”.

Galileo. Uno scienziato dubbioso.

Ora: che dalla credenza in Dio al tifo sportivo corra un oceano di differenze è fuori dubbio. La complessità che (non sempre) può costituire la trama della credenza religiosa, contrapposta alla brutale inconsistenza del tifo sportivo estremo non vale neppure la pena di essere discussa. Quello che è simile, assai più di quanto pensino i portatori di tali visioni del mondo, è il meccanismo psicologico della credenza e le conseguenze comportamentali di base. Le credenze (religiose, politiche, ideologiche, sportive) sono schemi mentali rigidi, che rispondono a necessità profonde di certezza, di identità e di appartenenza. Discorso lungo… Che poi il cattolico fervente, per il fatto che si parli di Dio e non di sciocchezze come una partita di calcio, si creda incommensurabilmente superiore, prossimo alla verità assoluta, illuminato di luce trascendente, è un fatto suo; è un epifenomeno della sua medesima credenza e quindi c’è un sapore di tautologia: il cattolico crede, e parte implicita della sua credenza è il portato di verità che ritiene indiscutibile. Che poi è simile a quello del comunista, dell’antagonista e, in fondo in fondo, semmai in modo più primitivo, anche del tifoso.

Io credo che essere laici non significhi necessariamente essere atei o agnostici. Essere laici, in un senso più ampio e – credo – interessante, e interessante perché praticabile, è credere in ciò che a ciascuno pare, ma con l’assoluta e cristallina certezza del dubbio.

Popper. Un epistemologo dubbioso.

Si può credere fermamente in Dio ed essere sfiorati dal dubbio, e non pochi Santi sono lì a testimoniarlo; si può genuinamente credere nelle Magnifiche Sorti e Progressive ed essere attivisti comunisti, e pure lasciar germogliare il dubbio fecondo; si può essere antagonisti, pensare che il mondo è cattivo e che i Poteri Forti vogliano il nostro male, e quindi spendere la vita a lottare per una società più giusta, eppure coltivare il dubbio sull’inconsistenza ontologica di quel Male che pure si vuole combattere.

La laicità è il dubbio.

Se alimentate il dubbio in voi siete miei fratelli, anche se cattolici, anche se fascisti, comunisti, antagonisti o quello che vi pare.

Se avete certezze, invece, non mi sento particolarmente amico vostro, anche se superficialmente asserite cose simili a quelle che io stesso affermo.