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Pensioni: tagli e regali

Sono d’accordo con il giudizio di Ottonieri sulla spending review pubblicato qui. Nel complesso, il lavoro di Cottarelli è deludente. Anche a un lettore distratto dei quotidiani è evidente che, dopo la riforma Fornero del 2011, negli ultimi venti anni le spese pubbliche (e le imposte) sono lievitate anzitutto tra gli enti locali. Lì doveva anzitutto dirigersi l’analisi e la proposta di riduzione della spesa pubblica.

Per quanto riguarda le pensioni, Ottonieri afferma che non si tratta di un taglio di spesa, ma di una nuova imposta. Concordo. E’ la proposta di un’imposta selettiva, addossata cioè solo a uno specifico gruppo di contribuenti. Costoro non sono degli evasori;  pagano già tutte le imposte dovute, pur se salate. In altri paesi le pensioni sono tassate più lievemente.

La proposta di Cottarelli è abnorme e ingiustificata per molte ragioni:

Renzi: spending review sì, tasse occulte no!

Passato qualche giorno dalla vivace presentazione con cui Matteo Renzi ha esposto la ben nota serie di misure che ha in programma, a partire dalla riduzione delle tasse per i redditi più bassi (su questo sono state avanzate valide osservazioni altrove), vorrei concentrare la mia attenzione piuttosto sulle risorse che dovrebbero essere impiegate per coprire i costi del taglio delle tasse annunciato dal Presidente del Consiglio. Era stata infatti prospettata una riduzione “epocale” della spesa, ma poi sui risultati della spending review presentati da Cottarelli al Senato Renzi ha mostrato una notevole prudenza, attirando semmai l’attenzione dei media soprattutto sulla riduzione degli stipendi ai manager pubblici, misura certamente molto popolare. E persino il Presidente della Repubblica è intervenuto contro i “tagli immotivati” alla spesa (chissà se ci è lecito dire che è la spesa a essere spesso immotivata).

Quindi, vediamo: cosa c’è davvero nella famosa spending review? Proviamo ad analizzare meglio le famose 72 slide di Cottarelli.

Spesa sanitaria e costi standard: lo stiamo facendo sbagliato?

In un precedente post, ho cercato di cominciare a ragionare su se e dove sia possibile (e credibile) ridurre la spesa pubblica, dato che il nostro nuovo Presidente del Consiglio continua ad affermare di voler ridurre drasticamente le tasse sul lavoro. Preferisco per ora non prendere in considerazione l’idea che questo tipo di provvedimento possa essere finanziato da una maxi-patrimoniale, risolvendosi quindi di fatto in un incremento della pressione fiscale, e prendo piuttosto per buone le parole del ministro Alfano che afferma che stiamo per assistere al “più grosso taglio alla spesa pubblica e alle tasse che si ricordi”. Nientemeno. Ma come e dove si può tagliare la spesa?

Spesa pubblica e tasse: evitiamo le illusioni ottiche

Come all’esordio di praticamente ogni governo del passato recente, anche in questi giorni il nuovo Presidente del Consiglio Matteo Renzi ci propone obiettivi di riduzione delle tasse e della spesa pubblica, indicando anzi come possibile un taglio “a due cifre” del cosiddetto cuneo fiscale. Intenti analoghi, anche se non sempre così ambiziosi, si sono in passato infranti contro la rigidità e la complessità del bilancio pubblico, le resistenze dei centri di spesa, e tutte le mille ottime e pessime ragioni per cui le tasse non scendono mai.

Ovviamente, qui non potrò dare ricette; aiutandomi però con i numeri, come mio solito, cercherò almeno di suggerire che non tutte le percezioni che ci vengono instillate sono esatte. Proveremo insomma a liberarci da alcune illusioni ottiche.

Orfani delle Magnifiche Sorti e Progressive

Questo post parlerà del dibattito in corso sulla legge elettorale ma non prenderà una posizione sulla proposta Renzi. Non sarà un post politico ma sociologico e quindi lo potete leggere sia se siete renziani sfegatati sia se siete ferocemente anti-renziani. Perché vuole rispondere alla domanda: Renzi o non Renzi, è possibile una riforma elettorale equa e largamente condivisibile? La risposta, anticipo, è un sonoro “No”, e dopo avere spiegato perché “No” cercherò di precisare un punto di vista, forse un po’ eccentrico, su come fare per rendere propositiva anche questa risposta negativa.