Pietro Garibaldi scrive un breve testo, composto ma incisivo, sul fallimento del reddito di cittadinanza. M il problema, come scrive lui stesso, è generale: è il modo italiano di affrontare, confusamente, i problemi.

Pietro Garibaldi scrive un breve testo, composto ma incisivo, sul fallimento del reddito di cittadinanza. M il problema, come scrive lui stesso, è generale: è il modo italiano di affrontare, confusamente, i problemi.
Il reddito di cittadinanza ha diverse criticità: il ruolo impegnativo dei Centri per l’Impiego, la figura del tutor (navigator) e il meccanismo di finalizzazione della proposta del lavoro.
Il Ministero del lavoro ha pubblicato i dati corretti circa le attivazioni e le cessazioni dei contratti di lavoro nel 2014 e nei primi mesi del 2015. Poiché la tabella pubblicata dal Ministero non è facilmente leggibile, la mostriamo di seguito:
Recentemente, è tornata all’attenzione dei media la questione dello stabilimento FIAT di Termini Imerese, o, meglio, lo stabilimento chiuso dalla FIAT a fine 2011. A quella data risale l’accordo in base al quale ai dipendenti fu erogata, fino a oggi, la Cassa Integrazione Straordinaria. Adesso, precisamente a fine 2014, sarebbe terminato il periodo coperto dalla CIGS, e per circa 760 lavoratori (più circa 300 del cosiddetto “indotto”, posto che una fabbrica inattiva abbia un indotto) si sarebbe aperta la prospettiva della definitiva perdita del “posto di lavoro”. Quest’esito è stato evitato, ma è davvero una buona notizia?
Nel tentativo di riguadagnare propositività su temi di contenuto, il M5S è tornato a richiamare con forza attenzione sul proprio disegno di legge per il cosiddetto reddito di cittadinanza, che era già stato un cavallo di battaglia nella campagna elettorale per le scorse elezioni europee e che, alle precedenti elezioni politiche, in una forma o nell’altra e con maggiore o minore enfasi, aveva trovato spazio anche nei programmi di Scelta Civica (“reddito di sostentamento minimo”) e del PD (“reddito minimo”). Nonostante che alcuni giornali abbiano tentato di aiutare gli elettori a districarsi tra queste diverse proposte in ambito di welfare, mi sembra che tuttora ci sia parecchia confusione in materia. A questa confusione contribuisce anche il fatto che l’attuale proposta di legge del M5S è diversa da quella che era stata presentata nel 2013, e ovviamente da quelle che in diversa forma erano state delineate da altri partiti. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza.
L’Istat ha appena diffuso dei nuovi dati che indicano un ulteriore aumento del tasso di disoccupazione (che arriva al 12,6%), e non c’è dubbio che questo sia forse l’indicatore che per tutti noi rappresenta la maggior preoccupazione relativamente alla condizione dell’economia italiana.
Se da un lato questo può costituire un motivo per Renzi per dare priorità al cosiddetto Jobs Act, dall’altro noi anziché parlare di proposte e annunci vorremmo andare a guardare cosa sta accadendo nella realtà a proposito di un’iniziativa già concretamente avviata nel maggio scorso (in realtà si tratta di un programma dell’Unione Europea, deliberato per i suoi aspetti operativi dal Governo Letta) per contrastare la disoccupazione giovanile, e cioè il programma Garanzia Giovani.
Nelle settimane immediatamente precedenti le elezioni europee, tra gli argomenti toccati dalla campagna elettorale c’è stato quello del reddito di cittadinanza, una proposta che, a onor del vero, era già stata avanzata dal M5S sia alle scorse politiche che, in modo circostanziato, alcuni mesi fa, e che alle scorse elezioni politiche, in una forma o nell’altra e con maggiore o minore enfasi, aveva trovato spazio nei programmi di Scelta Civica (“reddito di sostentamento minimo”) e del PD (“reddito minimo”). In quel periodo, alcuni giornali tentarono di aiutare gli elettori a districarsi tra queste diverse proposte in ambito di welfare, ma mi sembra che tuttora ci sia parecchia confusione in materia. Proviamo quindi a fare un po’ di chiarezza.