I numeri sono sempre veri? No. Ma anche se lo fossero, i numeri devono essere interpretati, e qui si commettono gravi errori.

I numeri sono sempre veri? No. Ma anche se lo fossero, i numeri devono essere interpretati, e qui si commettono gravi errori.
E’ inutile girare attorno a dati che – a seconda di come vengono presentati – enfatizzano o diminuiscono le nostre opinioni sui vaccini e il loro eventuale obbligo. La partita vera è quella che giochiamo sul piano delle idee e di come ci rappresentiamo il rapporto fra individui e società.
L’analisi storica mostra il costante miglioramento delle nostre vite sotto vari profili (economico, sanitario…) anche se non lo percepiamo e ci sembra che tutto vada a rotoli.
Nella nostra presunzione ci descriviamo come un blog sostanzialmente razionalista, logico e, specialmente, fondato sull’argomentazione chiara e trasparente dei nostri articoli. La parola chiave, direi preziosa, è argomentazione. Argomentare significa esporre un concetto, un’idea, una soluzione, una tesi con una serie di passaggi logici, concatenati, fondati se possibile su dati di fonte autorevole.
Qualche mese fa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha emesso un avvertimento che ha avuto grande risonanza sui nostri mezzi di comunicazione: mangiare carne fa male. In effetti, l’OMS ha collocato la carne lavorata (come salsicce, salami, ecc.) nella categoria delle sostanze “cancerogene per l’uomo”, e la carne rossa in quelle “probabilmente cancerogene per l’uomo”, in particolare sulla base di dati raccolti relativamente al cancro del colon e del retto.
Ne è nata una considerevole eco mediatica, e una serie di prese di posizione più o meno giustificate dai fatti. Ma quali sono i fatti?
Venerdì 31 ottobre l’ISTAT ha emesso un comunicato stampa dal titolo Occupati e disoccupati. Da subito stampa, web e social network rilanciano la notizia con tanto di dichiarazioni da parte dei maggiori protagonisti della vita pubblica italiana. È giusto, perché il lavoro attraversa davvero un gran brutto momento e siamo nel sesto anno di una grave crisi economica che impoverisce il paese e frustra le speranze e i sogni dei più giovani. Va sottolineato tra l’altro che le principali variabili connesse all’attività lavorativa sono state oggetto di rilevazione fin dal Censimento generale della popolazione del 1861.
Sono assolutamente convinto: ormai diffidiamo tutti dei sondaggi politici ma ci attraggono un po’ come gli oroscopi: sono cumuli di sciocche futilità ma… la Luna consiglia di aprire i vostri cuori! Io vi propongo di aprire le menti e passare dalla passiva accettazione dei sondaggi alla comprensione puntuale del perché siano da evitare o, quantomeno, trattare con grande cautela e un po’ di diffidenza.
Premessa molto importante: il tema è necessariamente molto tecnico e io ho scelto di scrivere un post divulgativo che renda comprensibile a livelli generali le principali ragioni della necessaria fuga dai sondaggi. Nelle consuete Risorse a fine post segnalo alcuni testi, sempre divulgativi ma più approfonditi.
Come preannunciato nel post sull’importanza della Statistica, vorrei “rileggere” alcuni temi di particolare interesse e molto presenti nel dibattito politico utilizzando le evidenze statistiche disponibili, in particolare quelle fornite dall’Istat e dall’OCSE.
Il tema forse più rilevante a giudizio di quasi tutti i commentatori italiani è quello del lavoro, rispetto al quale le proposte e le discussioni mi sembra si concentrino su due obiettivi prevalenti:
Fin dai tempi della famosa poesia di Trilussa sulla “media del pollo”, sulla Statistica aleggia lo scetticismo di chi pensa che affidandosi al buon senso e all’intuito si possano valutare correttamente realtà complesse, e che la Statistica sia invece un modo che usano gli “esperti” per propinare bugie al pubblico. Le prudenti procedure scientifiche, molte delle quali usano la Statistica come un costituente fondamentale, sono faticose e poco attraenti, e spesso indigeste anche per chi, per professione, dovrebbe informarsi ed informare. In questi ultimi mesi ci sono stati diversi casi (cito ad esempio quello, ampiamente dibattuto, del “metodo Stamina”) in cui i giornalisti (e non solo, ahimè) hanno fatto moltissimo battage, ma pochissima analisi seria dell’argomento.