E’ morto un editore che ha pubblicato libri meravigliosi. Una riflessione.

E’ morto un editore che ha pubblicato libri meravigliosi. Una riflessione.
Ormai scrivere significa, se non si fa altro, fare sostanzialmente la fame. In questo articolo, scopriamo di chi è la colpa…
Siamo noi che scegliamo un libro o è lui che sceglie noi? E comunque, una volta scelto, quali effetti a catena susciteremo?
Una nuova autrice di HR con una graffiante critica all’ignoranza, travestita da dialogo (apparentemente) divertente.
Il bonus cultura per i diciottenni, è stato un flop, si dice. Davvero è così? E cosa si dovrebbe fare?
La scrittura dell’italiano è diventata un disastro e gli errori sono ormai frequenti e clamorosi. Perché accade? Cosa può fare la scuola? Come rimediare?
Leggere è fondamentale ma in Italia non si fa. Per i pochi che amano leggere, quali sono i migliori classici di sempre?
Chi non è buono a nient’altro diventa scrittore.
(William Somerset Maugham, Il filo del rasoio)
Sul piano culturale uno degli indicatori classici è quello della lettura: quanto leggi? (e cosa) è sempre stata una classica domanda nelle inchieste sui consumi culturali, quando non c’era Internet. Poi il combinato disposto di vari fattori, in primis appunto le nuove tecnologie della comunicazione, ha creato le condizioni per un drammatico calo della lettura (di libri, di quotidiani), un aumento dei fruitori Internet e – questo sì è veramente interessante! – un aumento degli scrittori. Paradossalmente calano i lettori (ma non tanto quanto si crede) e aumentano gli autori, un po’ come calano gli elettori ma aumentano i commentatori politici nei social network…
Una delle battaglie del M5S e, in generale, degli indignati anti-casta, riguarda il finanziamento pubblico dell’editoria e, in particolare, dei quotidiani. Si tratta di una battaglia con molti risvolti superficiali e sbagliati, e voglio provare a spiegare il perché. Vorrei partire dalle ragioni di chi combatte l’editoria sovvenzionata. Il disegno di legge a firma Crimi e altri presentato il 10 Aprile dell’anno scorso viene motivato (art. 1, comma 1)
ai fini della promozione della concorrenza e della tutela dei consumatori nel settore dell’informazione nonché al fine di assicurare il conseguimento di rilevanti economie di spesa per la finanza pubblica.
Un discorso, in astratto, che può suonare molto liberale e opportuno ma che non tiene in minimo conto una serie di dati di sistema abbastanza noti sulla difficoltà, per l’editoria contemporanea, di sopravvivere all’editoria digitale, al calo dei lettori, alla perdita di quote pubblicitarie a favore, per esempio, della televisione.