Se gli USA sono la più grande democrazia del mondo, come hanno fatto a eleggere Trump (e probabilmente a rieleggerlo a novembre)?

Se gli USA sono la più grande democrazia del mondo, come hanno fatto a eleggere Trump (e probabilmente a rieleggerlo a novembre)?
Il 3 maggio 1968 il cortile della Sorbonne viene occupato da 400 manifestanti che si riuniscono senza alcuna violenza. È l’inizio del maggio francese, data simbolo di un movimento globale.
Gli americani non sono famosi per il quieto vivere. L’interventismo li ha portati a più di un disastro e ora, con Trump, la situazione coreana da calda rischia di diventare esplosiva.
Cresce l’entropia geopolitica e un’Europa debole deve guardarsi dai russi come dagli americani. Quali strategie, quali principi devono ispirare le scelte europee?
In queste ore si sta combattendo in Yemen quella che De Giovannangeli sull’Huff Post chiama “la madre di tutte le guerre”. Da un lato Arabia Saudita alla guida di una grande coalizione che vede Egitto, Giordania, Sudan, Pakistan, Bahrain, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Marocco, oltre ai lealisti yemeniti, con l’appoggio turco (per ora solo politico) e quello logistico americano; dall’altro lato l’Iran, che sostiene i ribelli sciiti yemeniti e un appoggio siriano che vale per quel che vale date le condizioni del paese di Assad.
Non so bene cosa detti l’agenda delle priorità nelle coscienze collettive. Non è solo questione di diritti calpestati di cui indignarsi, notizie drammatiche che coinvolgono emotivamente, non è questione di manipolazione massmediale… Forse siamo semplicemente entrati in un’era in cui si consuma tutto troppo velocemente e fatichiamo a capire quali siano le cose fondamentali, quelle solo importanti e quelle trascurabili. Così ci accapigliamo sulle riforme istituzionali (importanti), chiacchieriamo sul seno nudo della Ministra (trascurabile) e semmai ci lasciamo passare sulla testa, inconsapevoli, notizie che cambieranno in peggio la nostra vita nell’imminente prossimo futuro, come la minaccia alla Network Neutrality di cui ha parlato Ottonieri la settimana scorsa o come l’accordo Ttip che minaccia di renderci tutti asserviti agli interessi delle multinazionali americane di cui vi parlo in questo articolo.