Di fronte al male del mondo la risposta più intelligente è razionalistica, e non etica.

Di fronte al male del mondo la risposta più intelligente è razionalistica, e non etica.
Dobbiamo fare i conti con l’enorme diffusa sofferenza psicologica e sociale. È necessario non per dovere morale, ma per intraprendere qualunque azione politica.
La fantasía abandonada de la razón produce monstruos imposibles: unida con ella es madre de las artes y origen de las maravillas (Francisco Goya)
Qualche anno fa Antonio Albanese creò il terrificante personaggio del Ministro della Paura. Con l’occhio acuto degli autori del suo calibro Albanese ha individuato un elemento profondo, oscuro, potente (perché irrazionale e ingovernabile, sostanzialmente animale) della creazione del consenso, della gestione del potere: la paura. Evito qualunque spiegazione tecnica e fornisco solo una definizione preliminare che ci servirà come strumento di lavoro (e che sintetizzo da quelle che potete trovare anche voi navigando sulla Rete).
Stato emotivo consistente in un senso di insicurezza, di smarrimento e di ansia di fronte a un pericolo reale o immaginario o dinanzi a cosa o a fatto che sia o si creda dannoso (Treccani.it).
Vi segnalo due parole fondamentali: ‘immaginario’ (il pericolo) e ‘credere’ (che sia dannoso). La paura può essere reale o immaginaria; presunta; prefigurata e ingigantita nella mente; alimentata da fattori oscuri, la notte, l’abbandono, i rimpianti… La paura di ciò che non si conosce, non si padroneggia, non si governa ma ci aspetta al varco alla fine del viaggio, del colloquio, del mese… della vita.