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Come sanno i miei assidui lettori, praticamente non sono più sui social per assoluto disgusto. Ho un profilo Facebook solo perché devo gestire gruppi e pagine (per esempio quella di Hic Rhodus). In questo momento, su Facebook, ho TRE amici, e farei a meno anche di quelli. Ciò basta, comunque, per fornirmi, sulla time line una sequenza di post di questo e quello, ciascuno affannato a fare lo splendido, la fica, il goliarda spiritoso, la saggia letterata… Quel poco – che già mi soffoca – mi conforta nell’idea che i social siano il male. Post inverosimili, battute statie, scopiazzature, frasi penose che vorrebbero essere mitiche e informate dall’estrema saggezza, ricette e “istruzioni” fantasticamente inutili, presunte citazioni ispirate, stupefacenti prodezze raccattate sul web che attirano i like, i cuoricini e commenti patetici di gente che – così penso – è stata bocciata in terza elementare (devo crederci, devo!). Ma davvero sentite il bisogno dei social?

Le fiabe africane, mi sono documentato, non contengono nessun protagonista bianco, o cinese, lappone, indio, maori. Potete controllare da voi. Non hanno disabili né omosessuali, neppure uno. Neppure uno! Gli africani sono razzisti, omofobi, diversofobi. Mica come noi occidentali che abbiamo imparato ad essere attenti alle diversità di genere, di etnia, di orientamento sessuale eccetera, come dimostra in maniera cristallina la nuova Biancaneve Disney! In attesa dell’asteroide, che privi l’Universo della nostra specie di imbecilli, anche per oggi vi saluto, saluta, salut*, salutə.