All’ultimo minuto c’è stato l’accordo fra UK ed Europa per evitare un disastroso “no deal”. Johnson esulta, ma in realtà ha raccolto poco.

All’ultimo minuto c’è stato l’accordo fra UK ed Europa per evitare un disastroso “no deal”. Johnson esulta, ma in realtà ha raccolto poco.
Fra una settimana la Gran Bretagna sarà un paese extracomunitario, con gravissime conseguenze economiche e sociali soprattutto per lei. Un esempio inquietante dell’uso spregiudicato della politica.
L’UK sta giocando col fuoco avviandosi verso una Brexit “no-deal”. Come ne usciranno? E perché questo esito è inevitabile?
In post precedenti abbiamo suggerito l’idea che “abitare” Internet possa significare, già oggi o più verosimilmente in un prossimo futuro, acquisire un nuovo tipo di cittadinanza, la cittadinanza digitale, e abbiamo cominciato a esplorare alcuni degli aspetti che inevitabilmente una simile cittadinanza dovrebbe avere, per capire se e come ci stiamo avvicinando a un’ipotesi di questo tipo.
Dopo aver parlato di diritti fondamentali e di valuta digitale di scambio, oggi vorremmo toccare, sia pure superficialmente, il tema del linguaggio: esiste un linguaggio di Internet, con delle sue specificità e una sua riconoscibilità, delle convenzioni e dei costituenti non riducibili a quelli delle lingue ordinarie che parliamo nel mondo “reale”? E, più importante di tutto, queste caratteristiche sono integrate nell’esperienza di comunicazione digitale dei Netizen in modo da essere naturali e coerenti con il mondo digitale in cui essi sono immersi?