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Il mondo diventa piccolo

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Prima c’erano i blocchi, i residui del colonialismo e un mondo con dei confini precisi ma ampi. Non si poteva andare per turismo oltre la cortina di ferro, ma per il resto c’era ampio spazio per viaggiare; oltre all’Occidente e ad alleati sparsi per il globo (come il Giappone, il Sud Africa…) c’era un discreto gruppo di spietati dittatori che strizzava compiacente l’occhio agli occidentali: in Nord Africa, Medio Oriente e alcune zone dell’Asia. In Africa ci si andava se ricchi e avventurosi, per fare emozionanti safari sulle orme di Hemingway,

Viva le guerre che sostengono il nostro PIL!

[I dati qui presentati sono stati aggiornati con un post del 21 Marzo 2018]

Noi vogliamo glorificare la guerra – sola igiene del mondo – il militarismo, il patriottismo, il gesto distruttore dei libertari, le belle idee per cui si muore e il disprezzo della donna (Marinetti, Manifesto del Futurismo, 1909).

In linea di massima lo sappiamo tutti: le guerre sono convenienti per alcuni, il traffico d’armi è colossale e anche l’Italia ha la sua fetta di torta. Ma come sempre un conto è sapere “in astratto”, per sentito dire, e altro conto è conoscere in maniera precisa e documentata, cosa che cercherò di fare in questo articolo. Di tutte le convenienze belliche (conquista di territori, controlli di risorse, eliminazione fisica di nemici storici…) qui mi occuperò solo dell’industria delle armi, fiorentissima, potente, produttiva, vero pilastro nel sostegno dei PIL nazionali di quei Paesi che – come l’Italia – hanno la fortuna di essere leader in questo settore. Perché, vi anticipo, anche qui il made in Italy è globalmente competitivo.