Tragedia di Rigopiano: l’Hotel era completamente abusivo ed erano stati prodotti documenti falsi. Lo rivela la Repubblica:
Nel 2015 – spiegano gli investigatori- viene elaborato un progetto per il Comune di Farindola in cui si dichiaravano di voler sanare precedenti abusi, in particolare nella parte delle tettoie che si asserivano ancora aperte e per le quali si chiedeva la trasformazione in verande. Ma, scrivono i carabinieri forestali: “Anziché allegare le foto reali del dicembre 2015, periodo in cui i locali erano chiusi da vetrate e fruiti dagli ospiti dell’Hotel, si allegano fraudolentemente delle foto scattate al termine della posa in opera in cui appaiono aperte”.
Brutti imbroglioni (i proprietari dell’Hotel)! che hanno consapevolmente realizzato un falso che ha contribuito alla morte di 29 persone. Anche perché i tecnici del Comune, meno di 1.500 abitanti, non avevano nessunissimo modo di intuire la verità né, tantomeno, di accertarla tramite una (doverosa) verifica in loco. Mica possono andare a verificare tutte le centinaia di migliaia di alberghi che mandano richieste di condoni su un territorio di ben 45 chilometri quadrati e spiccioli (dicasi: quarantacinque!), né poteva circolare alcuna voce in paese perché in una metropoli, si sa, nessuno si conosce, nessuno sa nulla, nessuno s’impiccia. Ci sono state diverse altre responsabilità, gravissime: allerta meteo ignorato, probabile sottostima e sciatteria delle autorità… ci sarà un processo e non voglio certo farlo io su HR, anche perché ogni verità ha una plausibile verità alternativa (leggete Facci su Libero per capire cosa intendo) e – come ben sanno i nostri lettori – non ci omologhiamo a nessuna corrente di pensiero, innocentista, colpevolista né tantomeno qualunquista.
Ma 29 morti ci sono stati, e l’hotel era abusivo. Se questo fatto – che pare acclarato, da quel che comprendo – abbia avuto un peso determinante o marginale non so dirlo. Ma i disastri ambientali in Italia si vanno moltiplicando facendo vittime, creando miseria e disperazione, aprendo processi sfibranti che esasperano gli animi e mai ripagano le vittime. Perché i terremoti accadono e non sono prevedibili e non son colpa di nessuno, ma le case che crollano come un castello di carte sono responsabilità umana. Perché le piogge torrenziali dopo periodi secchi saranno pur opera dei cambiamenti climatici o di Giove pluvio, ma i fiumi tombati e le case costruite addirittura dentro gli alvei fluviali sono responsabilità umana. E via discorrendo, discorso noto… Insomma, noto… per così dire. Sapevate che secondo l’Istat (Rapporto sul benessere equo e sostenibile in Italia – 2016) la crisi edile ha colpito molto meno quella abusiva, e che
si stima che nel 2015 siano state realizzate quasi 20 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate, contro le 17,6 dell’anno precedente e le 9,3 del 2008. Questo significa che una quota rilevante e crescente dell’attività edilizia, e dunque del processo di urbanizzazione, si svolge senza controllo, producendo degrado del paesaggio e rischio ambientale.
Il Rapporto prosegue con dati strabilianti sulle responsabilità locali:
La polarizzazione Nord-Sud è ancora più netta sul fronte del governo del territorio. Dal 2008 in poi, come si è visto, si assiste a un brusco ridimensionamento della produzione edilizia. La flessione più contenuta della componente illegale del flusso ha determinato tuttavia un rialzo generalizzato degli indici di abusivismo, particolarmente marcato nel Mez- zogiorno, dove i valori erano già molto elevati prima della crisi. In particolare, in Campania, Calabria e Sicilia (dove già nel triennio 2012-2014 il numero degli edifici costruiti illegal- mente è stimato in proporzioni variabili fra il 45 e il 60% di quelli autorizzati), nel 2015 la quota sale ancora raggiungendo in Calabria il 61,8% e in Campania il valore massimo di 63,3% (in entrambi i casi con progressioni superiori agli 11 punti percentuali in un solo anno). In tutte le altre regioni del Mezzogiorno, il numero degli edifici costruiti abusivamen- te supera il 30% della produzione legale. Un trend preoccupante caratterizza l’Umbria, dove i valori medi dell’indice di abusivismo sono raddoppiati rispetto al triennio precedente e, nel 2015, arrivano a superare il 28% (+3,8 punti). Incrementi significativi si registrano anche nel Lazio (dal 19,6% a 22,4%) e in Liguria (dal 16,5% al 18,5%).
Proseguendo nella lettura l’amarezza lascia il posto a una fatalistica disperazione, almeno in me. La faccio breve e per punti:
- +4,3% costruzioni in aree vincolate nell’ultimo decennio;
- massiccia evoluzione dell’erosione degli spazi rurali (p.es.: Veneto, 56,9% si sprawl urbano) con gravi conseguenze nel dissesto idro-geologico;
- indice di abusivismo edilizio (numero di costruzioni abusive per 100 costruzioni autorizzate dai Comuni) 2015: Italia 19,7; Molise 69,5; Campania 63,3; Sicilia 56,0; Basilicata 53,9…;
- indice di urbanizzazione di aree sottoposte a vincolo paesaggistico (Numero di edifici costruiti dopo il 1981 per 100 km2 nelle aree di cui al D. Lgs. n. 42/2004, art. 142, lett. a, d, l – ex Legge Galasso), 2011: Italia 29,8; Puglia 727,0; Molise 504,2; Liguria 296,0; Campania 262,6…;
- 33,5% delle coste italiane non balneabili “in quanto in zone destinate ad attività particolari che ne escludono l ́idoneità o aree a rischio per la salute del bagnante per motivi igienico-sanitari o di sicurezza”.
Eccetera. Mi permetto di non riportare alcuni deboli segnali positivi quali la produzione in aumento di energia rinnovabile e il calo di gas serra, indicatori importanti che non riguardano il nostro tema.
Di grande interesse sociologico, infine, il dato sulla percezione dei cittadini, assai diversa al Nord e al Sud dove non si percepisce in maniera generalizzata come l’insoddisfazione per la scadente qualità del paesaggio urbano sia dovuta in modo particolare alla sovra-edificazione.
Naturalmente il consumo di suolo non è questione italiana ma internazionale. I dati europei, in questo senso, non sono meno drammatici dei nostri e il disastro procede a grandi passi, se
it is estimated that each year, soils equivalent to the size of Berlin are destroyed in the EU and three square kilometres of soil is destroyed every day. Urbanisation and road construction has caused nearly 200 000 km2 of soil or roughly the area of Great Britain to lose its function permanently. Deforestation and the deterioration of soil has caused an economic damage of around 1.5-3.4 trillion euros per year. This responds to 3.4-7.5% of the world’s GDP (fonte).
Il problema è di livello politico; solo vere, reali, consapevoli e non demagogiche politiche ambientali possono, lentamente, invertire il trend, ma sappiamo come gli interessi economici immediati continuino a soffocare ogni tentativo di visione globale dei limiti di questo sviluppo malato. Il problema è mondiale, sì. Ma una differenza enorme fra Italia e altre parti di questo Occidente è rappresentato dal trade off fra legalità e illegalità.
Non penso, certamente, che lo spreco di suolo “legale”, autorizzato e certificato sia migliore di quello illegale. Dal punto di vista del suolo – se così mi posso esprimere – è la stessa cosa. Ma dal punto di vista delle persone no. Costruire abusivamente, o farsi condonare, o far chiudere un occhio all’ufficio tecnico comunale, senza norme sismiche, vicino a un fiume o in area franosa, nell’assenza di una politica ambientale (come in Italia), significa che al primo terremoto abbiamo vittime e danni; che alla prima alluvione abbiamo vittime e danni; che al primo smottamento abbiamo vittime e danni. Anche qui: è noto e stranoto che una politica di risanamento urbanistico e territoriale costerebbe una cifra colossale sì, ma spalmata negli anni e di sicuro impatto positivo, mentre la spesa in fase di emergenza (dopo il terremoto, dopo l’alluvione) appare molto più modesta nell’immediato e ripaga politicamente, mentre in prospettiva costa molto di più e, ovviamente, non sarà mai in grado di ripagare le vittime. Questa miopia, badate bene, non è del governo ladro e puzzone ma degli italiani furbi e opportunisti: meglio un abuso oggi che un condono domani, e molto ma molto meglio un abuso che fa i miei interessi oggi, che il rispetto di noiose regole di convivenza che andranno bene per un’astratta “collettività” ma non certo per i miei interessi immediati. E così io abuso, il tecnico del comune finge di non sapere, e se va bene, bene. Se va male, invece, eccoci pronti ad accusare i soccorsi in ritardo, il governo latitante, il comune distratto, la regione ladra… La colpa è sempre di qualcun altro, in Italia, e quindi il bilancio, se ci pensate cinicamente, è a favore dell’abuso. Ha ragione chi sotterra rifiuti, chi costruisce case di cartone in aree geologicamente instabili, chi costruisce case, zone industriali, centri commerciali in aree paesaggistiche di pregio, chi lascia la montagna abbandonata e chi se ne frega… E chi era a Rigopiano, come dire? a chi tocca nun se ngrugna.