La qualità delle nomine dei Presidenti di Camera e Senato non è casuale ma riflette quella dei nostri partiti di destra.

La qualità delle nomine dei Presidenti di Camera e Senato non è casuale ma riflette quella dei nostri partiti di destra.
Calenda, sempre caratterialmente sopra le righe, ha detto più volte, in campagna elettorale, che la destra avrebbe sì vinto, ma non sarebbe durata sei mesi, lacerata da contraddizioni interne inconciliabili. In diversi post qui su Hic Rhodus io ho più volte affermato una cosa simile, immaginando un paio d’anni di faticoso governo, con una Meloni sempre più logorata dalla burbanza e dagli appetiti degli alleati, nonché travolta dalla montagna di problemi nell’incapacità tecnica e politica di risolverli. Bene; dopo il voto per l’elezione del Presidente del Senato sono arrivato alla conclusione che io avevo torto e Calenda ragione: durano sei mesi.
Il Tribunale internazionale sul diritto del mare di Amburgo sta lavorando sulla vicenda marò (solo per decidere in merito alla giurisdizione, si intenda bene, non certo per capire come siano andate le cose) e si riaccendono i riflettori sul caso, mai veramente spenti del tutto, che vedono due principali schieramenti in Italia: i nazionalisti innocentisti che al grido “Riportiamo a casa i nostri marò!” erano disponibili anche a improbabili atti di forza militare (giuro, l’ho letto); solitamente collocati a destra vedono in campioni quali La Russa (uno dei principali responsabili della vicenda, come vedremo) un loro paladino. Sull’altro fronte, diciamo di sinistra, oltre a un mare di sospetto e indifferenza come usuale da quella parte (mai stata a suo agio su temi di ordine pubblico, esercito etc.), una pattuglia di poco illuminati giustizialisti che ha già giudicato e condannato Girone e Latorre.