Un Paese di fango

La notizia intrinsecamente più volgare, inaccettabile, scandalosa è la dichiarazione congiunta dei sei sindaci ischitani: l’abusivismo nell’isola non c’entra nulla coi crolli del terremoto del 22 agosto. Per carità: area vulcanica e quindi “particolare”… materiali edilizi scadenti… terreno morfologicamente inadatto… che altro? Volere distrarre l’enorme  responsabilità politica di questi sindaci parlando d’altro è solo un boomerang perché tutti i fenomeni sono collegati: sul fango franoso si tirano su case abusive con poco cemento, poi ci si appella al condono e via, altro giro. Con 27.000 pratiche di condono giacenti su 60.000 residenti, l’isola è da decenni un esempio di malcostume e dissesto territoriale e proprio a Giugno Legambiente, nel dossier Mare Monstrum 2017, annoverava Ischia nel “poker degli scempi esemplari”, proprio per il suo abusivismo diffuso (p. 8), assieme agli scheletri di Pizzo Sella a Palermo, al villaggio di Torre Mileto a Lesina in provincia di Foggia, e alle 35 ville nell’area archeologica di Capo Colonna, a Crotone. Molti lettori saranno certamente stati a Ischia; io personalmente molte volte. Il caos urbanistico è sempre stato lampante anche a chi non è esperto. Case di fango costruite sul fango. E un terremoto di 4° grado, con tutta la forza che vi pare per non essere stato profondo, con tutte le particolarità che vi pare per l’area vulcanica, semplicemente non dovrebbe distruggere case né uccidere persone. E 27.000 abusi su poco più di 60.000 abitanti significa 2 o 3 per nucleo familiare, in media. E sia chiaro: queste richieste di condono non sono oneste pratiche di bravi cittadini che si sono accorti di avere praticato piccole irregolarità minori, ma è lo stile che impera: costruisco quello che mi pare, poi chiedo la sanatoria che il comune mi deve dare, mi deve dare, perché li ho eletti per quello. E sui candidati ischitani eletti su un programma esplicito di abusivismo (e un’analisi complessiva feroce e amarissima) vi invito a leggere Gian Antonio Stella. Leggetelo, vale la pena e risparmia spazio in questo blog; faccio mia ogni sua parola.

Le facce di tolla politiche che non vedono oltre la durata del mandato e garantiscono ogni abuso sperando nel cornetto portafortuna, sono la faccia insopportabile di un popolo con la faccia di tolla che proprio quelli vuole votare. Il sindaco di Palma di Montechiaro costretto alle dimissioni perché antiabusivista è stata una piccola svista del sistema, e si è prontamente provveduto a ristabilire la norma. Ora aspetto i funerali delle (per fortuna poche) vittime ischitane; mi immagino la folla di isolani sul sagrato nello sconcio rito dell’applauso alle bare. La pietà scenica con eventuale grida di contorno delle moderne prefiche, con semmai il celebrante che si prende la scena dieci minuti straparlando dello Stato che li abbandona, mentre i devoti, dissimulando gesti apotropaici, pensano che San Gennaro, il cornetto, la Madonna o una botta di culo, li ha salvati, e quindi bene così, si ricomincia. Rispetto per le vittime. Ma sento un rispetto freddo, poco empatico. Come per le migliaia di abusivi sul Vesuvio; e quando il Vesuvio scoppierà (e prima o poi succederà) faranno la fine del sorcio (abbiamo spiegato qui quest’altra oscenità).

Io non so proprio cos’altro si debba dire. La prevenzione non importa a nessuno. Occorrono milioni di Euro, spesi in decadi, per un risultato che politicamente non paga. Immaginate il prossimo premier che fa cinque manovre economiche lacrime e sangue per bonificare argini, sistemare frane, mettere in sicurezza zone sismiche. Il popolo in piazza all’urlo di “Basta tasse” e il risultato, semplicemente, non si vedrebbe: non ci sarebbero alluvioni, non ci sarebbero frane e i terremoti non ammazzerebbero nessuno. Che spreco di denaro. I milioni di Euro, invece, per riparare i danni sono moltissimi di più (210 miliardi di dollari nel 2016, a livello globale, secondo il 2016 Annual Global Climate and Catastrophe Report) ma che grande ritorno d’immagine! E vai di soccorritori con tutto il popolo unito nel dolore di fronte alla tv. E poi giù con le tende, poi le casette, poi villette… Ci sono ritardi? Evviva, questa è politica, baby!

Nessuno farà niente. I politici non possono promettere seriamente il riequilibrio territoriale e la salvaguardia del clima perché altrimenti noi non li voteremmo. Volete salvare il clima? Tassa sui condizionatori! Furfanti, governo ladro! Volete salvaguardare il paesaggio? Demoliamo gli sconci abusi! Delitto, ricorriamo, ci sarà pure un giudice a Berlino (e in Italia, sia chiaro, un giudice lo si trova sempre)! La montagna è abbandonata e nessuno pulisce i fiumi? Usiamo lì, in maniera intelligente, i milioni di finanziamenti europei, garantendo vita dignitosa e reddito alla famiglie che resistono prendendosi cura dell’ambiente. Eh, no… ci sono migliaia di progettini totalmente inutili che consentiranno di elargire redditività a tanti amici…

Più ci penso e più sono arrabbiato. Io personalmente ho smesso di votare quelli (creduti) “della mia parte” perché localmente hanno devastato un territorio splendido e delicato. Non cambierà nulla, probabilmente, ma non potevo continuare per abitudine a votare un ceto politico culo e camicia con cavatori, cementieri e palazzinari. E l’Estate sta finendo, e sappiamo tutti che stanno arrivando allagamenti e frane; altre vittime, attività economiche in ginocchio, giro del Premier nelle zone colpite, la Regione chiede lo stato di calamità, migliaia in chiesa per stringersi ai parenti, ancora tre dispersi. Davvero provate un sentimento di pena, un umano cordoglio, un senso empatico… per chi? Tutti noi sappiamo che 100 vittime l’anno su una popolazione di 60 milioni di persone significa lo 0,00017% di possibilità di essere noi i prossimi. E quando va proprio di merda le vittime possono arrivare a 36 (Messina 2009) per alluvioni o a 3.000 (Castelnuovo di Conza, 1980) per i terremoti (mica volete arrivare fino a quello di Messina del 1901, vero?). Insomma, sempre numeri da 0,00… E’ più facile vincere al gratta e vinci. E’ più facile morire sparati. E’ più facile trovare un parcheggio a Roma. Gli italiani sono fatalisti, oltre che totalmente menefreghisti e, come dicono a Roma, a chi tocca nun se ngrugna.

Però risparmiatemi, per pietà, la retoriche delle cariche di stato in visita; il predicozzo del Papa; lo scaricabarile dei sindaci; il ve l’avevamo detto dei geologi; il dolore delle vittime; la lagna dei sopravvissuti; il cinismo dei giornalisti, l’eroismo di Ciccio Formaggio che ha salvato, che ha soccorso, che in sintesi ha fatto il suo dovere; i corsivi dei commentatori che si tengono i pezzi in frigo e li usano, sempre quelli, a ogni e frequente occasione; le accuse di Travaglio; le promesse di Gentiloni; i poveri ischitani che c’hanno il turismo rovinato… Risparmiatemelo. Avete scommesso sulle case di fango a Ischia e vi è andata male; altri hanno scommesso su case di fango altrove e per ora gli è andata bene. Prima o poi ci sarà un altro eroe (c’è sempre un eroe) per dare spessore narrativo al prossimo disastro, ci sarà un altro tragico applauso per simulare un’emozione, un altro giro di valzer nel paese di fango.

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