Scriviamo spesso di essere razionalisti, e auspichiamo una politica razionalista. E ora di spiegare questo concetto.

Scriviamo spesso di essere razionalisti, e auspichiamo una politica razionalista. E ora di spiegare questo concetto.
Il programma del PD è un enorme elenco di cose mirabolanti (e a volte ridicole) da fare, senza alcuna visione strategica e senza una sola indicazione sulle risorse da impiegare.
Il programma dei 5 Stelle, oltre alla fuffa populista e al ricorso alla spesa pubblica, ha un difetto esiziale: manca di una visione strutturale dei problemi, e propone solo piccoli interventi inutili e scollegati.
Alla fine Letta ne ha fatta un’altra buona, accettando la proposta di Calenda e dando vita, con lui, a una coalizione liberal-riformista credibile.
E’ il popolo che è “bue” (specie se vince l’avversario politico) o sono i leader politici che non sanno comunicare?
Indipendentemente dal risultato referendario, è facile comprendere come si sia persa un’occasione di dibattito e di proposta. Così nei referendum, così alle elezioni politiche; perché quindi andare ancora a votare?
Il declino di Salvini e Conte è emblematico di un modo spregiudicato, populista e casuale di intendere la politica. Purtroppo, all’orizzonte, non si vede molto altro.
Ma voi ce la fate ancora a leggere delle ultime posizioni di Berlusconi, delle riflessioni di Letta, dei tweet di Salvini? Io no. Scusate: io non ce la faccio più.
Ci si mette anche Prodi a benedire il governo PD-M5S, dimentico della propria esperienza.
Una volta erano importanti. Se ne discuteva, erano l’oggetto delle litigate TV. Quella in bianco e nero. Poi siamo diventati moderni, ci diciamo che le ideologie e le vecchie appartenenze sono morte, ed è vero, ma ci si accapiglia fra sostenitori di leader (non più di partiti) per le dichiarazioni estemporanee che urlano nei talk show ma pochissimo per i programmi politici che i leader e i loro partiti propongono. ‘Programmi politici’, capite? Ve li ricordate?