2021, l’anno della Brexit

Come sapete, la Gran Bretagna si avvia a rapidi passi verso un’uscita dall’Unione Europea (Brexit) senza alcun accordo commerciale (il no deal), per colpe condivise dai negoziatori di entrambe le parti, in un certo qual modo, ma pesantemente maggioritarie dal lato britannico, che ha avuto primi ministri (l’attuale Boris Johnson in testa) che hanno apertamente lavorato per questa catastrofica soluzione.

L’aggettivo ‘catastrofica’ non è esagerato. Anche se l’Unione Europea (e in essa anche noi italiani) pagherà un prezzo per questo esito, credo di non esagerare nel dire che per la Gran Bretagna si tratterà di un colpo formidabile alla sua economia, alla sua stabilità politica e quindi al livello di vita dei suoi cittadini. Utilizzando pochi classici indicatori per mostrare in concreto questa disparità, è stato calcolato che nei prossimi 10 anni – a causa dell’uscita senza accordi – PIL e reddito pro capite nel Regno Unito caleranno – costi indiretti inclusi – tra il 7,6 e l’8,1%, mentre per l’UE dello 0,7%.

Vediamo alcuni elementi di questo disastro.

L’industria manifatturiera britannica nel suo insieme si avvia a diventare extracomunitaria con una liquidità ai minimi storici (causa Covid) e con scorte ridotte al lumicino. Il 47% delle esportazioni britanniche sono dirette in Europa (2019), ma senza accordi di libero scambio è facilmente prevedibile che questa importante quota crollerà con ripercussioni drammatiche su un mercato del lavoro già provato dalla pandemia. Analogamente le importazioni; il solo comparto agroalimentare dipende per circa il 70% da importazioni dall’Unione. Secondo l’Office for Budget Responsibility del Regno Unito una Brexit senza accordo ridurrebbe la produzione del 6% nel 2021, per un valore di circa £ 40 miliardi (44 miliardi di Euro), e condannerebbe oltre 300.000 persone alla disoccupazione entro la seconda metà del prossimo anno. Il solo settore automobilistico prevede una minor produzione di veicoli pari a 2 milioni di unità nei prossimi cinque anni.

Senza dilungarsi in esempi, insomma, tutti gli studi economici, e la voce di sostanzialmente tutte le categorie economiche britanniche, prevedono cali produttivi, disoccupazione, conseguente inflazione e aumento del debito pubblico. Occorre aggiungere che la Gran Bretagna ha cercato di stipulare accordi commerciali con paesi terzi, raccogliendo molto poco, mentre l’Unione Europea – senza Gran Bretagna – sta aprendo le porte a importanti accordi con la Cina.

Questa situazione ovviamente si riverbererà immediatamente sui cittadini; oltre all’aumento della disoccupazione, i prezzi delle merci, inclusi alimentari e generi di prima necessità, subiranno un immediato innalzamento dei prezzi (dal 3 al 5%, secondo alcune stime); viaggiare dalla Gran Bretagna all’Unione imporrà ai trasportatori britannici lunghe procedure di imbarco (il governo prevede file fino a 7.000 veicoli in coda, si può facilmente immaginare con quale impatto sociale, economico e ambientale), il possesso di una patente internazionale e specifica assicurazione; 80 miliardi di Euro del programma Horizon destinati alla ricerca cesseranno di essere disponibili alle università e centri di ricerca britannici; gli stessi vaccini anti Covid potrebbero avere problemi di distribuzione. Questo solo per citare alcune delle conseguenze che saranno tangibili, immediate, dal 1° gennaio 2021.

Infine non trascurabili i problemi politico-diplomatici, a partire dalla questione dell’Irlanda del Nord; gli accordi di pace del Venerdì Santo, che posero fine alla guerra civile irlandese, prevedono che le 310 miglia di confine fra Repubblica irlandese e Irlanda del Nord siano liberi, privi di barriere; ma la Repubblica è un membro dell’Unione, e con la Brexit l’Irlanda del Nord seguirà il destino dei sudditi di sua Maestà; come risolvere l’inghippo? In questi quattro e più anni il tema non è mai stato affrontato seriamente, ed è prevedibile un imbarazzante caos con crescita di attività illecite lungo il confine. Al momento c’è solo un “piano temporaneo” che lascia tutti insoddisfatti, e col pericolo che la questione irlandese subisca un ritorno di fiamma. Problemi irrisolti anche sulla pesca nel canale della Manica. Infine la Scozia, dove ormai – anche in seguito alla decisione di uscire dall’Unione – c’è una chiara maggioranza indipendentista; la Scozia forse non diventerà indipendente ma la proposta laburista di ridisegnare il Regno Unito in forma più federale darà certamente agli scozzesi (ma anche ai gallesi) un’ottima occasione per far pesare di più le loro ragioni, dando probabilmente una svolta al Regno come lo conosciamo da secoli.

Queste materie possono facilmente essere trattate in maniera molto più estesa e puntuale, e se ci accontentiamo dei pochi esempi fatti è anche perché ormai, a pochi giorni dal disastro, troverete con grande facilità testi giornalistici capaci di informarvi più approfonditamente (più avanti alcuni riferimenti).

La conclusione che traggo da questa follia è la solita, sovente espressa e argomentata, in questi ultimi anni, qui su Hic Rhodus: un popolo ignorante, disinformato e subornato da  un manipolo di mascalzoni, ha gettato nel cesso benessere e posizione dominante suo e delle generazioni a venire. Stando ai sondaggi che ho trovato (di questo dicembre) pare che i cittadini si stiano pentendo (oltre agli industriali, agli scienziati, intellettuali, eccetera), ma una classe dirigente proterva e ottusa ha veramente fatto di tutto per arrivare a questo punto.

Un senso di sicurezza infantile, dei luoghi comuni falsi, pregiudizi, supponenza, oscura conoscenza di cosa fosse l’Unione Europea, orgoglio nazionalistico di antichissima data, tutto questo è stato il terreno sul quale i brexiteer hanno trovato spazio per un referendum con troppa  incoscienza proposto e condotto da Cameron.

Dite quello che volete: ma questa non è ‘democrazia’ se include i mali mortali che la soffocano. Le conseguenze della Brexit le pagheranno i cittadini comuni, non certo Farage o Johnson, che anzi su questo inganno hanno costruito le loro fortune. Non chiamatela ‘democrazia’ solo perché hanno dato una penna e una scheda al popolo chiedendogli di decidere il proprio destino. Senza adeguata consapevolezza la democrazia è un bluff, un inganno i cui fili sono tirati da persone spietate.

Fonti: