Scopami, poi ti spiego! Ma cosa comporta la nuova legge spagnola sul consenso?

Scopami, poi ti spiego!, dice un noto meme. Ma ora, almeno in Spagna, con la nuova legge sul consenso non sarà più possibile: bisognerà prendere accordi preventivi chiari, possibilmente scritti, o almeno questa è la narrazione, ironica ma non troppo, che si sta diffondendo sui social. 

Per fare sesso occorrerà registrare il consenso tramite App, tutelarsi con video e audio per tutta la durata del rapporto, i preliminari solo davanti al notaio. E in ogni caso, se una donna cambierà idea, anche successivamente, sul consenso, potrà denunciare per stupro il partner, che non avrà alcun modo di difendersi. Il maschio bianco etero è terrorizzato, si sente sempre più sotto attacco, teme si stia organizzando la definitiva estinzione sua e di conseguenza del genere umano.

Ma è proprio così? Prima di fasciarsi la testa, o altre parti del corpo, andiamo a esaminare la legge spagnola nel dettaglio. 

In realtà parte tutto da un caso reale di cronaca di sei anni fa accaduto a Pamplona, uno stupro di gruppo noto come “la Manada”, in cui cinque ragazzi hanno violentato una ragazza ubriaca riprendendo la scena con gli smartphone e per di più vantandosi della prodezza in chat con gli amici. Un caso per nulla ambiguo, quindi, ma piuttosto estremo, per non dire da far rizzare i capelli. 

Eppure, poiché la ragazza, un po’ per l’ubriachezza un po’ per il terrore, nel video non diceva esplicitamente no ma subiva in silenzio, inizialmente i ragazzi non erano stati condannati, poiché la precedente legge spagnola considerava stupro solo quello in cui c’è violenza o intimidazione evidente. La nuova legge del “ solo sì es sì”,  cioè “solo sì vuol dire sì”, invece afferma che “c’è consenso solo quando è stato liberamente espresso con atti che, date le circostanze del caso, esprimono chiaramente la volontà della persona interessata”.

Da nessuna parte quindi sta scritto che basterà la parola della vittima a condannare l’accusato. Siamo sempre nel contesto di una denuncia, di un processo, dell’analisi di prove e testimonianze atte a far emergere la verità.

Nessuna norma è perfetta, ma ora ci sarà maggior tutela per una categoria di vittime: quelle che per aver assunto droga o alcol non sono in grado di negare il consenso. Non è quindi assurdo né risibile questo disegno di legge. 

Ora molti urlano a gran voce che questa legge è necessaria anche in Italia. In realtà l’Italia, diversamente da quel che era in Spagna, prevede già il concetto di “abuso di inferiorità psichica”, anche temporanea, come può essere quella dovuta a droga o alcol. Se la legge attuale viene correttamente applicata non c’è quindi necessità di modificarla. 

Eppure il dibattito pubblico al riguardo non si ferma: le donne vorrebbero ancora più tutele, fino ad arrivare alla credibilità della vittima a prescindere, gli uomini si sentono spaventati e minacciati già da quelle attuali.

Al di là della guerra tra femministe esaltate e maschilisti esagitati, che ha pure un po’ stancato, la questione del consenso rientra in un tema più ampio e molto attuale: compensare le differenze biologiche tra i generi tramite leggi, obiettivo che da un lato è necessario in quanto tutela della parte più debole, ma che d’altra parte se si eccede rischia di generare nuovi abusi. 

E’ innegabile infatti che una donna, ogni volta che va a letto con un uomo, compia un atto di fiducia. Anche se lo conosce, anche se é sobria, anche in un rapporto inizialmente consensuale, anche nelle situazioni più ordinarie lei sa che lui, se vuole, può farle violenza. Sa anche di non avere la forza fisica per difendersi e che se non lotterà non avrà sul corpo i segni a prova dell’aggressione, mentre se lotterà potrebbe farsi più male ancora. Certo, è raro, non vogliamo mica dire che gli uomini siano tutti stupratori. Si tratta di una netta minoranza, eppure accade, e le donne non possono fare altro che accettare e affrontare questo rischio, a meno di chiudersi in convento. 

Una legge che consideri automaticamente vero quel che dice la potenziale vittima sostituirebbe alla fragilità fisica di lei la fragilità normativa di lui: lei potrebbe decidere di accusarlo per vendetta, per capriccio o semplicemente perché ne ha voglia, e lui, per quanto innocente e in buona fede, non potrebbe farci nulla. 

A quel punto i due sessi sarebbero davvero alla pari, entrambi fragili, entrambi spaventati.

Sarebbe anche una curiosa distopia veder ribaltati sugli uomini tutti i luoghi comuni che le donne hanno dovuto sopportare per secoli: ma come, ci sei andato a letto al primo appuntamento? Ma non lo sai che ti può denunciare? Ti sei esposto a un rischio, è colpa tua! Dovevi aspettare di conoscerla meglio. Impara a sceglierti meglio le partner, non avevi capito che è una pazza psicopatica? Dai, si vede, basta guardarla! Ma per caso sei muscoloso e tatuato? E allora è legittimo pensare che sei un violento! Certo se eri vestito in quel modo, viene proprio voglia di denunciarti! E poi, che atteggiamento hai avuto? Forse troppo remissivo? E allora è chiaro che se ne approfitta! Oppure sei stato troppo sicuro di te? E allora si vede che le ha dato fastidio e te l’ha fatta pagare, che vuoi farci, le donne sono così, dovresti saperlo! E’ colpa tua! Quindi paga il risarcimento, vai a meditare in cella per un po’ e fai tesoro dell’esperienza per la prossima volta. Risarciscimi, poi ti spiego!

Chissà gli uomini come reagirebbero, forse alcuni diventerebbero veri gentiluomini, altri si chiuderebbero nella solitudine, nella virtù e nella virtualità. E le donne? Sarebbero in tante ad abusare del loro potere, o forse si scoprirebbero insoddisfatte di questi uomini ormai così timorosi di fare la prima mossa, se non qualsiasi mossa? O magari a rimetterci sarebbero sempre e comunque i più fragili, sia tra le donne che tra gli uomini. 

Non lo sapremo mai, poiché una legge simile, pur compensando una differenza biologica, andrebbe a violare uno dei pilastri del sistema giudiziario, la presunzione di innocenza, con il rischio che tale violazione si estendesse poi ad altri campi del diritto. La legge può fungere da compensazione, ma non del tutto, non al punto di creare nuovi abusi.

La maggior forza fisica è un vantaggio che comporta pro e contro: se da un lato può essere usata per fare violenza, dall’altro fa sì che spesso tocchino all’uomo i lavori più faticosi, o l’onere di intervenire in situazioni pericolose. 

Per ragioni analoghe, una donna ha il diritto di avere l’ultima parola sull’interruzione o meno di una gravidanza, poiché il suo corpo ha l’onere della gravidanza: è impensabile l’idea, che alcuni a volte avanzano, di introdurre una legge che dia pari peso alla volontà dell’uomo nella decisione.

La nuova legge spagnola ha quindi un senso e non deve far paura a nessuno, ma nel contesto di un processo, non a prescindere. Contiene anche un messaggio educativo per gli uomini, assicuratevi che non state prevaricando la vostra compagna, e per le donne, siate chiare, nel sì come nel no. Aspetto che può essere molto utile, tenuto conto del fatto che fare educazione sessuale a scuola, al di là delle nozioni scientifiche su riproduzione e corpo umano, sembra sempre più difficile. D’altra parte, come mettere insieme un programma che metta d’accordo un genitore cattolico e un genitore queer?

Resta il fatto che continueranno comunque ad esserci numerose situazioni difficili da dirimere, poiché mancheranno gli elementi, le prove, le testimonianze, perché per forza di cose un rapporto sessuale è qualcosa di intimo, misterioso e a volte complesso, fatto soprattutto di comunicazione non verbale, a volte anche di gioco e di ambiguità, e tutto questo farà sempre parte di quella zona grigia dell’esistenza in cui le leggi non possono arrivare, se non a prezzo di una società troppo normativa e oppressiva. Sono le conseguenze del fare parte di una specie complicata e imperfetta, ma proprio per questo affascinante, come quella umana.