Noi che crediamo nella nostra parte, e siamo sicurissimi che quegli altri sbagliano, dobbiamo essere consapevoli che “loro” credono nella loro parte, e sono sicurissimi che noi sbagliamo. Che fare quindi?

Noi che crediamo nella nostra parte, e siamo sicurissimi che quegli altri sbagliano, dobbiamo essere consapevoli che “loro” credono nella loro parte, e sono sicurissimi che noi sbagliamo. Che fare quindi?
Una modesta proposta per definire gli intellettuali, e coloro che proprio, assolutamente, non possono essere chiamati tali.
Le uscite di Attilio Fontana sulla “razza” non sono tanto e solo xenofobe ma esclusive, ristrette, particolaristiche; vale a dire: molto italiane.
Un’interessante riflessione di Galli della Loggia mi porta a tornare su un tema già trattato, quello delle differenze fra destra e sinistra politica e sul loro significato attuale.
Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio (Mc 12,13-17)
Durante la visita americana il Papa avrebbe incontrato Kim Davis incoraggiandola per la sua posizione oltranzista contro i gay. Per gli smemorati: Kim Davis è un’impiegata pubblica della contea di Rowan, Kentucky, USA, che per numerose volte si è rifiutata di concedere la licenza matrimoniale a coppie omosessuali che in quello Stato possono legalmente sposarsi.
(mala ‘ndrina : cattiva famiglia)
Si parla in questi giorni di mafia a Roma. In Italia si ha la cattiva abitudine di generalizzare e di applicare etichette più a livello di “suona bene” mediatico che di appropriata definizione di un fenomeno. In questo caso di “mafia” ce n’è pochina. Criminalità certamente, ma criminalità di bassa lega assurta a “colletto bianco” per l’infimo livello civile e morale del contesto politico di riferimento. Non vorrei apparire un favoreggiatore esterno, ma gli uomini di ‘ndrangheta che ho conosciuto io a quei politici li possono guardare dall’alto in basso. C’è un solo punto in comune (o in Comune!) con questo caso ed è che anche questi squallidi criminali disponevano in modo totale dei sodali politici.
Prendo spunto dalla recente vicenda Aldrovandi per parlare in realtà dell’atomizzazione sociale che sta attraversando la nostra società, della frammentazione delle appartenenze, dell’irriducibilità dei presunti diritti contrapposti. Inizio da Androvandi ma parlerò poi di politica, di economia, di un mucchio di cose perché il tema che voglio affrontare è generale, trasversale, ammorba tutto e tutti e come una malattia tardivamente riconosciuta e mal curata sta disgregando il tessuto connettivo della nostra società.