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Siamo un popolo di scrittori

snoopy

Chi non è buono a nient’altro diventa scrittore.

(William Somerset Maugham, Il filo del rasoio)

Sul piano culturale uno degli indicatori classici è quello della lettura: quanto leggi? (e cosa) è sempre stata una classica domanda nelle inchieste sui consumi culturali, quando non c’era Internet. Poi il combinato disposto di vari fattori, in primis appunto le nuove tecnologie della comunicazione, ha creato le condizioni per un drammatico calo della lettura (di libri, di quotidiani), un aumento dei fruitori Internet e – questo sì è veramente interessante! – un aumento degli scrittori. Paradossalmente calano i lettori (ma non tanto quanto si crede) e aumentano gli autori, un po’ come calano gli elettori ma aumentano i commentatori politici nei social network…

Il libro ha un magnifico passato davanti a sé

Qualche sera fa, sono andato a passare un paio d’ore a una manifestazione estiva il cui nucleo è costituito da un mercatino di libri. La manifestazione è ormai un “classico” e si ripete da decenni, ma la qualità delle proposte nel corso degli anni è purtroppo calata, e da luogo dove si trovavano interessanti pubblicazioni di editori minori si è arrivati a una prevalenza indiscussa dei remainders e dei libri a bassissimo costo. Addirittura c’erano cestoni di libri a 99 cent con la scritta “costo meno di un e-book”. Come spesso mi capita in questi casi, mi è venuto da pormi la classica domanda da nostalgico del secolo scorso: forse davvero il destino del libro è segnato?