Un anno fa ci ha lasciati Stefano Sappino, che aveva contribuito alla creazione di questo blog e scritto diversi contributi con lo pseudonimo di Signor Spok. Era un amico intelligente e tenace, competente, critico. Abbiamo deciso di ricordarlo e onorarlo riproponendo quattro dei suoi contributi e concludendo poi con l’intervista al coautore di un volume scritto da Sappino, uscito postumo.
Se siete perplessi sullo stato nel quale in Italia versa la forma di governo peggiore di tutte, tranne tutte quelle già provate, forse potreste essere interessati a un ragionamento sul perché le democrazie, senza un’attenta manutenzione strategica, siano intrinsecamente instabili.
Si dice che le democrazie siano buone quanto i loro cittadini (qualunque cosa “buono” significhi). Già. Ma come sono i cittadini? La matematica e la statistica, insieme alla parte quantitativa delle scienze umane, ci vengono in aiuto, con la meravigliosamente stabile distribuzione del QI (quoziente intellettivo) in una popolazione (questa distribuzione vale per qualsiasi gruppo, se è sufficientemente grande, di qualunque razza, colore, credo, e idea politica):
Niente paura, anche se c’è una cosa minacciosa come il quoziente d’intelligenza: il particolare tipo d’intelligenza misurato (l’altezza della curva ci fa vedere il numero delle persone che hanno quel valore del QI) è essenzialmente logica. Se v’interessa saperne di più, il sito del Mensa Italia, www.mensa.it, associazione per la quale questo grafico è letteralmente questione di vita o di morte, vi può dare tutti i dettagli. Sappiate comunque che si tratta di una cosa solida, detto all’inglese: in altre parole, largamente provata scientificamente.
Ora, chiariamoci su una cosa importante. Poiché, specie in Italia, le persone tendono a diventare nervose a pensare di essere misurate, diciamoci subito che io, voi che leggete, il bot che indicizzerà questo testo e l’archeologo digitale che forse si domanderà cosa diavolo voglia significare, ebbene tutti noi abbiamo un confortevole QI di circa 130. Non siamo quindi i genialoidi asociali che mettono a disagio la gente con discorsi incomprensibili ma neppure bolsi pantofolai con interessi improponibili. Insomma siamo tutti sul 130.
Brillanti, smart, simpatici, ammirati, disinvolti, insomma. Così spero di aver risolto la faccenda. Cosa c’entra la democrazia, vi starete domandando, visto che, diavolo, siamo smart e non ci piace perdere tempo. Bene. Per quanto detto prima, anche l’aspirante Leader Democratico è sui 130 insieme a noi, ma invece di perdere tempo a leggere articoli sul web, lui ha uno scopo. Vuole essere votato. Conosce questo grafico e si fa, incessantemente, la stessa domanda: come posso convincere costoro a votare per me? (delle preferenze di chi non voterà, non importa nulla a nessuno: conta solo chi vota).
Poiché è brillante come noi, ha notato subito che c’è gente sulla quale non perdere un minuto di tempo: sono quelli più intelligenti di lui. Perché? Ma è ovvio: sono difficili da convincere, hanno mille domande, mille obiezioni, si credono migliori di lui, e potrebbero persino davvero essere migliori come amministratori della cosa pubblica! Fortunatamente non costituiscono un pericolo. Essendo pieni d’interessi, dubbi da chiarire e punti di vista, sono molto frammentati nelle convinzioni e nelle soluzioni. Infine, diciamocelo, sono così pochi che chi se ne frega, non vincerà certo con quelli. Via dalla mappa dei votanti interessanti:
C’è un’altra categoria di persone che tutti noi conosciamo bene: quelli che pensano e votano sempre lo stesso, qualunque cosa accada. Perché? Per i motivi più vari: perché il nonno ha combattuto nei repubblichini, o era partigiano, perché glielo ha detto la Madonna, perché i rossi sono sempre rossi, perché quelli sono amici dei banchieri e perché il complotto plutogiudaicomassonicoc’è sempre ma non si vede, ma a me non mi fanno fesso. Insomma credono a una stupidaggine qualsiasi, ma è per sempre. Per fortuna, sono equamente distribuiti sulla curva del QI, perché i casi della vita sono moltissimi, e colpiscono, essendo numerosi, casualmente. Per questo motivo sono anche ininfluenti ai fini del voto, annullandosi vicendevolmente, e il Leader può cancellarli dalla sua attenzione:
Ora, ricordiamoci che la politica è un’attività economica: per convincere questi stimati concittadini, il Leader deve spendere i soldi suoi e degli amichetti che lo sostengono, quindi deve fare investimenti mirati per la sua prop… ehm, Informazione (quelli veramente abili non spendono, ma si fanno pagare dai sostenitori). E che abbiano un ROI, un Ritorno dell’Investimento, che in questo caso significa voti!
Ora, non avete notato quale enorme massa occhieggia sorridente al futuro Leader nell’area rimasta? Com’è fatta? Per la grandissima brave persone, che però si possono convincere senza troppa fatica e con poche mosse ben mirate. Niente ragionamenti complessi, potrebbero non seguirli, né uso della logica o resoconti prolungati nello spazio e nel tempo (se si perdono, rischiamo che si sentano in imbarazzo e non lo votino). Quindi cose semplici, di fantasia, ma che possano essere capite al volo!
Un momento, un momento. Un Leader in queste cose (davvero importanti per lui) non è mai precipitoso. Se racconta balle troppo evidenti, che so, che basti stampare moneta per rendere ricchi tutti, o che lo Stato possa funzionare senza tasse, si perde un po’ di persone che hanno buonsenso o hanno studiato o, peggio, entrambe le cose: sanno che 0+0 è sempre uguale a zero e che c’è stato un solo caso (forse) di creazione dal nulla (il Big Bang) e si sta ancora cercando il responsabile. Quindi li elimina dall’attenzione: non vuole sprecare soldi, e tempo, e soprattutto non vuole rispondere a domande scomode. La definizione dell’area è qui è un filo più complessa: diciamo che tra istruzione e QI potrebbe venire fuori un andamento del genere in figura. La forma riflette il fatto che un QI elevato offre maggiori opportunità di scoprire gli inganni a parità di cultura. E’ gente difficile da trattare!
Quelli che rimangono sono i (meravigliosi) elettori del Leader! Gente salda, con pochi fronzoli, che sa che il mondo è fatto da persone come loro (ovvio, altrimenti non sarebbero il target per fare la sua maggioranza), e che diffida profondamente di tutto ciò che non capisce. Il Leader ha già vinto. Fa decollare gli aerei, stampare i giornali, rimbalzare i tweet e i post, tutti con messaggi emotivi, non argomentati, molto spesso falsi ma soprattutto semplici. Soprattutto sulla “rete” dove le menzogne sono facili da somministrare, e quasi nessuno controlla quello che legge. Lo fa per loro, i suoi elettori, perché sa come sono fatti e non vuole vederli in difficoltà, e votare per qualcun altro.
Beh, lo fa anche per lui: se racconta cose molto semplificate e magari non proprio vere (eufemismo per balle colossali) a qualcuno dei suoi avversari verrà in mente di commettere l’errore fatale di spiegare perché il mondo non è così semplice come dice il Leader: effetto immediato, allontanare dal rivale il suo target (bene), far parlare di quello che dice il Leader e non di altro (ottimo) e aprire discussioni in tutti gli altri cittadini fuori target, che si divideranno all’infinito come batteri sulla lastra di Petri (ottimo).
Già, perché il Leader ha degli avversari, nella ricerca del potere. Sono anche loro smart come tutti noi, ma possono avere delle debolezze: che so, potrebbero avere degli sciocchi principi come il non voler ingannare troppo gli elettori, o non capire bene come sono fatte le persone, e pensare quindi che possano essere spiegate razionalmente le motivazioni di qualche scelta impopolare a prima vista non del tutto comprensibile. Queste sono scelte suicide. Scompariranno rapidamente, e anche coloro che verranno dopo, ora che il Leader ha solidamente occupato la posizione strategica dell’elettorato più costante e facilmente convincibile, non avranno altra scelta di adottare tattiche similmente perdenti.
Ci sono tuttavia un paio di rischi cui un vero Leader sa di dover prestare attenzione.
Il primo è la scelta degli eletti nelle liste del Leader (una dittatura a vita sarebbe meno complicata, ma poco presentabile alle altre democrazie, almeno finché rimangono tali: quindi è costretto a un minimo di compromessi, tipo avere suoi deputati e senatori, etc., etc.). Date le caratteristiche accuratamente selezionate del suo target ideale, l’ultima cosa che vuole è una pletora di compagni di partito che si mettano a discutere su problemi astrusi esprimendo posizioni variegate e complesse. Questo si risolve facilmente evitando il rischio che gente così possa entrare nelle liste: una bella legge alla prima occasione consentirà al Leader, brillante, carismatico e con il consenso popolare, di decidere in prima persona chi far eleggere. Del resto, lo fa sempre per i suoi elettori, cui non vuole porre imbarazzanti problemi di scelta. Una posizione ancora più conveniente è quella di tentare di obbligare i nostri rappresentati a dimettersi se fanno qualcosa con il quale il Leader non è d’accoro.
Il secondo è più sottile. Qualcuno potrebbe fare la stessa analisi del Leader, non cadere nell’errore di cercare di controbattere i suoi messaggi elettorali e mirare al suo stesso target, con messaggi ancora più estremi e ancora meno complessi (che so, parolacce e insulti al posto delle emozioni positive, o pseudo programmi presi di peso dal Paese dei Balocchi, invece di slogan vuoti ma con un riferimento vago alla realtà). Questo, oltre a essere concorrenza scorretta, è un guaio. Perché l’elettorato del Leader, da lui coccolato nella bambagia, potrebbe non avere più strumenti a disposizione per distinguere le sue panz… i suoi messaggi dai loro: C’è il rischio persino che, assuefatto a uno stile di comunicazione puramente demagogico (ma non dite in giro che ho usato questa parola, sarò stato frainteso), trovino persino più interessanti gli “altri” di lui.
Il gioco funziona bene per parecchio, anche se a ogni giro elettorale è possibile che la dura realtà di una politica fatta di… mitigazioni della realtà, deprimendo le condizioni di vita e lo stato del paese a causa dall’ossessiva iper semplificazione (buon sinonimo di menzogna) e dell’attuazione di provvedimenti presi solo allo scopo di mantenere compatto il suo target, gli alieni le simpatie di una piccola parte dei suoi elettori.

Vediamo ora quali sono le minacce più serie che possono interferire con questo luminoso cammino e che potrebbero rendere la Democrazia stabile (cosa che un Leader non vuole assolutamente: una Democrazia stabile non si preoccupa di nemici immaginari e di problemi fasulli, e richiede ai responsabili politici di operare bene, operando una selezione tra capaci ed incapaci. E questo, i Leader, così smart e brillanti, non se lo possono permettere: gli toccherebbe lavorare e, intollerabile, essere oggetto di valutazione (i Leader sono intangibili, come i santi).
Abbiamo visto come un Leader politico di pochi scrupoli (alla coreana, Caro Leader, ma va bene anche Guru, o Profeta fate voi) trovi ottimale sfruttare le caratteristiche degli elettori in modo essenzialmente negativo, spingendo noi, i cittadini, in una spirale verso il basso. Riassumiamo perché:
- a un Leader interessa essere maggioritario o decisivo;
- esistono vincoli, economici e di tempo, sulla quantità e qualità d’interventi di comunicazione e propaganda che si può permettere;
- i vincoli suddetti lo portano ad escludere dai suoi obiettivi di propaganda, per ragioni diverse, alcune categorie di elettori (gli intelligentoni attaccabrighe, gli inamovibili credenti, i pericolosi intellettuali) e a concentrarsi sul Target Ideale, composto di persone particolarmente vulnerabili alla campagna emozionale e scarsamente sensibile alle assurdità che distorcono logica, aritmetica, buonsenso. Sono persone che, in generale, rifuggono dalla complessità;
- se gli elettori decretano il successo di questo approccio si ha, nel tempo, un peggioramento generale sia delle condizioni economiche della popolazione, dovuto al perseguimento di una politica costituita da atti a base demagogica necessari a mantenersi il target ideale, sia del sistema sociale ed istituzionale, a causa dell’”effetto scia” innescato dal bombardamento populista, che alimenta nuovi ed estremi populismi da una parte ed esclude al contempo progressivamente le componenti più lungimiranti della società dal processo decisionale.
La democrazia diviene quindi, nel tempo, sempre più debole economicamente e socialmente (il peggiorare delle condizioni porta, storicamente, ad un incremento delle tensioni e dell’attenzione alle soluzioni “radicali”: sorgere di movimenti esplicitamente antidemocratici, colpi di stato, interruzione dei diritti dei cittadini, specie degli “avversari”, guerre economiche o reali volte a tagliare il nodo gordiano ci si dibatte e al contempo indicare sempre nuovi nemici esterni). Qualche ricerca recente suggerisce che persino il QI può abbassarsi sotto stress, specie di tipo economico, alterando in peggio il corso degli eventi.
La domanda ovvia è: che fare? Premetto che non esiste, per quel che posso vedere, una risposta miracolosa: per quelle siete pregati di rivolgervi ai documenti di propaganda dei Cari Leader di cui sopra.
I futuri ovvi e confortanti:
Incrementare la sottile linea rossa del buon senso.

Ricordiamo che è fatta di Cittadini (la maiuscola è voluta, diciamo alla Heinlein, gente che si rende conto che il proprio benessere sul medio termine dipende anche dal benessere degli altri e dal come, collettivamente, costruiamo responsabilmente il futuro), le cui caratteristiche sono buonsenso allargato e cultura. Sono quindi poco permeabili alla propaganda demagogica, e tendenzialmente aggregabili, al di fuori delle etichette politiche, in una posizione progressista, tendendo al progresso materiale e civile della propria società (progressista non significa “di sinistra”). Come si potrebbe allargare questa fascia di Cittadini? Certamente con una serissima educazione scolastica. Un’istruzione seria ha due effetti benefici: da un lato offre gli strumenti per accorgersi in breve tempo (questo è importante) che si è oggetto di un tentativo di manipolazione basato su informazioni false, emozionali o assurde; dall’altro rende evidente, anzi scontato, che è impossibile ottenere risultati importanti e soddisfacenti senza fatica e nel brevissimo termine. Non credo di dover ricordare la fine degli allegri e creduloni studenti del paese dei balocchi. Purtroppo è difficile invertire in questo settore una tendenza verso il basso, una volta che si è consolidato un Leader populista: i suoi atti di governo saranno sempre contrari alla produzione culturale di persone di questo tipo.
La mia natura vulcaniana mi fa aggiungere che, all’inizio, la cultura scientifica vada diffusa molto più rapidamente di quella umanistica e sociale. Specie nel Paese nel quale mi trovo a soggiornare, con diletto e permanente stupore. Il motivo? Il metodo scientifico ben applicato ha orrore delle frasi ad effetto, della retorica, delle emozioni. Non ammette imbrogli, e non li perdona. Non è necessario dire altro.
Unificare “pericolosi intellettuali” e “intelligentoni attaccabrighe”.
questo obiettivo sfida alcuni dei presupposti che ho esposto nella prima parte, ed è quindi improbabile che ciò avvenga, ci sono tuttavia situazioni che possono provocare questo effetto: quando l’azione combinata delle forze demagogiche pone in serio dubbio la possibilità stessa di vivere come tali nel proprio paese. E non ci siamo molto lontani. La fuga dei cervelli (soprattutto giovani) è una realtà, il disgusto, non urlato e ampiamente condiviso e diffuso per l’arbitrio e l’incompetenza eletti a regola, non solo nella politica, ma ovunque, è presente. L’influenza combinata di queste categorie sul Target Ideale potrebbe essere decisiva, se coerente, e può rivaleggiare con la potenza di fuoco della propaganda demagogica. La scelta logica da fare è: armiamoci e partiamo (e parliamo! Ogni nostro silenzio pro bono pacis è un passo indietro verso il medio evo per tutti), perché è una guerra, ed è contro di noi (ricordate? Siamo tutti 130…).
I futuri improbabili e a sorpresa:
Il leader positivo trascinatore

Fa parte di quelli che vengono definiti “cigni neri”, eventi eccezionali, non gestibili statisticamente, ma che possono avvenire. Una persona superiore, moralmente, intellettualmente e come comunicatore. Lui fa quello che è meglio per il massimo numero di persone, per quanto possibile, nel medio termine. Attenzione, non è un idealista. Gli idealisti vengono massacrati senza fatica dai Cari Leader. E’ uno spregiudicato assai, con parecchio pelo sullo stomaco, ma che tra le tante debolezze umane esistenti ha (anche) quella di voler essere ricordato come “un grande nel bene” perché essere “un grande nel male” è davvero troppo facile. Qual è il suo effetto? Coagula grande parte delle aree di solito immiscibili, perché ha molti aspetti che suscitano identificazione, e spacca inesorabilmente il Target Ideale, come farebbe un altro leader demagogico concorrente, ma lo porta verso un atteggiamento positivo, grazie alle sue doti affabulatorie. Se dura abbastanza, può persino attivare un effetto d’incremento dell’area rossa tramite spinta costante e positiva sulla cultura.
La Grande Paura:

Torniamo al target ideale, curato amorevolmente dai leader demagogici. Ha un livello di sopportazione delle balle altissimo, ma ci sono circostanze nelle quali la realtà viene a bussare alla sua porta, spesso buttandola giù con un calcio. Se le persone appartenenti al Target Ideale cominciano a vedere se stessi e i propri simili a rischio per la strada, se la dose di propaganda non riesce più a distrarli dalle condizioni di vita in peggioramento, se un evento esterno (guerra, scarsità di risorse, crisi economica), non è più tamponabile con le risorse impoverite del paese: in questi casi il target ideale si strappa improvvisamente il velo dagli occhi e si rende conto che è state menato, a lungo, per il naso. E qui entra in gioco la meccanica quantistica delle masse o, se preferite, l’impossibilità di prevedere l’evoluzione puntuale dei sistemi caotici (entrambe sono analogie scorrette, ma vanno tanto di moda). Nessuno può prevedere cosa succederà al TI disilluso: come il gatto di Schrödinger, o salterà fuori vivo e vegeto, e si metterà a cacciare topi demagogici insieme con la parte sana della Nazione (dando vita ad una catarsi positiva: elezioni, nuovo corpus legislativo, boom della meritocrazia per ricostruire, imporsi di una morale sociale rinnovata etc.), oppure sarà marcio, e la avvelenerà disastrosamente, con la caccia al finto colpevole (i primi due milioni che capitano, stile Cambogia) e un po’ di sano medioevo per il ventennio successivo. La storia è piena di esempi dei due tipi, ma ognuno ha i suoi preferiti in mente e quindi non ne facciamo. Quello che vi posso dire è che, se qualcuno ci porterà a dover aprire la scatola, spero di osservare da Vulcan gli effetti, al sicuro, con scientifico interesse.
Non vi è molto altro da aggiungere: come vi renderete facilmente conto, io credo nella via dell’incremento dell’area rossa, come testimonia l’esistenza stessa di quest’articolo, e nell’unione della parte razionale dei Cittadini. Il che mi classificherebbe come idealista, certamente, e forse anche come romantico, non fosse che sono Vulcaniano; tuttavia, qualcosa occorre fare, e spero che saremo in tanti.
Quasi dimenticavo. La prossima volta che ascoltiamo o leggiamo una dichiarazione di un “leader” politico, non domandiamoci cosa diavolo stia dicendo di concreto e dove tenta di collocarci sulla mappa degli elettori. Non deludiamolo facendoci domande complesse, diveniamo per lui docile Target Ideale.
Buone elezioni, e lasciate la matita al seggio: è dello Stato, quindi nostra.