
Abbiamo aspettato che il referendum sulle trivelle passasse per esprimere alcune considerazioni che, a questo punto, possono essere accolte o rigettate ma non accusate di faziosità contingente.

Abbiamo aspettato che il referendum sulle trivelle passasse per esprimere alcune considerazioni che, a questo punto, possono essere accolte o rigettate ma non accusate di faziosità contingente.

Di giustificazioni Renzi ne ha indiscutibilmente diverse, a partire dal fatto che si ritrova una maggioranza innaturale ereditata dalla precedente gestione del PD, quella di Bersani con la sua disastrosa “non vittoria” e le conseguenze successive che non dobbiamo dimenticare (incarico fallito, disastro per le elezioni del Presidente, maggioranza di Letta fondata su un compromesso bloccato e bloccante con Alfano…).
Come sempre le elezioni amministrative assumono un forte valore politico. Queste regionali non fanno eccezione e sono state segnate da due elementi esterni che solo in piccola parte hanno avuto a che fare coi temi locali ma che sono entrati a piedi uniti nel dibattito e quindi nella scelta degli elettori: i temi lepenisti cavalcati da Salvini, e in particolare la questione degli immigrati e dei Rom, e gli impresentabili che con l’inclusione di De Luca hanno dato una spallata notevole al segretario PD, forse la più forte, forse la più autentica spallata da quando Renzi regna.
Premetto che Vincenzo De Luca non mi è mai stato “simpatico”, nonostante goda, soprattutto fra i suoi concittadini fama di ottimo amministratore: non mi sono mai piaciuti i suoi modi ed i suoi toni.
E francamente avrei preferito un candidato diverso in Campania.
Detto ciò nei commenti che imperversano sulla vicenda vedo scritte e dette molte cose che, semplicemente, non corrispondono alla realtà.
Abbiamo chiesto ad alcuni amici di Hic Rhodus di affiancarci nell’analisi post elettorale. Cosa cambierà in Europa? Cosa in Italia? Qual è il risultato più eclatante? Ecco le loro risposte (e le nostre); ciascuno ha scritto a titolo personale senza un confronto preliminare; le opinioni non riflettono necessariamente quelle di Hic Rhodus.
Nelle assemblee di condominio per votare occorre essere presenti oppure delegare un terzo in propria vece con documento firmato. E si decide di questioni importanti e spese significative, certo, ma non di questioni vitali come, che so, se dichiarare guerra all’impero Romulano o stanziare fondi per la ricerca sul morbo del Pianeta Algernon.
Ora, leggo che per le questioni davvero importanti c’è oggi un gran parlare delle meraviglie del voto elettronico (che viene chiamato anche, con infelice espressione, democrazia diretta o, peggio, liquida). Come ufficiale scientifico, mi è capitato di passare un po’ di tempo in compagnia dei computer, e posso dire che di solito sono affidabili. Ma i computer sono progettati da umani, e i loro programmi sono scritti ed installati da umani, e la loro gestione è affidata ad umani. E i sistemi per controllare che gli umani si comportino correttamente sono molto più complessi di quanto possiamo pensare.
Se siete perplessi sullo stato nel quale in Italia versa la forma di governo peggiore di tutte, tranne tutte quelle già provate, forse potreste essere interessati a un ragionamento sul perché le democrazie, senza un’attenta manutenzione strategica, siano intrinsecamente instabili.
Si dice che le democrazie siano buone quanto i loro cittadini (qualunque cosa “buono” significhi). Già. Ma come sono i cittadini? La matematica e la statistica, insieme alla parte quantitativa delle scienze umane, ci vengono in aiuto, con la meravigliosamente stabile distribuzione del QI (quoziente intellettivo) in una popolazione (questa distribuzione vale per qualsiasi gruppo, se è sufficientemente grande, di qualunque razza, colore, credo, e idea politica):