Tag: PISA

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La buona scuola e qualche insegnante così così

 

A me pare che la protesta degli insegnanti, assieme a molte giuste ragioni vorrei dire “d’ufficio” (nel senso che ognuno è ben titolato a comprendere il proprio stato e legittimato a protestare per quel che gli pare), ne abbia altre di spiccato corporativismo meno accettabili. E anzi questo corporativismo è banalmente analogo ai mille e mille corporativismi, particolarismi, sclerosi sindacali che bloccano da sempre l’Italia, non mostrando particolare specificità intellettuale, per capirsi, non distinguendosi per dialettica argomentativa o per liberalità pedagogica o per una qualsiasi proprietà distintiva rispetto alle proteste dei tassisti, dei netturbini, dei medici, degli statali, dei commercianti, dei notai, dei farmacisti, di qualsivoglia categoria alla quale un qualunque governo abbia tentato di mettere mano nei decenni. Tolte le molteplici buone ragioni degli insegnanti, che vanno ascoltati anche come portatori di competenze, oltre che di meri interessi, a me pare che raschiando un pochino la scorza corporativa faccia premio.

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I nostri ragazzi non capiscono nulla di economia. È solo colpa loro?

[I dati qui presentati sono stati aggiornati con un post del 21 Marzo 2018]

Qualche giorno fa, sono stati resi noti i risultati di un’indagine condotta in 18 paesi nell’ambito del PISA (il programma OCSE per la valutazione degli studenti) sulle competenze di base in ambito economico-finanziario degli studenti quindicenni.

I risultati, come non di rado accade, sono particolarmente poco lusinghieri per i ragazzi italiani (che sono risultati complessivamente al 17° posto seguiti solo dai coetanei colombiani), e vale la pena di analizzarli più da vicino, chiedendoci anche se in questo caso quella emersa sia una lacuna imputabile principalmente ai ragazzi stessi, alla qualità dell’istruzione che ricevono, o ad altre ragioni.