Lo diciamo da anni: è necessario creare una vera e propria cittadinanza digitale, con relativi diritti e doveri.

– Mezzi di comunicazione di massa;
– Social media.
[NOTA: per “Internet” in generale c’è altra categoria]
Lo diciamo da anni: è necessario creare una vera e propria cittadinanza digitale, con relativi diritti e doveri.
I Soloni politicamente corretti se la prendono questa volta con “Grease”, filmetto stupido di cinquant’anni fa. Senza nessuna contestualizzazione storica, ovviamente e dimenticando – i più anziani che all’epoca c’erano – come si pensava e viveva all’epoca.
Flavio Insinna fa una battuta contro la caccia e i cacciatori insorgono e minacciano di boicottare il suo programma. Fanno tenerezza, residui di un’epoca definitivamente tramontata.
L’ultimo sondaggio ci dice che nell’aria c’è voglia di Mario Draghi. Ma è davvero così?
Laura Boldrini litiga con Mattia Feltri. Di per sé potrebbe importarci pochissimo, se il fatto non fosse indicatore di una situazione politica e culturale desolante…
Vanessa Incontrada posa nuda per mostrare che “curvy” è bello. Ma il problema è falso, i giornalisti che ne parlano mentono (e Vanessa Incontrada è una bella donna anche con due chili di troppo).
Volete stare a galla nel mondo dello spettacolo? Volete molti follower? Fate qualcosa di ignobile! Poi avrete tempo per scusarvi…
Il bonus dei “furbetti” è una questione di disinformazione giornalistica, populismo giustizialista, distrazione politica di massa.
Sopraffatti dal coronavirus non pensiamo più ad altro: cosa succede in Libia? Si ricandiderà Trump? Ma, soprattutto: che fine ha fatto Greta Thunberg?
Fra i cattivissimi detrattori di Silvia Romano e i buonissimi suoi santificatori, è in corso un dibattito sterile che impedisce una visione critica della vicenda della cooperante.
Telegram è solo l’ultimo di una lunga serie di capri espiatori individuati dai giornali tradizionali per giustificare la loro difficoltà.
E’ scoppiata la grana di Telegram che avrebbe consentito la diffusione gratuita (e illegale) dei quotidiani. Male chi l’ha fatto, ovviamente, perché ha violato la proprietà intellettuale, ma bisognerà pure che il sistema nazionale dell’editoria dei quotidiani faccia una riflessione idonea al Terzo Millennio. Chi mai si può permettere di pagare l’abbonamento a tre, quattro, cinque testate? Perché ormai è chiaro che possiamo, sì, avere uno o un paio di giornali preferiti, ma una buona lettura, oggi, induce a sfogliare fonti differenti: la cronaca della Stampa, certi editoriali del Corriere, la critica del Manifesto, il blog del Fatto, il fondo del Foglio… Eppure basterebbe poco, copiando sistemi già utilizzati per la musica, o per i libri, da grandi piattaforme Web. Basterebbe consorziarsi e proporre ai lettori un unico abbonamento globale per – poniamo – i dieci principali quotidiani italiani. I proventi (che immagino potrebbero essere assai più alti della somma degli attuali) sarebbero poi divisi, per quote (in base ai click) fra le diverse testate. Un servizio migliore ai lettori, introiti certi per i giornali. Invece niente: ognuno nel suo piccolo ortino a pretendere il proprio abbonamento…
Un tal Mattia Mat con la faccia di Anonymous ha lanciato una petizione su change.org per “Cancellare i programmi di Barbara D’Urso”, in conseguenza alla famosa preghiera con Salvini di qualche giorno fa, brontolando – nel testo della petizione – riguardo alla laicità dello Stato, la propaganda a favore di Salvini etc. Al momento in cui scrivo ha già raccolto 385.000 firme, in continua crescita. Brevemente (la questione non merita neppure un vero post): i) la D’Urso lavora su Mediaset, che è un’azienda privata e fa come le pare, e nessuna petizione può avere alcun effetto; ii) un sacco di gente la guarda, ovviamente (e quindi la D’Urso porta audience ed eventualmente introiti, perché Mediaset dovrebbe cacciarla in risposta alla petizione?) iii) change.org si ingrassa con queste petizioni (cercate su HR, da qualche parte vi abbiamo spiegato come e perché); iv) ma, soprattutto questa cosa continua a rimbalzare sui social e sui quotidiani replicando 100, 1.000, 10.000 volte la porcatina combinata con la preghierina. La regola elementare della comunicazione indica chiaramente (ma ci può arrivare anche chi non ha studiato comunicazione) che più ne parli – sia pur denigrando – e più fai un favore al tuo bersaglio (ne ho parlato QUI), in questo caso una conduttrice televisiva più cinica che scema e un politico in apnea che cerca a qualunque costo un rilancio.
Se i sottoproletari si sono imborghesiti, i borghesi si sono sottoproletarizzati. La cultura che essi producono, essendo di carattere tecnologico e strettamente pragmatico, impedisce al vecchio «uomo» che è ancora in loro di svilupparsi. Da ciò deriva in essi una specie di rattrappimento delle facoltà intellettuali e morali. La responsabilità della televisione*, in tutto questo, è enorme. Non certo in quanto «mezzo tecnico», ma in quanto strumento del potere e potere essa stessa. Essa non è soltanto un luogo attraverso cui passano i messaggi, ma è un centro elaboratore di messaggi. È il luogo dove si fa concreta una mentalità che altrimenti non si saprebbe dove collocare. È attraverso lo spirito della televisione* che si manifesta in concreto lo spirito del nuovo potere. (Pier Paolo Pasolini, Sfida ai dirigenti della televisione, “Il Corriere della Sera”, 14 ott 2015 (originale: 9 dic 1973). * A 'televisione' sostituire, oggi, social media).