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La continua ricerca di una stella al crepuscolo

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Ma sul tuo piccolo pianeta ti bastava spostare la tua sedia di qualche passo. E guardavi il crepuscolo tutte le volte che lo volevi… (Antoine de Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe).

Un sarcastico Mattia Feltri commenta gli entusiasmi della sinistra italiana per il successo di Jeremy Corbyn con un breve commento seguito da un discretamente lungo florilegio di citazioni, da Veltroni a Fassina e Civati, passando per D’Alema e Bersani (ché nessuno si chiami fuori…), di lodi ai vari leader della sinistra che all’estero, per periodi più o meno lunghi, hanno illuso sulla rivincita di una sinistra internazionale nuovamente arrembante, da Zapatero a Corbyn, appunto, passando per Lula, Tsipras etc. I commentatori italiani sono ovviamente, e piuttosto banalmente, appiattiti nelle loro posizioni rituali: chi critica o addirittura irride, e chi approva o addirittura si entusiasma.

Stefano Feltri, la polemica sulle facoltà universitarie “inutili”, e la triste verità sull’Italia

povera laureata

Nei giorni scorsi, su Internet si è scatenata una vivacissima polemica generata da un articolo di  Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano (seguito poi da un secondo altrettanto controverso), eloquentemente intitolato “Il conto salato degli studi umanistici”. L’autore, in sostanza, sostiene che iscriversi a un corso di laurea umanistico è sostanzialmente un lusso, visto che poi si trova difficilmente lavoro, e se lo si trova è sottopagato, e invita i giovani che non siano ricchi di famiglia a dedicarsi piuttosto a studi ingegneristici o scientifici. Naturalmente, le reazioni contrarie sono state accese, ma la cosa che mi ha spinto a scrivere questo post è che secondo me sia Feltri che i suoi critici sbagliano completamente obiettivo. Vediamo perché.