La definitiva abolizione delle Province nella riforma costituzionale. Un passo necessario ma incompleto entro una visione tuttora assente del riordino delle Autonomie locali.
La definitiva abolizione delle Province nella riforma costituzionale. Un passo necessario ma incompleto entro una visione tuttora assente del riordino delle Autonomie locali.

Con un comunicato dell’8 aprile scorso, il Governo Renzi ha annunciato l’approvazione del DEF, il Documento di Economia e Finanza che rappresenta di fatto il programma economico della nuova squadra capitanata da Renzi, Padoan e Delrio. Dal momento che si tratta del primo documento del genere elaborato dall’insediamento dell’attuale Governo, il suo valore sta ovviamente anche nelle linee strategiche che traccia per i prossimi anni, sempre che si dimostri possibile a Renzi dare continuità alla sua linea di governo. Analizzare il lungo documento in tutti i suoi aspetti, e verificare la coerenza del programma in esso tracciato con i provvedimenti legislativi ed esecutivi che saranno realizzati, richiederà tempo e potrà essere argomento di più di un post; in questo vorrei esporre qualche considerazione “a volo d’uccello”, anche in virtù del fatto che di molti dei temi al centro del documento ci siamo già occupati anche qui su Hic Rhodus.

[I dati qui presentati sono stati aggiornati con un post del 21 Marzo 2018]
Il dibattito in corso sull’abolizione delle Province è falsato artatamente da alcuni critici. Assistiamo in particolare all’alleanza fra sostenitori del mantenimento delle Province (per esempio molti di coloro che fanno politica in questo ambito) e antigovernativi a oltranza, o meglio anti-renziani, che nella migliore tradizione della politica italiana sono contro a prescindere; costoro propongono argomenti limitati e dati parziali che mostrerebbero l’irrisorio risparmio e l’inutilità semplificativa di questa riforma. A me pare che questi due argomenti non siano ben impostati, e che ne manchi un terzo che invece costituisce l’elemento centrale della riforma (se inquadrata – come dirò – in un disegno più generale), ovvero quello della diminuzione dei centri amministrativi e di potere a vantaggio di una semplificazione funzionale di sistema.