In questo periodo non siamo certo sommersi da ragioni per essere ottimisti, e Hic Rhodus riflette a suo modo questa situazione. Tuttavia, questa volta voglio sganciarmi dalla rappresentazione della realtà che ci circonda e lasciarmi trascinare in uno scenario futuribile, quello descritto nello studio The World in 2025, pubblicato dallo ScienceWatch dalla Thomson Reuters, una grande multinazionale che, tra le altre cose, è uno dei leader nell’analisi finanziaria e nella tutela di brevetti e proprietà intellettuale. È proprio basandosi sull’analisi proiettiva dei dati relativi a brevetti e pubblicazioni scientifiche che lo ScienceWatch ha tentato di individuare le dieci grandi innovazioni che la scienza ci offrirà entro il 2025.
Categoria: Scienza e Tecnologia
– Qualunque discussione scientifica;
– Sociologia e filosofia della scienza;
– Leggere correttamente i dati (se questo è l’oggetto vero di un post, quindi prescindendo sull’oggetto usato come esercizio);
– Nuove tecnologie;
– Internet (sotto il profilo tecnologico).
Evoluzione e princìpi
Ho letto con interesse i precedenti articoli su concetti, o astrazioni, quali giusto, bene, vero etc. Vorrei aggiungere qualche considerazione partendo per quanto possibile, da considerazioni puramente empiriche.
Il pensiero razionale nell’epoca della sua annichilazione tecnica
Me lo sono andato subito a rileggere. Un piccolo saggio di Walter Benjamin, dal titolo L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, contenuto in una piccola raccolta con lo stesso titolo.
Diceva Benjamin (nel 1936, pover’uomo, badate bene) che ogni opera d’arte, in quanto unica, possiede una sorta di “aura” che viene percepita dal fruitore dell’opera e che è la vera fonte del godimento estetico. La riproducibilità tecnica dell’opera d’arte fa decadere tale aura, la corrompe, e nel mentre la riproducibilità consente a masse maggiori di persone di avvicinarsi all’opera, la sua reale godibilità viene di fatto limitata dalla scomparsa dell’aura.
Mi viene in mente Benjamin dall’improvvisa riflessione sul dilagare dell’editoria digitale
Insidie e valore della Statistica: non facciamo la figura del pollo
Fin dai tempi della famosa poesia di Trilussa sulla “media del pollo”, sulla Statistica aleggia lo scetticismo di chi pensa che affidandosi al buon senso e all’intuito si possano valutare correttamente realtà complesse, e che la Statistica sia invece un modo che usano gli “esperti” per propinare bugie al pubblico. Le prudenti procedure scientifiche, molte delle quali usano la Statistica come un costituente fondamentale, sono faticose e poco attraenti, e spesso indigeste anche per chi, per professione, dovrebbe informarsi ed informare. In questi ultimi mesi ci sono stati diversi casi (cito ad esempio quello, ampiamente dibattuto, del “metodo Stamina”) in cui i giornalisti (e non solo, ahimè) hanno fatto moltissimo battage, ma pochissima analisi seria dell’argomento.