Il pensiero razionale nell’epoca della sua annichilazione tecnica

Me lo sono andato subito a rileggere. Un  piccolo saggio di Walter Benjamin, dal titolo L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, contenuto in una piccola raccolta con lo stesso titolo.

Diceva Benjamin (nel 1936, pover’uomo, badate bene) che ogni opera d’arte, in quanto unica, possiede una sorta di “aura” che viene percepita dal fruitore dell’opera e che è la vera fonte del godimento estetico. La riproducibilità tecnica dell’opera d’arte fa decadere tale aura, la corrompe, e nel mentre la riproducibilità consente a masse maggiori di persone di avvicinarsi all’opera, la sua reale godibilità viene di fatto limitata dalla scomparsa dell’aura.

Mi viene in mente Benjamin dall’improvvisa riflessione sul dilagare dell’editoria digitale (con la tardiva esplosione degli ebook anche in Italia) che ci sta rendendo tutti autori, tutti letterati. Prendete per esempio il sito web www.ilmiolibro.it che è un po’ club dei lettori (dove una cospicua comunità virtuale stila gli elenchi dei libri preferiti) e un po’ stampatore, visto che l’attività principale (di cui la comunità pare semplice succedanea) è quella di stampare libri, nella quantità che volete e con una discreta gamma di possibilità editoriali, incluse la sovracoperta e altre piacevolezze, fino ai tanti editori che si stanno affacciando sui social dando finalmente sfogo alle miriadi di scrittori inappagati (ma solo agli scrittori, ché in Italia ne abbiamo tantissimi; di lettori no, meno, non si legge…).

Prendiamo ilmiolibro, probabilmente il primo che ha capito e capitalizzato il fenomeno. Sulla home page trovate tutte le istruzioni e la possibilità di calcolare i costi (immessi i parametri la stampa avviene per misteriosi canali e le copie poi sono consegnate a casa vostra). Faccio un esempio: ho scritto tanti meravigliosi racconti e mi piacerebbe pubblicarli; sfoglio rapidamente e calcolo che sono circa 130 pagine in tutto, poi metto una bella presentazione, un indice… facciamo 140. Digito “140” nel format del sito, scegliendo “copertina morbida” (sono modesto); il “numero di copie” mi mette in imbarazzo: i quattro lettori del blog, mia moglie, un paio di colleghi… facciamo dieci copie. Clicco. Sapete quanto mi costerebbe? 80,62 Euro! E il pacchetto me lo mandano pure a casa!

E così… tutti scrittori. Se vi iscrivete al sito potete stabilire voi il prezzo di copertina e metterlo anche in vendita. Non ci crederete: c’è chi lo compera! Sono altri membri della comunità che poi ve lo recensiscono, e così si realizza quella legge ritenuta impossibile dagli economisti, secondo la quale due uomini chiusi in una stanza, vendendosi reciprocamente il cappello, si arricchiscono entrambi. Qui vi stampate il libro e lo mettete in vendita, intanto comperate quelli degli altri e li elogiate in attesa che qualcuno, per gratitudine, comperi il vostro e lo lodi. Ovviamente ci sono le classifiche dei più venduti e altre amenità.

Quindi: tirate fuori le poesie del Liceo; mettete un qualche finale al romanzetto poliziesco che stavate scrivendo al mare l’anno scorso; siete tutti autori. In effetti Miller – che se intendeva – diceva nel suo Tropico del Cancro che non è necessario avere pubblicato un libro per ritenersi scrittori; ora invece si può pubblicare, senza essere scrittori!

La riproducibilità tecnica di cui parlava Benjamin riguardava la fotografia, l’incisione discografica. Ora abbiamo Internet e un mondo digitale che fa paura (se non credete che debba fare paura leggete Galimberti, Psiche e techne, forse vi spaventerete un pochino, e giustamente), tale che Benjamin neppure lo scriverebbe più quel saggio. Centinaia di canali TV, che non serve andare a teatro o alle mostre. E tutti possiamo fare tutto, anche scrivere e pubblicare il romanzo della nostra vita. Anche disegnare, progettare, costruire, elaborare, calcolare, modificare la realtà…

Può darsi che non ve ne importi nulla e che anzi vi sembri un fatto positivo. Ma le tecnologie – di questo si tratta – stanno distruggendo molte forme di pensiero e di emozione. Anche di pensiero. Non sarò il primo, spero neppure l’ultimo, a criticare per esempio l’uso delle tecnologie nella ricerca sociale e valutativa (di questo parlo perché di questo mi intendo). Oggi un cretino può mettere una tonnellata di dati in un computer, e dopo 10 secondi tirare fuori un’altra tonnellata di elaborazioni che non serve a nulla, che nessuno saprà interpretare, ma che sarà costata tantissimo. E adesso faccio una dichiarazione da uomo superato e finito: io ho iniziato a elaborare dati (p.es. di questionari) quasi quarant’anni fa. A quell’epoca, se avevi soldi e stavi facendo una ricerca importante andavi a un centro di calcolo e li facevi elaborare: dovevi avere in testa tutto il piano di elaborazione, perché in genere andavi una volta e quel che producevi doveva bastarti. Se invece non avevi quattrini, o la ricerca non valeva la pena, elaboravi a mano con strumenti preistorici che solo i più vecchi possono avere conosciuto. Oggi anch’io, ovviamente, utilizzo Excel o SPSS. Meravigliosi. Ma a differenza di un giovane che “nasce” con Excel, io SO cos’è una matrice; SO com’è fatta “intimamente”, so cosa cercare fra le variabili, perché l’ho fatto a mano decine di volte e non potevo semplicemente schiacciare un bottone. Dovevo ottimizzare tempi e sforzi e allora dovevo pensare, riflettere, fare alcuni incroci e perderci un po’ di tempo alla ricerca di indizi, quindi inseguire delle piste e farne altri… Ebbene, sapete una cosa? Liberi di crederci: era ECCITANTE! “Vedevo” i dati prendere forma, vedevo delle ipotesi consolidarsi e altre infrangersi, aguzzavo i sensi in cerca d’idee per fare (a mano) un ulteriore incrocio di dati che mi costava fatica ma che, se funzionava, mi gratificava. L’aura di Benjamin nell’opera scientifica – che è una forma d’arte – è ormai distrutta. Siamo solo ragionieri.

Lungi da me gettare il bambino con i byte sporchi. Io sono un utilizzatore massivo di Mac, Internet, Social Network; totalmente dipendente. Ma – sarà l’età, non so… – vengo da quel mondo , da quello con l’aura, da quello in cui si scriveva a mano, si elaboravano faticosamente i dati, quando andavi in viaggio non avevi il navigatore e dovevi fermarti per chiedere la strada alla vecchina… In quel mondo ho il mio imprinting e, per esempio, certe colossali bestialità che circolano tranquillamente su Twitter mi balzano all’occhio immediatamente; e quando sono eccessivamente bestiali non mi tengo, chiedo all’autore/trice di citare una fonte, fornire un argomento, riflettere attentamente… e di solito perdo il follower. Perché l’autore/trice della bestialità neppure capisce, la sua TL corre ed è già altrove, e poi chissenefrega? E poi nessuno controlla niente ma cosa vuole da me Bezzicante?

Ma intanto la scotomizzazione di massa del pensiero prosegue la sua vittoriosa marcia sul Web. Le notizie clamorosamente false appaiono semplicemente clamorose; la macchina degli indignati a oltranza le promuove massivamente; eserciti di bimbiminkia urlano la propria rabbia marciando sulle ceneri di quel che resta di un po’ di senso critico, di capacità di discernere, di amore per l’argomentazione. Qualche guru, da lontano, sghignazza. Benjiamin piange, e io con lui.

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