Con quale criterio possiamo definire “diritti” le istanze delle minoranze? Qual è il confine oltre il quale i diritti delle minoranze diventano soprusi?

Con quale criterio possiamo definire “diritti” le istanze delle minoranze? Qual è il confine oltre il quale i diritti delle minoranze diventano soprusi?
Viva le restrizioni in tema di vaccini e certificato verde. Abbasso chi non si vuole vaccinare! Ma siamo sicuri che la maggioranza abbia sempre, necessariamente ragione (P.S. Questo non è un post no vax).
C’è una contraddizione – scrive argutamente Quagliariello – fra la legge Zan contro l’omofobia e il sostegno delle quote rosa. Discutiamone.
Una bussola per immaginare la democrazia nel Terzo Millennio. Prima puntata: i diritti. Cosa sono, cosa non possono essere, cos’hanno a che fare con la democrazia.
La repressione degli uiguri, quella dei tibetani, dei ceceni, dei curdi e di decine di altre minoranze nel mondo. E noi possiamo fare veramente poco.
Da un po’ di tempo vegetariani e vegani sono oggetto di ironia, sarcasmo ma anche odio. Perché? Il veganismo come caso di studio dell’ostilità verso le minoranze.
Democracy is the worst form of government, except for all the others (Winston Churchill, House of Commons, 11 Novembre 1947).
Una benemerita nota di Paolo Mieli ci consente di fare una riflessione sulla salute della democrazia di fronte all’avanzare del populismo. Mieli parte da una constatazione: in molti speravano che i militari prendessero il potere in Turchia, e il ritardo col quale Obama, poi gli europei, hanno (tiepidamente) sostenuto Erdogan tradisce un desiderio inconfessabile di sovvertimento dell’ordine democratico contro un personaggio che, per quanto discutibile, è stato eletto democraticamente.
I risultati delle elezioni politiche sono notizie vecchie e anche noi di HR ne abbiamo già parlato ma restano diverse domande ancora senza risposta inclusa la classicissima e sempreverde “ma perché il PD continua a farsi del male da solo?”. Mi permetterete allora alcuni appunti di carattere sociologico che devono prendere le mosse da quanto accaduto alle regionali per andare poi subito oltre.
La bagarre. Termine giornalistico come ‘vacanzieri’, ‘torrida estate’ e altri cliché linguistici che entrano nell’uso comune; in questo caso un simpatico francesismo per dire rissa parlamentare, tafferuglio politico, lancio di crisantemi (contro Renzi), ingollamento di mortadella (contro Prodi), esposizione di volantini, manifesti, corde da impiccato… Perché nel Parlamento le chiacchiere a un certo punto finiscono e c’è bisogno di mostrare, esibire l’indignazione suprema, lo scandalo indicibile a cui si assiste, la mostruosità inenarrabile degli avversari. E giù un bel cazzotto se l’avversario è a tiro. E sia bagarre, quella vista alla Camera dopo l’annuncio della fiducia all’Italicum.
In che modo gestire il dissenso di un parlamentare, o di pochi, dentro un’organizzazione politica? Se un leader politico propone una linea, e la maggioranza degli aventi diritto nell’organo decisionale preposto l’avvalla, quanto è tollerabile un successivo dissenso esplicito da parte di membri della minoranza? Il problema è spinosissimo perché da un lato abbiamo ben chiari i concetti di libertà, coscienza, responsabilità, e dall’altro lato quelli di decisione, democrazia maggioritaria e funzionalità organizzativa. Supponiamo, per esempio, che il leader di un partito – Renzi, diciamo – abbia in animo di riformare in un certo modo il Senato e che la sua proposta raccolga una paio di proteste, qualche mugugno e poi un bel po’ di consensi, certificati da una votazione alla Direzione nazionale. A quel punto l’azione parlamentare di questo partito e dei suoi parlamentari dovrebbe essere di sostegno all’iniziativa, sempre e comunque, oppure no? Mi riferisco in particolare ai contrari e mugugnatori, ovviamente. Costoro hanno seriamente, sinceramente, democraticamente espresso il loro diverso avviso, hanno partecipato alla discussione ma sono risultati pochi e non hanno potuto far cambiare la linea del partito. Devono allinearsi? Sono liberi di continuare per l’eternità a distinguersi? Qualunque sia la vostra risposta ha almeno un elemento di debolezza.