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Non basteranno i muri a fermarli

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I movimenti di popolazioni, oggi, sono inevitabili. La tecnologia che noi abbiamo in Occidente per i nostri spostamenti è a disposizione anche di chi si muove da Paesi meno abbienti e dei trafficanti di esseri umani. Che si tratti di rifugiati o di migranti per ragioni economiche credere di respingerli con barriere è un po’ ingenuo. Capisco che dal punto di vista elettorale possa servire dirlo. Sul breve periodo. Ma il problema si ripresenterà (Filippo Grandi, alto commissario UNHCR; fonte).

L’idea di tenere lontani gli invasori, nomadi, migranti e vaganti di ogni genere con delle barriere impenetrabili è antichissima

Migranti, traumi e assistenza (non?) professionale

immagine titoloDal 4 al 6 dicembre scorsi, ho assistito ai lavori del convegno “Analysis and Activism: Social and Political Contributions of Jungian Psychology”, svoltosi a Roma e organizzato dalla IAAP (International Association for Analytical Psychology). Tra le altre cose, mi ha attirato l’insolito accostamento tra la scuola analitica che si richiama all’esempio di Carl Gustav Jung, una personalità di sconfinata cultura e grande profondità di pensiero, e l’attivismo sociale, un’attività pragmatica quant’altre mai. Il programma (di cui ho potuto ovviamente seguire solo una piccola parte) era effettivamente estremamente variegato, e qui vorrei parlare di uno solo tra i molti, interessanti argomenti toccati: l’assistenza psicologica ai migranti e ai profughi.

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Scuola e migranti: istruzioni per l’uso

 

L’istruzione dei figli che provengono dal mondo dell’immigrazione è un tema scottante: una parte dell’opinione pubblica, una frazione degli insegnanti, molte autorità scolastiche, molti responsabili politici ritengono che gli immigrati (o, meglio, i loro figli ) siano responsabili del degrado del rendimento scolastico, dei problemi disciplinari che si accumulano nelle scuole e della pessima classifica del sistema scolastico ottenuta dal loro paese (o regione) nell’indagine internazionale PISA (qui i risultati provvisori dell’indagine più recente). In molte scuole non c’è traccia di studenti immigrati, ma questo fatto purtroppo è ignorato.