Per quanto possa essere sgradevole dirlo, sì: l’intelligenza (o la sua mancanza) influisce sul voto, sulla politica, sulla qualità della democrazia.
Per quanto possa essere sgradevole dirlo, sì: l’intelligenza (o la sua mancanza) influisce sul voto, sulla politica, sulla qualità della democrazia.
Se siete perplessi sullo stato nel quale in Italia versa la forma di governo peggiore di tutte, tranne tutte quelle già provate, forse potreste essere interessati a un ragionamento sul perché le democrazie, senza un’attenta manutenzione strategica, siano intrinsecamente instabili.
Si dice che le democrazie siano buone quanto i loro cittadini (qualunque cosa “buono” significhi). Già. Ma come sono i cittadini? La matematica e la statistica, insieme alla parte quantitativa delle scienze umane, ci vengono in aiuto, con la meravigliosamente stabile distribuzione del QI (quoziente intellettivo) in una popolazione (questa distribuzione vale per qualsiasi gruppo, se è sufficientemente grande, di qualunque razza, colore, credo, e idea politica):