Seguo (stancamente, senza furia) le parabole discendenti di due leader politici che considero miei avversari (e quindi potrei proporre giudizi condizionati dalla mia avversione) e che stanno tutti i santi giorni, ma proprio tutti tutti, sulle prime pagine dei giornali italiani: Salvini e Conte; leggo:
- Salvini problema della Lega;
- Salvini, anche Giorgetti prende le distanze;
- Conte disperato medita la crisi;
- M5S a rischio scissione, tensione fra i 5 stelle.
Come scrive Mario Lavia, su Linkiesta,
È evidente che i dioscuri del populismo italiano, Matteo Salvini e Giuseppe Conte, si ritrovino a condividere un comune rischio: quello di essere politicamente fatti fuori. Entrambi sono ormai un problema per i rispettivi partiti visto che nei sondaggi sia la Lega sia il M5s appaiono dimezzati e che dal punto di vista politico si agitano scompostamente un po’ alla giornata senza mai ottenere alcun risultato pratico, andando entrambi col cappello in mano, il primo da Silvio Berlusconi e il secondo da Enrico Letta, a chiedere sostegni: finisce che la gente se ne accorge e soprattutto se rendono conto i dirigenti dei due partiti.
Naturalmente ci sono enormi differenze fra i due leader populisti: storie, culture e formazione molto differenti, un Salvini certamente più “politico” (non ha fatto altro nella vita) e un Conte assolutamente più scialbo (non ha fatto nulla nella vita). Il primo che ha conquistato la segreteria e il secondo che è stato catapultato nel ruolo di capo; il primo che può vantare un certo successo, poi dilapidato, e il secondo che ha dilapidato il successo di altri. Tutte differenze di non poco conto.
Il vero e unico tratto che hanno in comune è la visione populista di entrambi, non saprei neppur bene io se veramente vissuta e intimamente partecipata, o solamente cavalcata per opportunismo (il populismo ha comunque un mercato elettorale significativo). Accade che il populismo, essendo strutturalmente privo di idee (sostituite dalle passioni) e di visioni (sostituite da slogan) e conseguentemente di programmi (sostituiti da ipersemplificazioni insostenibili, quelle che hanno portato a quota 100, reddito di cittadinanza, piano di pace salviniano, pseudo riforma Bonafede e così via), finisce coll’inciampare sui propri pasticci, sulle proprie contraddizioni. Viene bene l’esempio del M5S: non avendo idee né visioni né programmi, ma solo slogan, invettive e fantasie emotive, ha raccolto scontenti di destra e di sinistra, ha governato con la destra e con la sinistra, ha fuoriusciti che si sono schierati a destra e a sinistra, e in sostanza è impossibile governare unitariamente, su un programma condiviso, quel popolo di scontenti, disillusi, precari del pensiero. Conte fallirà perché non ha alcuna idea forte, da contrapporre al mélange di idee incerte dei suoi parlamentari e del suo elettorato; non è in grado di proporre una visione e un conseguente programma, alle fantasie pre-politiche del suo popolo. Non ha carisma, non ha personalità. Vi ricordate la vicenda del suo curriculum, quando fu catapultato nell’agone politico? Una ridicola e minuziosa descrizione di elementi insignificanti, alcuni dei quali con grave sospetto di falso, tipici di un professionista di provincia, di mezza cultura, mezza esperienza, mezza affidabilità, che ricama sui propri meriti, gonfia un pochino qui e là. Un ometto come tanti, che funzionava come lavamutande di Salvini, zitto e buono, poi con Letta, ma sì, tanto è uguale. Ma con quale autorevolezza costui richiama al dovere i suoi parlamentari, con quale fascino vorrebbe ricreare la magia (assolutamente artefatta, un’autentica bolla di sapone colorata) che già propose Grillo?
E Salvini? Ma vi ricordate le sue foto al Papeete? Col la pancetta gonfia di birra, l’occhio appannato dai troppi drink, sudaticcio e con lo sguardo torbido a lumare la pupa che si dimenava davanti a lui?
Abbiamo visto tutti molte foto di politici al mare, in vacanza, in famiglia, ma quelle “private” di Salvini hanno sempre avuto un che di falso e appiccicoso, come quella a letto con Elisa Isoardi dove lui dorme (pare fingendo) e lei scatta l’immancabile selfie.
Ecco, Salvini ha questo manto di falsità, sempre in cerca di foto-opportunità, di tweet emotivi, di piroette giornalisticamente attraenti, come il viaggio in Russia. Dov’è la politica? Dicevo: le idee, la visione e i programmi. Le idee e le visioni che Salvini suscita sono mollicce, carnali, volgari. Non c’è una idea in quella zucca, ma solo l’annuncio di idee; tuona contro Draghi, pretende un incontro col premier e quando esce dall’incontro è un agnellino ammansito e testimonia come in mezz’ora Draghi l’abbia ridimensionato.
Ovvio, a questo punto, che molti leghisti si siano stufati e siano trasmigrati in altri partiti, principalmente Fratelli d’Italia; e altrettanto fanno i pentastellati a favore un po’ di tutti, incluso il PD.
A questo punto potrei dire della pochezza anche di Meloni e Letta. Il mio parere è che siano dei nani politici, dei modesti vogatori dediti al piccolo cabotaggio politico, con poche idee, opaca visione e sostanzialmente nessun programma, o frammenti di programma. Se Meloni e Letta giganteggiano rispetto a Salvini e Conte è solo per l’infima pochezza di questi.
Se poi guardiamo ancora oltre, finiamo subito la riflessione; Berlusconi inesistente da anni; a sinistra un deserto. Solo Bonino e Calenda – mia opinione – mostrano di avere idee, qualche pezzo di visione e qualche accenno di potenziale programma ma, proprio per questo, non crescono e non si impongono. Proprio per questo. La “politica” diventata teatro sembra nutrire giornalacci alla disperata ricerca di lettori col Papeete, con la pochette contiana, con Berlusconi che si addormenta alla partita, col dissidio Salvini-Giorgetti… Parlare di ripresa economica è snervante; ragionare su come guadagnarci onestamente il PNRR e non sprecarlo ma che palle! Pure la guerra in Ucraina, diciamolo, ci ha rotto i coglioni, mica possiamo commuoverci a rotella ogni giorno per quei poveretti, che c’abbiamo anche altro da pensare! E i referendum sulla giustizia hanno stufato con ‘sti referendum, ma non hanno niente da fare? E la scuola? E le pensioni? Oddio basta che mi viene il mal di testa.
C’è un perverso circuito fra una politica che ha dimenticato il suo scopo, leader politici da repubblica delle banane, giornali pessimi, pubblica opinione inesistente, scuola disastrata e declino del Paese. C’è un perverso circuito molto noto e documentato, molto chiaro ed evidente. Ma poiché – mannaggia! – siamo in democrazia, bisogno che il bastone fra le ruote in questo circolo vizioso sia messo dalla politica. È la politica che deve attuare il PNRR; è la politica che deve disegnare un sistema educativo e formativo moderno ed efficace; è la politica che deve mettere mano a lavoro e previdenza. E la politica è fatta da persone con idee, che si ritrovano attorno a leader che hanno carisma, che sanno comunicare, gestire, organizzare il partito, fare una sintesi delle idee, disegnare i contorni di una visione comunque condivisa. Noi non abbiamo leader credibili; non abbiamo partiti moderni; non abbiamo un’opinione pubblica educata a chiedere idee e visioni.
Andiamo avanti così, aspettando con una noia nauseante la prossima mirabolante trovata di Salvini, il prossimo salto carpiato di Conte, la prossima sentenza di Meloni, il prossimo silenzio di Letta.
P.S. Andare a votare ai referendum sulla giustizia sarà inutile. Non si raggiungerà il quorum, i referendum non saranno comunque risolutivi, non arriverà dunque alcun segnale ai politici. Ma, perdio, venderò cara la mia pelle, non sarò loro complice, non mi abbaglieranno con la loro sfolgorante nullità. Io andrò a votare sì ai referendum.