Il mio 25 aprile

Mi interrogo. Chi poteva imbracciare un fucile nell’aprile del ’45 avrà pur dovuto avere – che so? – almeno 16 o 17 anni. Quindi oggi, godendo di ammirevole longevità, ne ha ben più di 90. E se una straordinaria fortuna lo ha assistito, è lucido, ha memoria, e il 25 aprile ancora lo commuove. Ce ne sarà sicuramente una manciata in Italia, in attesa che di 25 aprile in 25 aprile, fra mica tanto, l’ultimo superstite dell’ultima brigata partigiana sarà solo polvere di stelle. Intanto, portandosi avanti col lavoro, l’encomiabile ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) ha dirigenti nati dopo la guerra, che di novantenni lucidi ex partigiani, disponibili alla bisogna, non ne hanno trovati. Ma il ventennio fascista, e la guerra criminale voluta stolidamente da Mussolini, hanno lasciato ferite ampie e purulente, e quindi certamente aveva un grande senso essere antifascisti negli anni ’50, quando in Italia una discreta quantità di ex fascisti era ben presente e attiva nel tessuto sociale italiano; e negli anni ’60 e ’70, quando l’eversione nera colpiva con un terrorismo assassino, quando programmava colpi di stato che, col senno di poi, appaiono quasi da macchietta, ma all’epoca mica tanto. Io me le ricordo le stragi; io me lo ricordo Junio Valerio Borghese, io me lo ricordo il FUAN… Borghese oggi avrebbe 117 anni; per dire… Valerio Fioravanti, dei Nuclei Armati Rivoluzionari (fascisti) oggi ne ha 65, e comunque il terrorismo, nero e rosso, è stato da un pezzo archiviato, e praticamente nessuno dei giovani che scenderà in piazza il 25 aprile ne ha dovuto sperimentare le asperità.

Resta l’impegno per la memoria? Ma di cosa, esattamente? Ricordare l’olocausto (27 gennaio) resta un dovere perché l’antisemitismo, in un quadro preoccupante di più generale razzismo, permane forte, presente, una costante della storia umana. Per l’antifascismo la questione è completamente diversa, e c’è stata una mutazione semantica, a mio avviso legittima, ma pur sempre mutazione è stata. Da ‘fascismo’ come espressione di una politica, di una forma di governo (quello di Mussolini) a ‘fascismo’ come insieme dei concetti politici e dei valori che quella politica sottintendeva (suprematismo, violenza, antisemitismo, colonialismo, induzione violenta al silenzio degli oppositori, pensiero unico…). In questa seconda accezione, il concetto si è consegnato al fluire storico, e quindi al continuo adattarsi a nuove situazioni, a diverse e inedite circostanze, tanto che, ampliandosi semanticamente, il concetto di ‘fascismo’ ha perso una parte della sua denotazione (ovvero il riferimento a quel periodo storico, alle squadracce nere, alle leggi razziali, etc.) per acquisire una notevole genericità connotativa: ‘fascismo’ come destra estrema, come massimalismo autoritario, come generico pensiero vitalista, un po’ maschilista, tendenzialmente razzista e intollerante, omofobo e ignorantello.

Tale genericità connotativa, privata del senso storico originario, finisce coll’essere confusiva: trovo che nell’estrema sinistra (ma anche neppure tanto estrema) ci sia massimalismo autoritario, pensiero vitalista, e una comune confusione identitaria, che semmai sventola un Lenin mai veramente capito anziché un Ezra Pound mai veramente letto.

Oppure, forse… vuoi vedere che hanno già vinto loro, e semplicemente tutti noi corriamo dietro inutilmente a fantasmi, come sciocchi bambini che si lasciano giocare perché, in fondo in fondo, non fanno danni, e anzi: così si tengono occupati, i piccini, e non danno noia ai grandi?

Vuoi vedere che il vero nucleo del senso proprio fascista, liberato dall’orbace, è da sempre vivo e vegeto, serpeggia allegro nei costumi e nella mentalità degli italiani (e, ahinoi, di molti altri popoli, e forse della specie umana nella sua interezza)?

Cosa significa, ‘fascismo’ se non sopraffazione, sopraffazione grazie e attraverso un pensiero unico, un pensiero unico basato su concetti perversi di identità, un’identità fondata sull’ego, un Ego desideroso di potenza?

La nostra storia recente non è assolutamente fatta di fascisti in orbace coi manganelli e l’olio di ricino, ma di continui, diuturni tentativi di mettere tanti Ego davanti agli interessi della collettività; tanti micro-luoghi di identità particolaristica davanti a una qualunque idea di identità collettiva; un maestoso pensiero unico, che tali micro identità oltrepassa e riunifica, che impedisce l’analisi critica; e infine una costante sopraffazione in cui il pensiero dei cittadini è sistematicamente manipolato, sin dalla concreta impossibilità di un’educazione e una formazione civica, morale e quindi politica della stragrande parte delle persone, soffocate dai social network, abbagliate da Netflix, addormentate sulla partita di pallone.

Il mio 25 aprile, quindi, non sarà per manifestare contro il governo “perché di destra” (dov’era la sinistra, quando la destra guadagnava consensi anno dopo anno?); non sarà neppure per le uscite imbecilli di un ministro, di un’alta carica dello Stato (l’elenco delle imbecillità declamate dai politici attraversa tutto l’arco politico nei decenni); e certamente non sarà all’insegna delle incontenibili ambiguità che aleggeranno, come slogan, nelle piazze “antifasciste”. Se non si riesce a ricomporre una visione storica di quanto ci accade, e quindi critica, gli antifascisti si appagheranno narcisisticamente in un happening collettivo autocelebrativo, torneranno a casa soddisfatti di aver fatto il loro dovere, e non avranno cambiato un ette del mondo che li circonda, e del fascismo che vogliono combattere, che non assomiglia più in nulla a quello che avranno creduto di condannare, in piazza, cantando Bella ciao.

Il fascismo che io cerco di combattere è la falsa democrazia in cui siamo immersi. E che si tratti di una falsa democrazia l’abbiamo spiegato decine di volte, qui su HR, e ci abbiamo anche scritto un libro. Non è democrazia se il popolo non ha strumenti per scegliere e se gli eletti non hanno contezza, né spazi di manovra, per decisioni strutturali efficaci. E il popolo non ha strumenti perché l’educazione è carente, la ricerca mortificata, il ruolo genitoriale non sostenuto. E l’educazione è carente perché non sviluppa senso critico, oggi schiacciato sotto la cappa opprimente di un linguaggio fortissimamente omologato, unidimensionale (che si debba parlare “politicamente corretto” assomiglia straordinariamente a come si doveva parlare, e quindi ragionare, nel ventennio mussoliniano). E gli eletti non hanno contezza né spazi di manovra perché sarà anche finita l’illusione ottimista della globalizzazione come libertà dei popoli, ma di quella globalizzazione sono rimasti i vincoli, che crescono anno dopo anno, e solo una classe politica con sagace sguardo internazionale, con visione olistica, con cultura sistemica, può ben operare al servizio di una nazione, altro che i nostri ignoranti dilettanti mandati a governare le capre dal popolo caprino!

Io, a essere sinceri, vedo – o credo di vedere – un declino veloce e strepitoso della cultura, delle forze creative, della capacità di ragionare e argomentare; vedo, in sostituzione, il tentativo di fare di me non già il mero consumatore già ampiamente indicato dagli intellettuali di non pochi decenni fa, ma qualcosa di assai peggio: lo stolido ripetitore di cliché, l’amplificatore del vuoto sociale, il narratore di narrazioni altrui. Se questo che io vedo non è fascismo, se è sbagliato chiamarlo ‘fascismo’ perché così quel sostantivo perderebbe i suoi ultimi significati, va bene, chiamiamolo pure in un altro modo. Vorrà dire che il 25 aprile non avrò un granché da festeggiare. Mussolini penzola a testa in giù a piazzale Loreto, c’è stata la svolta di Fiuggi, i peggiori fascisti del momento, al massimo, sparano cazzate da imbecilli oggi, si scusano per l’equivoco domani e ne sparano un’altra dopodomani; non vale neppure la pena rispondere loro, se sono fatti così, amen; se gli italiani li hanno votati, amen; se la massima espressione di rivincita su di loro è Schlein, amen. Io me ne sono fatto una ragione. Per tutto il resto, invece, quel fascismo che ho indicato non mi prenderà mai vivo.

#NonOmologatevi!