Eredità a 5 Stelle: 1) Hanno portato la Lega lepeniana di Salvini al governo; non si dica che è stata colpa del PD che non si è alleato con loro, o altre sciocchezze; nessuno li ha obbligati e chi ha avuto l’occhio non accecato dall’ideologia ha sempre visto le affinità fra loro. 2) Per totale incapacità, incompetenza, mancanza di idee, si sono fatti mangiare da Salvini mostrando di non valere un fico secco e orientando milioni di elettori populisti, qualunquisti, reazionari verso la scelta migliore, che è il Truce e non certamente Gigino; il M5S è morto, farà un risultato meschino alle elezioni, credo che in pochi si fideranno, in futuro, di allearsi con loro (tranne forse Zingaretti, su di lui ho dei dubbi). 3) Hanno quindi aperto le porte al governo platealmente fascista prossimo venturo. 4) Hanno fatto perdere un anno e mezzo all’Italia col loro freno a mano tirato su tutto, tranne sulla boiata del reddito di cittadinanza che sarà prontamente eliminato dal prossimo governo Salvini. Chi oggi, ancora, difende il M5S, si pone al di là del bene e del male e fuori dal consorzio politico italico, qualunque cosa intendiate con “consorzio politico”.
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Il bullismo dei buoni e l’abolizione dei “ma”
Una donna molestata che denuncia il fatto… e viene rimproverata da chi si presume dovrebbe difenderla.

La Quinta colonna
La strategia eversiva migliore? Semplice. Distruggere la democrazia dall’interno!

Trasumanar e non tollerar. Gran finale
Nessuna tolleranza verso gli stupidi e gli ignoranti, basta col populismo e il politicamente corretto.

Pidioti e grullini: stessa fazza, stessa razza
Qualcosa accomuna i simpatizzanti del PD e quelli del M5S che presidiano i social: l’arroganza, la violenza verbale, e una certa ottusità di fondo. Una piccola esperienza.

Il mondo degli ignavi e la debole resistenza dei savi in una manciata di film
Panoramica della situazione italiana e del dilagare populista nelle citazioni cinematografiche.
(È caldo, divertiamoci un po’…)
Gli imbecilli del Web 2.0 e il dilagare del mannoismo
I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. E’ l’invasione degli imbecilli (Umberto Eco).
Il vantaggio evolutivo della mediocrità
Non i filosofi, ma i taglialegna e i collezionisti di francobolli compongono l’ossatura della società (A. Huxley, Il mondo nuovo)
Gianluca Bonanno è un Europarlamentare leghista che periodicamente balza agli onori della cronaca per istrionismo di cattivo gusto, omofobia, razzismo, protervie e stravaganze. L’ultima performance l’ha visto dichiarare che i Rom sono la feccia della società fra metà studio del talk show (Piazzapulita) che applaudiva e il povero Fassina che cercava di protestare. Sui giornali molti corsivi e commenti sdegnati (per esempio questo arrabbiato di Deborah Dirani o questo erudito di Gianfranco Mascia) che dicono cose giustissime sul fatto che è stupido – prima ancora che sbagliato – essere razzisti e altre cose analoghe e ovvie. Che secondo me non c’entrano il punto che è un altro (fermo restando che sì, essere razzisti è stupido e sbagliato e a me Bonanno ha dato fastidio).

La Rete ci rende stupidi e cattivi
Chi va su Twitter o crea un blog deve avere la pelle dura, prepararsi a tutto (John Suller docente di cyber-psicologia alla Rider University)
Un popolo di mostri si aggira fra noi; gente spietata e senza cuore, incapace di riflettere, poco intelligente come si conviene a chi ha il cuore di pietra. Non poche persone, non una banda ma una folla, una moltitudine. Questa legione di decerebrati abita il web. Sì, effettivamente molti di loro hanno un domicilio reale e vivono fisicamente fra noi, sono gli arroganti, gli stalker, i violenti, gli ottusi… Pericolosi ma facilmente identificabili e in numero, tutto sommato, limitato. A differenza di quelli che abitano il web. Moltitudini di utenti Facebook e Twitter (e altri social, ma ovviamente questi sono i più rilevanti) che sfruttano questo potente filtro per predicare odio, insensatezza, catastrofismo, razzismo.
Se la Democrazia è gratis non vale nulla
La Democrazia è gratis. Se sei cittadino italiano e non hai fatto qualche boiata pazzesca (ma proprio brutta brutta) tu puoi votare, fondare un partito, candidarti, governare il Paese e rappresentarlo nel mondo. Non devi fare nulla. Votare, per esempio, non costa nulla salvo quell’enorme seccatura di recarti al seggio, ma è proprio l’unica fatica. Non ti è richiesto di capire qualcosa di politica e puoi votare anche solo per sentito dire, perché un candidato ha la faccia che ti piace, perché lo vota anche il tuo amico del cuore; oppure puoi fare una scelta a caso, così per gioco, fare ambarabà cicì cocò e votare secondo la conta. È un tuo diritto, perché tu sei un cittadino, vali uno come tutti gli altri, e col tuo voto puoi fare ciò che credi. Anche se sei un vero bastardo hai diritto a votare; se picchi tua moglie e maltratti i figli, sei un lazzarone buono a nulla, abbandoni il cane e incendi i boschi, non sei capace di tenerti un lavoro, imbrogli, menti e sputi per terra, anche in questo caso sei e resti un cittadino, vali uno come tutti gli altri e hai il diritto di andare a votare come credi.
Il pensiero razionale nell’epoca della sua annichilazione tecnica
Me lo sono andato subito a rileggere. Un piccolo saggio di Walter Benjamin, dal titolo L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, contenuto in una piccola raccolta con lo stesso titolo.
Diceva Benjamin (nel 1936, pover’uomo, badate bene) che ogni opera d’arte, in quanto unica, possiede una sorta di “aura” che viene percepita dal fruitore dell’opera e che è la vera fonte del godimento estetico. La riproducibilità tecnica dell’opera d’arte fa decadere tale aura, la corrompe, e nel mentre la riproducibilità consente a masse maggiori di persone di avvicinarsi all’opera, la sua reale godibilità viene di fatto limitata dalla scomparsa dell’aura.
Mi viene in mente Benjamin dall’improvvisa riflessione sul dilagare dell’editoria digitale