Stiamo coi palestinesi o con gli israeliani? O in un limbo intermedio, con nessuno ma ideologicamente al riparo da critiche? Comunque si decida si sbaglierà, ma non si può stare a guardare.
Stiamo coi palestinesi o con gli israeliani? O in un limbo intermedio, con nessuno ma ideologicamente al riparo da critiche? Comunque si decida si sbaglierà, ma non si può stare a guardare.
Dopo la clamorosa definitiva sentenza di assoluzione di Kevin Spacey, uno dei migliori attori americani distrutto nella sua carriera e nella sua vita privata da accuse di molestia dimostratesi infondate, qualcuno incomincia ad accorgersi che la pratica di sbattere il mostro in prima pagina (vecchia di decine di anni), divenuta ora “lincia il mostro sui social media”, non solo è illiberale e antidemocratica, ma danneggia la causa delle vittime di abusi. Prima di tutto le donne che – qualche femminista inizia a capire – vedono il movimento MeToo fagocitato e tritato dalla macchina comunicativa perversa e afflittiva. Fra le diverse che sembrano essersi svegliate anche in Italia (Melandri sul Dubbio, Farinelli su la Repubblica) cito Angela Azzaro sull’HuffPost che scrive: “Il movimento femminista in Italia non è morto, tutt’altro. Ma bisogna riconoscere che la strada dei processi sommari, la logica del “mostro” da sbattere in prima pagina e linciare sulla piazza virtuale sono sbagliate e non ci aiutano.” Un po’ tardi per Spacey e i tanti denunciati – anche in Italia – con leggerezza massimalista, ma meglio tardi che mai.
Kevin Spacey, licenziato in tronco dal set di House of Cards, bandito da Hollywood per presunte molestie sessuali… È innocente! Adesso, chi paga i danni?
Da Kevin Spacey molestatore a Kevin Spacey “mostro da prima pagina”. Qualcosa non va…
C’è stata un’epidemia di molestie sessuali e non ce ne siamo accorti? O c’è un abuso di “politicamente corretto” di tipo paranoico? Ragioniamo ancora su maschi e femmine.