Letta o non Letta il PD è morto. Quali alternative possibili per una sinistra moderna?

Letta o non Letta il PD è morto. Quali alternative possibili per una sinistra moderna?
Zingaretti scappa. Comunque finisca, il suo bilancio è pessimo e mostra di essere stato uno dei peggiori leader politici degli ultimi anni.
Perché Renzi sostiene Draghi, e perché c’è poco da stare tranquilli.
Avremo un governo Draghi? Sembra di sì, e potrebbe essere un bene. Ma sarà comunque il frutto del totale fallimento della politica, una politica malsana che continua a essere maggioranza in Parlamento e nel Paese.
Per uscire dal buco in cui si sono cacciati, i protagonisti della crisi di governo propongono un patto scritto. Vi spieghiamo perché si tratta solo di una presa in giro.
Un commento sulla crisi di governo? Una crisi totalmente impolitica, un gossip continuo, una totale mancanza di visione politica; ma non da oggi; e non è affatto finita.
Non ci sono vere ragioni politiche alla crisi di governo in atto. Il fatto è che non c’è nulla di politico, da anni, nel panorama italiano, ma solo un simulacro, una farsa.
Renzi attacca il piano per il Recovery Fund per cogliere due piccioni con una fava: indebolire Conte e alimentare spesa pubblica “buona” (per lui). Quello che serve al paese è però ben altro.
Zingaretti tira un sospiro di sollievo, i 5 Stelle esultano per il referendum, la spallata non c’è stata e il governo durerà. Guardiamo però oltre la nebbia…
Zingaretti e il PD. Di riformismo, di centro-sinistra, di liberalsocialismo, non c’è rimasto più nulla. Il nuovo partito populista di massa è nato lasciandosi alle spalle una voragine.
Pare si vada strutturando, con reciproca soddisfazione, l’alleanza PD-M5S. Quindi: siamo fritti!
Si vedono già gli avvoltoi girare in cerchio sopra la sua testa, ma il corpo di Conte non è ancora freddo… Sicuri che valga la pena accoltellarlo?
Fa impressione vedere un politico che aveva goduto di un consenso altissimo, oltre il 40%, giocare al gatto con il topo, facendo la parte del topo, con il premier dell’attuale maggioranza, di cui peraltro fa parte, a questo punto come alleato/avversario. La caduta di Matteo Renzi, purtroppo, non è finita. Quando si rinvia sine die l’elaborazione di un lutto per superarlo si va avanti così. Pensando di essere quel che si è stati, ridotti però a forza del tutto virtuale (perché il 4% e qualche nei sondaggi è tutto da verificare). [...] Renzi sembra fermo al biennio fulgido. Non avendo ancora spiegato a se stesso e al mondo come si possa portare un partito in pochissimo tempo dal 40,8% a poco più del 18% in soli quattro anni. Renzi sembra ancora coccolare le foto con Obama e con altri capi di Stato, i numeri del suo Governo, le grandi riforme, la modernità supposta della sua azione. Senza darsi e darci una spiegazione sul perché tutto sia finito così. Nel frattempo l’opinione pubblica, malgrado le tante storture del mondo dei media, la disintermediazionne dei social, si fa un’idea e la esprime. Anche in questi giorni vede e osserva e se fossimo in Renzi usciremmo dall’aula del Senato per andare a sentire che aria tira in giro. Prima di ritrovarsi a dire, di nuovo, di non essere stato capito. Fino ad ora gli elettori hanno capito benissimo. (Fabio Luppino, Come un piccolo Turigliatto, HuffPost, 16 feb 2020).
Con tutte le cautele del caso: i sondaggi testimoniano i tempi bui, buissimi, nei quali ci troviamo. All’orizzonte poche e tremule luci…
Qualcosa si sta muovendo fra i liberali, radicali, socialdemocratici desiderosi di opporsi all’omologante populismo che avanza?