Ilya Yashin, in Russia, accetta la galera pur di dire la verità sui crimini di guerra putiniani. Una luce che rischiara le tenebre anche nella grassa, stanca, annoiata Europa indaffarata per il Natale.

– Europa ed Euro;
– Guerre nel mondo;
– Diplomazia;
– Qualunque reportage o discussione su paesi esteri (p.es. La Russia di Putin…).
Ilya Yashin, in Russia, accetta la galera pur di dire la verità sui crimini di guerra putiniani. Una luce che rischiara le tenebre anche nella grassa, stanca, annoiata Europa indaffarata per il Natale.
Navalny rappresenta una chiara voce di denuncia al regime massimalista di Putin. Ma l’Europa fa poco, è divisa e preda di interessi particolaristici che, di fatto, aiutano il dittatore russo.
Il diritto all’aborto non è una questione di parte o di genere, ma un principio universale.
Dietro il “fumo” mediatico dispensato con larghezza dal professor Alessandro Orsini ci sono obiettivi precisi e nessuna sostanza scientifica.
La guerra in Ucraina ci mostra in maniera chiara cosa significhino interconnessione, globalizzazione, interdipendenza.
Il nazionalismo di Putin […] non è un nazionalismo grandioso, ma un piccolo nazionalismo. È il nazionalismo di un piccolo Paese – un nazionalismo che ha una vocetta strana, come quella del nazionalismo serbo che negli anni Novanta sbraitava su avvenimenti del XIV secolo. È, sia chiaro, una voce arrabbiata, ma non ha il tono profondo e tonitruante dei comunisti. È la voce del rancore nei confronti dei vincitori della Guerra fredda. È la voce di un uomo la cui dignità è stata offesa. Le aggressive invasioni di campo di una Nato trionfante lo fanno infuriare. E cova la sua rabbia. Ma anche il suo rancore manca di grandeur. E manca, in ogni caso, della capacità di dare spiegazioni. Gli zar potevano spiegare perché la Russia aveva suscitato l’inimicizia dei rivoluzionari liberali e repubblicani: ciò era avvenuto perché la Russia difendeva la vera fede, mentre i liberali e i repubblicani erano i nemici di Dio. Allo stesso modo, anche i leader comunisti potevano spiegare perché l’Unione Sovietica si era fatta a sua volta dei nemici: ciò era avvenuto perché i nemici del comunismo sovietico erano i difensori della classe capitalista e il comunismo costituiva il disfacimento del capitalismo. Putin, invece, parla di “russofobia”, e questo implica un odio irrazionale, qualcosa che non si può spiegare. E, nel suo rancore, non punta neppure a qualche virtuoso obiettivo supremo. (Paul Berman, La catastrofe intellettuale di Vladimir Putin, “Linkiesta”, 18 marzo 2022)
La guerra in Ucraina ci mette ansia. Il bombardamento dell’ospedale pediatrico di Mariupol ci fa orrore. Ma oltre alle guerre con i proiettili, viviamo da anni molteplici guerre combattute con altri mezzi, ma altrettanto letali.
Certo che vogliamo la pace! Ma intanto ora, proprio adesso, cosa proponiamo di fare per il popolo ucraino, chiacchiere a parte?
Putin è pazzo? Forse non in senso clinico, ma la sua accentuata paranoia e il suo delirio di potenza rendono ancora più inquietanti le sue azioni. E l’Occidente deve reagire.
Essere liberi e indipendenti ha un costo, che noi europei da tempo siamo riluttanti a pagare. Ora è il momento di aprire il portafogli.
Almeno, almeno, cerchiamo di mantenere viva la memoria, specie quella delle responsabilità di chi fu colluso, di chi lo è tuttora…
La guerra in Ucraina avrà un solo vincitore: Putin. E miliardi di sconfitti: tutta l’umanità. Ancora una volta.
Non esiste una sola ragione vera, solida, dirimente, per una guerra in Ucraina. Allora, perché Putin si è infilato in questo ginepraio?
Putin invaderà l’Ucraina? E la Nato reagirà? Si sta giocando una complessa e pericolosa partita, dove molti minacciano la guerra ma forse pochi la vogliono veramente.