Crisi dei partiti, mancanza di visione, prepotenze crescenti da paesi massimalisti… Cos’è rimasto del concetto di “democrazia”?

Crisi dei partiti, mancanza di visione, prepotenze crescenti da paesi massimalisti… Cos’è rimasto del concetto di “democrazia”?
Domanda del Foglio: Quello che ha maggiormente sconcertato è il contraddirsi dei poteri pubblici [durante la crisi del coronavirus]. Risposta di Sabino Cassese: Questo dipende da un errore iniziale, di fondo, sul quale non è stato fornito alcun chiarimento. L’articolo 117.2, q) della Costituzione riserva allo Stato la profilassi internazionale. Non doveva, quindi, provvedere unitariamente lo Stato, agendo in sede nazionale, dando prova di unione, invece che di disunione, a nome della Repubblica, non lasciando fare alla confederazione delle regioni? Poi, l’articolo 6 a della legge 388 del 1978, che ha istituito il Servizio sanitario nazionale dispone che “sono di competenza dello Stato gli interventi contro le epidemie” e l’art. 32 che “il ministro della Salute può emettere ordinanze di carattere contingibile e urgente in materia di igiene e di sanità pubblica con efficacia estesa all’intero territorio nazionale o a parte di esso comprendente più regioni”. In più sono sempre in vigore gli articoli da 253 in poi del testo unico delle leggi sanitarie, del 1934, nonché il vecchio regolamento sanitario. Non aver tenuto conto di questa normativa, specialmente di quella costituzionale, ha provocato l’attuale stato di disunione: la Costituzione dispone che l’Italia è “una e indivisibile”, prima di riconoscere e promuovere le autonomie (articolo 5). Un osservatore straniero che venisse oggi in Italia potrebbe affermare con sicurezza che siamo una nazione?
La Cassazione ha detto che il referendum si può fare; il governo ha 60 giorni per fissare una data e molti pensano che sarà per Novembre. Complice l’Estate, complici altri argomenti di maggiore interesse (ce la farà la Raggi a Roma? La Pellegrini vincerà l’oro?…) il dibattito si è improvvisamente svuotato dei toni infuocati delle prime settimane dopo l’approvazione della legge;
Che la colpa originaria sia di Renzi che ha trasformato il prossimo quesito referendario in un plebiscito pro o contro di lui, o che sia dei suoi avversari che hanno condotto le cose in modo da finire necessariamente in tale plebiscito, qualunque sia la verità (probabilmente un mix delle due cose) un fatto è per me certo: o riusciamo a votare al referendum di Ottobre a prescindere da Renzi o avremo perso un’occasione storica.