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Libertà di parola fino a dove? Sulla blasfemia

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Archiviata la tragedia parigina e le varie e diverse reazioni politiche nei riguardi degli assassini e dei loro mandanti (un ricco dibattito al quale ha partecipato anche Hic Rhodus) le analisi possono farsi più fredde e lucide. C’è un tema fra gli altri, sollevato in particolare oltreoceano ma soffocato da noi dall’emotività del momento e dai milioni in piazza a Parigi, che a me sembra di estremo interesse anche al di là del problema del terrorismo, ovvero il necessario bilanciamento fra libertà d’espressione e diritti altrui, fra i quali il diritto di non essere oggetto di odio. Con esplicito riferimento al caso di Parigi per esempio David Brooks sull’International New York Times dell’8 Gennaio scrive chiaramente che un giornale come Charlie Hebdo negli Stati Uniti sarebbe stato chiuso 30 secondi dopo la prima uscita in quanto “istigatore d’odio”.

Il bivio dell’Occidente dopo la strage di Parigi

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Quanto sia terribile il bivio che abbiamo davanti mi appare chiaro ma so che è difficile argomentarlo in maniera semplice e convincente. Soprattutto convincente, non già perché non ci siano fatti, circostanze, tendenze, per non parlare di tantissime analisi e commenti; il problema è il solito, quello dell’ideologia. Poiché la storia non è matematica, la politica non è fisica e le dinamiche sociali non sono chimica, tutti quelli che ho definito “fatti, circostanze etc.” sono soggetti a interpretazione, vengono – da ciascuno di noi – piegati agli schemi mentali che ci sono propri, alle idee che tradizionalmente, da tempo, “indossiamo” assieme ai nostri amici, consoci, confratelli, compagni. Quindi se adesso dico delle cose scomode, fuori dagli schemi, politicamente scorrette, non in linea col vostro pensiero tradizionale, potreste essere poco disponibili a cambiare voi, e tendere piuttosto a rifiutare me. Trovo un certo conforto dal fatto che dopo la strage di Parigi (perché questo è il tema della riflessione che vi propongo) mi sembra di notare un cambiamento di registro in molti importanti commentatori italiani (commentatori soggetti agli stessi condizionamenti e quindi non universalmente condivisi); non so se è una nuova consapevolezza in loro, oppure se la tragedia francese li ha fatti rompere con gli indugi e venire allo scoperto. Comunque alcuni di questi commenti ve li propongo nelle Risorse finali invitandovi a leggerli. Per il resto preferisco uno stile molto asciutto e per punti; meno fronzoli = meno equivoci.

Il tema è: cosa fare dopo la strage parigina? Che atteggiamento avere con l’Islam?