Il “caso” Vannacci è l’ultima (ma non sarà l’ultima!) stupidata pre-politica che ammorba la nostra voglia di un dibattito serio.
Il “caso” Vannacci è l’ultima (ma non sarà l’ultima!) stupidata pre-politica che ammorba la nostra voglia di un dibattito serio.
Il Ponte sullo Stretto di Messina è una boiata pazzesca. Ma non è con la demagogia che possiamo impedirne la realizzazione.
Terzo Polo morto fra le risate. Impegnarsi, quindi, entro uno dei due poli, di destra o di sinistra? Anche no, grazie.
Abolito (quasi) il reddito di cittadinanza, il governo di destra, in continuità con tutti quelli dell’ultimo trentennio, mostra di non volere affrontare i problemi del lavoro e della previdenza.
Dopo la clamorosa definitiva sentenza di assoluzione di Kevin Spacey, uno dei migliori attori americani distrutto nella sua carriera e nella sua vita privata da accuse di molestia dimostratesi infondate, qualcuno incomincia ad accorgersi che la pratica di sbattere il mostro in prima pagina (vecchia di decine di anni), divenuta ora “lincia il mostro sui social media”, non solo è illiberale e antidemocratica, ma danneggia la causa delle vittime di abusi. Prima di tutto le donne che – qualche femminista inizia a capire – vedono il movimento MeToo fagocitato e tritato dalla macchina comunicativa perversa e afflittiva. Fra le diverse che sembrano essersi svegliate anche in Italia (Melandri sul Dubbio, Farinelli su la Repubblica) cito Angela Azzaro sull’HuffPost che scrive: “Il movimento femminista in Italia non è morto, tutt’altro. Ma bisogna riconoscere che la strada dei processi sommari, la logica del “mostro” da sbattere in prima pagina e linciare sulla piazza virtuale sono sbagliate e non ci aiutano.” Un po’ tardi per Spacey e i tanti denunciati – anche in Italia – con leggerezza massimalista, ma meglio tardi che mai.
Israele come ultimo esempio, in ordine di tempo, della crisi democratica del mondo. Che è la vera e inquietante emergenza del nostro tempo.
Le fiabe africane, mi sono documentato, non contengono nessun protagonista bianco, o cinese, lappone, indio, maori. Potete controllare da voi. Non hanno disabili né omosessuali, neppure uno. Neppure uno! Gli africani sono razzisti, omofobi, diversofobi. Mica come noi occidentali che abbiamo imparato ad essere attenti alle diversità di genere, di etnia, di orientamento sessuale eccetera, come dimostra in maniera cristallina la nuova Biancaneve Disney! In attesa dell’asteroide, che privi l’Universo della nostra specie di imbecilli, anche per oggi vi saluto, saluta, salut*, salutə.
Una nuova iniziativa culturale alla quale siete tutti invitati.
Anche se la complessità sociale ci schiaccia, non possiamo sottrarci alla responsabilità di affrontarla.
L’ultima uscita di Elly Schlein è talmente stupida, che proprio non sono riuscito a trattenermi…
Continua ad andare tutto a rotoli. Continuiamo a sopravvivere…
Il Svezia un fanatico brucia il Corano e inasprisce i rapporti fra Svezia e Turchia. Ma nel paese scandinavo quel gesto non è un reato. Ragioniamo sul paradosso della democrazia, già denunciato 80 anni fa da Popper ma diventato, se possibile, ancora più incisivo e pericoloso.
Leggo commenti usciti dal senno di esponenti PD, ma anche di Sinistra Italiana, secondo i quali ma sì, basta coll’inseguire il M5S che è solo una zavorra e non porta voti. Per carità, si fa politica, servono i voti per acquisire seggi, e seggi per avere una maggioranza e quindi governare, lo capisco. Ma mi piacerebbe leggere commenti tipo “Il M5S è un movimento populista, e quindi in sé proto-fascista, e noi non abbiamo nulla di che spartire”; oppure: “Conte ha lavato le mutande a Salvini, poi al PD, poi a Draghi finché non l’ha fatto cadere per eccesso di idiozia, noi con tali figuri non abbiamo nulla da spartire”; o anche: “Noi abbiamo una nostra identità [specificare quale], una nostra visione [precisare] e sappiamo sviluppare una strategia capace di attrarre i ceti [indicarne almeno uno]”. Cose così. Se no si rinuncia a Conte perché non porta voti e ci si butta nelle braccia del primo che capita sperando nello 0,1% in più. Se la politica è diventata questa, molto meglio una serie Netflix.
Allora, poche e chiare cose: 1) Il mondo non funziona per l’evoluzione del pensiero delle masse (pensiero marxista novecentesco) ma per la caotica contrapposizione di singole personalità, arrivate ad occupare posti di prestigio e potere in maniera sostanzialmente casuale; 2) ciò che fanno o non fanno codeste persone determina il futuro di nazioni, per generazioni; nello specifico: la Russia è fottuta, qualunque cosa succeda nei prossimi giorni, o mesi, e i russi con lei; 3) I pochi – pochissimi – che hanno una strategia, un pensiero geopolitico, faticano a districarsi nel caos contemporaneo (vedi la Cina, che sul vassallaggio russo aveva scommesso; invece, comunque vadano le cose, per la Cina sarà un problema); 4) Il rapsodico procedere della Storia non consente mai di mettere un punto e andare a capo; Prigozhin è finito? Non è da credere. Putin è allo stremo? Non mi fiderei troppo. L’Ucraina trarrà vantaggio dalla situazione? Mah… La cosa a mio avviso da comprendere è questa: tutto va complicandosi, tutto procede involvendo, producendo effetti inattesi, conseguenze impreviste. Siamo all’inizio dell’implosione di una nazione di primo piano negli assetti mondiali del Novecento, e le conseguenze saranno tremende. L’Asia sta diventando il cortile di una Cina dalla quale dipendiamo (stupidamente) troppo, e che ha chiare mire anti-occidentali. Gli Stati Uniti hanno perso credibilità prestigio e reale potere (nel bene e nel male). Resta un Europa che non esiste, un Europa di cultura, valori e identità, ostaggio di leaderini locali (Orban, Meloni…) dallo sguardo miope, specchi di elettori ignoranti e impauriti. Comunque vada, sarà dura.
Una riflessione un filino pessimista sulla constatazione che le cose vanno male, e che è impossibile raddrizzarle.