Apriamo gli occhi. Guardiamo meglio intorno a noi. Siamo circondati da edifici abbandonati, vuoti scheletri, testimonianze di un mondo che consuma tutto in fretta.

Apriamo gli occhi. Guardiamo meglio intorno a noi. Siamo circondati da edifici abbandonati, vuoti scheletri, testimonianze di un mondo che consuma tutto in fretta.
Il disastro di Rigopiano. Il terremoto di Ischia. L’alluvione di… La colpa di questi morti di chi è? Dello Stato, della Regione, del destino cinico e baro? O un pochino anche nostra?
La verità è dentro di noi. La verità siamo noi. Poiché guardiamo il mondo dall’interno verso l’esterno (dall’interno del nostro “io” verso il mondo fuori di noi) tutto ciò che è prossimo a “noi” (le nostre idee, i nostri valori…) riverbera di luce chiarissima e ci sembra illuminare l’oscurità selvaggia della jungla di stupidità in cui siamo immersi. Noi sappiamo; capiamo; vediamo. Gli altri sono sciocchi o, peggio, in malafede. Noi sappiamo le cose, conosciamo la verità. Dobbiamo necessariamente dirla al mondo. Urlargliela. E insultare coloro che diabolicamente si mettono di traverso, perché se lo meritano.
del bel paese là dove ‘l sì suona
Dante, Inferno, XXXIII, 80
Voi, che non siete più giovani, vi ricordate il paesaggio italiano 50 anni fa, o anche solo 40? Vi racconto di quando venni in Umbria la prima volta, a metà degli anni ’70. Arrivai in autostop con quella che poi sarebbe diventata mia moglie e il penultimo passaggio mi lasciò subito a sud di Gualdo Tadino. Vi potrei portare nel punto preciso in cui scesi dalla macchina e vidi per la prima volta l’Umbria in quel tardo pomeriggio autunnale. Lo sbalordimento di quella bellezza mi stordì, e riuscii solo a mormorare “**!!* voglio vivere qui!”. Ricordo i paesaggi, che in Umbria sono sempre stati molto antropizzati, a causa della sua storia, ma più belli di quelli toscani (per me, ovviamente, per me!) perché più selvaggi, meno addomesticati. Il digradare delle colline, il lago… i boschi ovunque… Se adesso venite in Umbria trovate un paesaggio punteggiato da cave e capannoni, un susseguirsi di case e casette e casupole intramezzate da box e capannette e attività un tempo produttive (la crisi…), strade riempite da rotonde e svincoli stradali disegnati da geometri ubriachi. L’Umbria da cartolina, che con intelligenza potrebbe vivere di turismo, ottimo vino e buona cucina (oltre che di artigianato e aziende di eccellenza internazionale), non esiste più da tempo e lo slogan “Cuore verde d’Italia” urla la sua vergogna a chi, come me, ama questa terra.