Tag: abusivismo

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E verrà il giorno che il Vesuvio erutterà…

Come forse sapete ci sono diversi tipi di vulcano, classificati in base al tipo di eruzione (QUI una classificazione a 4 e QUI una a 7); senza perdersi in sottigliezze, la vera differenza fra i vulcani è l’essere effusivi o esplosivi; i primi si caratterizzano per una lava fluida che fuoriesce dal cono vulcanico in un processo sostanzialmente lento che porta la lava a valle o – come nel caso di Etna e Stromboli (gli unici dei 10 vulcani italiani attivi) – al mare. I secondi, come dice il nome, eruttano una colonna di gas incandescente, lapilli e cenere per chilometri, distruggendo colture, animali e persone. Il Vesuvio è appunto un vulcano di questo genere, ed è a tutti noto cosa successe a Ercolano e Pompei.

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Dal Bel Paese alla Terra dei fuochi

 

del bel paese là dove ‘l sì suona

Dante, Inferno, XXXIII, 80

Voi, che non siete più giovani, vi ricordate il paesaggio italiano 50 anni fa, o anche solo 40? Vi racconto di quando venni in Umbria la prima volta, a metà degli anni ’70. Arrivai in autostop con quella che poi sarebbe diventata mia moglie e il penultimo passaggio mi lasciò subito a sud di Gualdo Tadino. Vi potrei portare nel punto preciso in cui scesi dalla macchina e vidi per la prima volta l’Umbria in quel tardo pomeriggio autunnale. Lo sbalordimento di quella bellezza mi stordì, e riuscii solo a mormorare “**!!* voglio vivere qui!”. Ricordo i paesaggi, che in Umbria sono sempre stati molto antropizzati, a causa della sua storia, ma più belli di quelli toscani (per me, ovviamente, per me!) perché più selvaggi, meno addomesticati. Il digradare delle colline, il lago… i boschi ovunque… Se adesso venite in Umbria trovate un paesaggio punteggiato da cave e capannoni, un susseguirsi di case e casette e casupole intramezzate da box e capannette e attività un tempo produttive (la crisi…), strade riempite da rotonde e svincoli stradali disegnati da geometri ubriachi. L’Umbria da cartolina, che con intelligenza potrebbe vivere di turismo, ottimo vino e buona cucina (oltre che di artigianato e aziende di eccellenza internazionale), non esiste più da tempo e lo slogan “Cuore verde d’Italia” urla la sua vergogna a chi, come me, ama questa terra.