Dopo avere gioito per il ritorno di Silvia, possiamo ora fare qualche critica?

Il ritorno di Silvia Romano, come tutte, tutte, tutte le questioni secondarie (tale è, in termini macro sociali) molto connotate emotivamente, ha scatenato una ridda di commenti che non si leggeva dai tempi dei Marò. Generalmente altrettanto stupidi da entrambe le parti. Perché anche qui le parti sono due: quella di chi denigra e quella di chi loda, questa seconda per metà tempo occupata a replicare alla prima.

Ho letto giornalisti e blogger con una certa notorietà (non più di “una certa”, diciamo che sono spesso autori di seconda o terza fila) sprecare fiumi di parole per prendere le difese della povera Silvia Romano, assurdamente criticata dalla marmaglia della destra peggiore. Allora qui voglio dire due cose, e due soltanto:

Prima cosa: chi critica Silvia Romano in modo pesante, stupido, maschilista eccetera, o è un “giornalista” alla Vittorio Feltri, uomo che porta il pane e il companatico a casa facendo pseudo-giornalismo spazzatura assieme a una discreta pattuglia di suoi compari, oppure è gente piccola che si sfoga su gruppi Facebook che potrebbero chiamarsi Ammazziamo tutti i politici di merda, oppure Cittadini che vogliono sodomizzare Renzi, o anche Datecela a noi la Boldrini. Costoro sono ignoranti, gravemente minorati intellettivamente e quindi moralmente, non leggono, non sanno, non capiscono; sono analfabeti funzionali, spacciatori creduli di fake news; purtroppo votano, e questo è un crescente vulnus democratico, ma sono totalmente e irreparabilmente impossibilitati a cambiare. Allora, mi chiedo: ma è a costoro che rispondete “per le rime”? Credete di insegnare loro qualcosa? Che so… le buone maniere? l’italiano corretto? i profondi meccanismi della cooperazione internazionale (nel caso della Romano)? Anzi, prima ancora: credete che leggano quello che gli scrivete VOI

Ne consegue che in realtà voi (se rispondete indignati) non fate altro che dare risalto all’imbecillità, gli date un megafono, e il megafono siete proprio voi. Poiché vi leggo sui quotidiani, e vi ho come “amici” di Facebook, e so che siete intelligenti, vi chiedo di spiegarmi perché rispondete a costoro, quale impulso vi muove, cosa sperate di ottenere se non un like al vostro mugugno. Il dubbio dell’omologazione dei giusti non vi assale mai?

Seconda cosa: questo modo errato di dialogare con interlocutori, in realtà inconsistenti, produce un risultato molto concreto: impedisce una riflessione seria e critica, perché l’assordante bla bla delle persone buone e brave contro gli imbecilli impedisce l’emergere di qualunque pensiero razionale. Io, scusate, qualche critica l’avrei: a Silvia Romano, alla sua organizzazione di volontariato, al riscatto pagato e a diverse altre cose ancora. Avere santificato Romano per difenderla a spada tratta da sciagurati che devono solo essere lasciati al loro destino ignavo, impedisce a tutti (a me, ma anche a voi) di fare alcune debite considerazioni che non siano quelle pacatissime e molto generali (che di fatto non toccano la persona Silvia Romano) scritte un paio di giorni fa su HR da Alonso Chischiano. Allora, solo come sommario:

  • la cooperazione internazionale ha parecchie zona d’ombra; l’ho valutata professionalmente, anche se per pochi anni, e ho visto dall’interno parecchie questioni che meriterebbero ampia trattazione. La cooperazione internazionale ha dei costi anche nascosti sui quali potrebbe essere giusto discutere; ha intrecci con governi (quello italiano e quello dello Stato destinatario degli aiuti) a volte opachi, dove si sovrappongono micro-interessi e particolarismi che poco hanno a che fare con l’oggetto principale della cooperazione; si può dire?
  • La “grande” cooperazione ha ombre e luci, e ombre e luci ha la “piccola cooperazione” alla quale apparteneva Romano (riferirsi all’articolo menzionato di Chischiano); fra le ombre: occorre una grande preparazione, vera e seria, che includa la consapevolezza dei rischi; occorre una progettualità seria e vera che parta dai reali bisogni locali, rilevati a partire dalla partecipazione delle popolazioni locali, e molto altro ancora; questioni sovente non garantite da organizzazioni che devono innanzitutto sostenersi economicamente progettando (come viene) e realizzando (quello che si può); si può dire? (Se volete sapere qualcosa della piccola Onlus per la quale lavorava Silvia Romano – e inorridire – potete leggere QUI).
  • La conversione all’Islam di Silvia Romano non solo non è “un fatto suo”, ma pone altri molto inquietanti interrogativi; non è un fatto suo in quanto è parte integrante della sua vicenda di rapita; non è un fatto suo perché quanto meno appare una conseguenza di tale rapimento (se Silvia Romano non fosse mai andata a fare la cooperante e fosse rimasta a Milano ad occuparsi d’altro, avrebbe abbracciato l’Islam?); se quindi non è “un fatto suo”, vi sembra ingiusto porsi interrogativi sulle condizioni psicologiche e morali di una conversione nata in cattività?
  • Pagare un riscatto è male (oltre che contrario alle convenzioni internazionali). Non si tratta dei soldi in sé (sciocchissimamente qualcuno della parte dei “buoni”, ovviamente, ha calcolato essere 7 cent a testa, ma “chi se ne frega” se l’è scordato e l’aggiungo io) ma del fatto che quei soldi servono ad alimentare il terrorismo, mantenere in azione dei terroristi, pagare le armi ai terroristi che in Africa compiono azioni terrificanti. Raramente sui bianchi, certo, quindi via a salvare la donna bianca rapita, che poi se i neri si ammazzano fra di loro, ma vogliamo dirlo una buona volta? Non è che ci interessi molto. Di più: se pagare un riscatto è male, dichiararlo ripetutamente asserendo essere questa la politica del nostro Paese è da dementi: praticamente un invito esplicito alle bande malavitose e terroristiche del mondo a rapire italiani, che poi tanto il riscatto glie lo paghiamo. Se ne può parlare?

Questi sono alcuni degli esempi che sarebbe normale, giusto e in certi casi necessario discutere; ma si possono discutere se non si viene sommersi né dalle demenze dei cattivi (à la Vittorio Feltri, per intenderci) né dall’iperglicemia dei buoni, privati della possibilità di porre dubbi, domande e financo critiche.

Risorse. Nell’arcipelago degli indignati c’è anche qualche isoletta di ragionevolezza:

Una bozza preliminare di questo articolo è stata letta da Alonso Chischiano, che ringrazio.