In queste ore si sta combattendo in Yemen quella che De Giovannangeli sull’Huff Post chiama “la madre di tutte le guerre”. Da un lato Arabia Saudita alla guida di una grande coalizione che vede Egitto, Giordania, Sudan, Pakistan, Bahrain, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Marocco, oltre ai lealisti yemeniti, con l’appoggio turco (per ora solo politico) e quello logistico americano; dall’altro lato l’Iran, che sostiene i ribelli sciiti yemeniti e un appoggio siriano che vale per quel che vale date le condizioni del paese di Assad.
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Sarà Anonymous a sconfiggere l’Isis?
La minaccia dell’Isis è sulle pagine di tutti i giornali, e noi italiani in particolare siamo sempre più preoccupati di trovarci “il nemico alle porte”, ossia in Libia. Di fronte a questa obiettiva minaccia, di cui peraltro su Hic Rhodus abbiamo parlato già da tempo, la strategia dei governi europei, e in particolare di quello italiano, sembra orientata alla prudenza rispetto alla possibilità di un impegno militare diretto.
Qualcuno che, dopo la recente strage di Charlie Hebdo, ha dichiarato guerra aperta all’Isis c’è: si tratta di Anonymous, la rete di attivisti hacker che si è già fatta conoscere per diverse azioni di una certa rilevanza. Saranno loro la punta di diamante della reazione occidentale al terrore islamico?
Il turco lunatico di Barak Obama
di Lee Smith
Hic Rhodus offre ai lettori un punto di vista particolare, quello degli ebrei americani più critici verso l’Amministrazione Obama, sui rapporti fra Stati Uniti e Turchia nell’ambito della crisi mediorientale. La proposta di questa, come di altre future traduzioni, non significa una necessaria condivisione della redazione di Hic Rhodus sulle molteplici questioni trattate e sui giudizi espressi dall’autore.
Questo articolo è riprodotto da Tablet Magazine, “Tablemag.com”, la rivista online di notizie ebraiche, idee e cultura, col permesso dell’editore. Traduzione, note e suggerimenti finali per ulteriori letture sono a cura di Hic Rhodus.
Il bivio dell’Occidente dopo la strage di Parigi
Quanto sia terribile il bivio che abbiamo davanti mi appare chiaro ma so che è difficile argomentarlo in maniera semplice e convincente. Soprattutto convincente, non già perché non ci siano fatti, circostanze, tendenze, per non parlare di tantissime analisi e commenti; il problema è il solito, quello dell’ideologia. Poiché la storia non è matematica, la politica non è fisica e le dinamiche sociali non sono chimica, tutti quelli che ho definito “fatti, circostanze etc.” sono soggetti a interpretazione, vengono – da ciascuno di noi – piegati agli schemi mentali che ci sono propri, alle idee che tradizionalmente, da tempo, “indossiamo” assieme ai nostri amici, consoci, confratelli, compagni. Quindi se adesso dico delle cose scomode, fuori dagli schemi, politicamente scorrette, non in linea col vostro pensiero tradizionale, potreste essere poco disponibili a cambiare voi, e tendere piuttosto a rifiutare me. Trovo un certo conforto dal fatto che dopo la strage di Parigi (perché questo è il tema della riflessione che vi propongo) mi sembra di notare un cambiamento di registro in molti importanti commentatori italiani (commentatori soggetti agli stessi condizionamenti e quindi non universalmente condivisi); non so se è una nuova consapevolezza in loro, oppure se la tragedia francese li ha fatti rompere con gli indugi e venire allo scoperto. Comunque alcuni di questi commenti ve li propongo nelle Risorse finali invitandovi a leggerli. Per il resto preferisco uno stile molto asciutto e per punti; meno fronzoli = meno equivoci.
Il tema è: cosa fare dopo la strage parigina? Che atteggiamento avere con l’Islam?
Io sto coi kurdi di Kobane
Mi chiedevo perché mai l’ISIS avesse deciso di attaccare, con tanta determinazione, la città kurda di Kobane, così pericolosamente vicina al confine turco. Strategicamente parlando l’ISIS non ha bisogno di Kobane. Non mi sembrano molto credibili le ragioni relative alla necessità di un passaggio di rifornimenti clandestini dal confine turco (così il Washington Post) considerando che un’amplissima parte di quel confine è già controllata da ISIS e che, con la complicità turca, ingenti quantità di denari arrivano all’ISIS via Gaziantep e miliziani dall’Europa via Nusaybin. Certo, così circondata, soffocata ormai da ISIS, Kobane deve essere sembrata un boccone facile, ma credo ci sia qualcosa di più.
La sfida jihadista all’Occidente
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Noi campioni della Democrazia Occidentale, figlia della Grecia di Platone, di Spinoza, del secolo dei Lumi, delle sanguinose battaglie del ‘900 (e aggiungete voi tutta la pletora di santini che più vi aggrada) abbiamo un limite incolmabile, un vulnus pernicioso, un tallone d’Achille che ci può sopraffare: la democrazia medesima!





