Le classifiche prestano spesso il fianco a numerose critiche, non ultime quelle sulla qualità della vita di cui ha già parlato Hic Rodus in un post a cui ispiro scherzosamente il titolo. Le classifiche delle Università non fanno eccezione (oramai sono un fenomeno del dibattito nazionale e locale). Le critiche sono facili perché è difficile sintetizzare fenomeni complessi con pochi, e talora discutibili, indicatori.
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Le classifiche culturali e politiche fatte male valgono meno dell’oroscopo del divino Otelma
Oltre a combattere contro le bufale in Rete, le bugie dei politici, l’incomprensione dell’economia e le telefonate truffaldine dobbiamo anche imparare a difenderci da serissimi spacciatori di presunte verità che servono (forse) a indirizzare l’orientamento politico e culturale delle persone ma che si rivelano prive di una serie base empirica e argomentativa.
Sai che risate ad Agrigento (le classifiche sulla qualità della vita danneggiano anche te; di’ loro di smettere!)
È uscita lunedì scorso la 25^ classifica sulla qualità della vita nelle province italiane che il Sole 24 Ore si ostina a propinarci ogni anno (QUI la mappa interattiva). Un esercizio ridicolo, metodologicamente discutibile e anche eticamente non privo di rischi. Poiché mi scaglio contro queste classifiche dal lontanissimo 1988 (quando recensii alcuni dei primi volumi con queste classifiche) e non ho mutato parere da allora, vi chiarisco i come e i perché tecnici di questo esercizio e del perché sia di norma una stupidaggine. Naturalmente, come feci anche trattando l’argomento dei sondaggi politici, per certi versi analogo, tratterò abbastanza divulgativamente il tema rinviando i lettori interessati agli indicatori sociali (di questo si tratta) alla pubblicistica specializzata.
Il prezzo giusto della Cultura e il caso dell’Opera di Roma
Molti di voi avranno seguito in queste ultime settimane le violente polemiche legate alla vicenda piuttosto sconfortante dell’Opera di Roma, dove a seguito delle dimissioni del Direttore Riccardo Muti si è giunti all’annuncio del licenziamento in blocco degli orchestrali e dei coristi. Nelle discussioni, che peraltro sono ancora in corso visto che la questione è ancora aperta, è a mio parere possibile cogliere innanzitutto lo scontro tra presupposti estremamente diversi sulla cultura, sul suo ruolo sociale, su come possa e debba essere finanziata.
Dato che su Hic Rhodus siamo molto sensibili ai temi culturali (includendo come parte essenziale della cultura quella scientifica), vogliamo proporre il nostro punto di vista, a partire appunto da quello che nel titolo un po’ provocatoriamente chiamiamo prezzo della Cultura.