Ma è proprio vero che oggi stiamo meglio di 100 anni fa? Forse sì, da certi punti di vista, ma probabilmente no da altri.

Ma è proprio vero che oggi stiamo meglio di 100 anni fa? Forse sì, da certi punti di vista, ma probabilmente no da altri.
Saviano a processo per diffamazione, avendo dato dei “bastardi” a Meloni e Salvini. Una riflessione sull’uso della parola da parte degli intellettuali, e di quello della sanzione da parte del potere.
Come rimediare al pasticcio calabrese e della sua sanità? Semplice: con un Uomo della Provvidenza!
Battere questo governo? L’unico modo è metterci la faccia, accendendo 100 fuochi di opposizione.
La reazione violenta dei lettori a un articolo crudo, logico, ma poco pietoso. Dove la verità? Sono i lettori colpevoli di superficialità o la giornalista poco capace di mediare? (Con un poscritto sul caso Serracchiani)
La legge sulla legittima difesa, nata malissimo, morirà presto. Ma la sinistra ce l’ha una proposta, una visione, una politica sulla sicurezza? Un’alternativa alle pistole?
Come sempre le elezioni amministrative assumono un forte valore politico. Queste regionali non fanno eccezione e sono state segnate da due elementi esterni che solo in piccola parte hanno avuto a che fare coi temi locali ma che sono entrati a piedi uniti nel dibattito e quindi nella scelta degli elettori: i temi lepenisti cavalcati da Salvini, e in particolare la questione degli immigrati e dei Rom, e gli impresentabili che con l’inclusione di De Luca hanno dato una spallata notevole al segretario PD, forse la più forte, forse la più autentica spallata da quando Renzi regna.
La droga fa male, punto e basta. Poiché poco più avanti il lettore troverà invece una dichiarazione a favore della legalizzazione della cannabis che potrebbe sconcertare, voglio proporre questo incipit in maniera chiara: la droga fa male, tutte le droghe incluse quelle chiamate “leggere”. Per essere breve vi rimando a un’unica fonte istituzionale (il Dipartimento Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri) del 2010, segnalandovi, in pillole:
del bel paese là dove ‘l sì suona
Dante, Inferno, XXXIII, 80
Voi, che non siete più giovani, vi ricordate il paesaggio italiano 50 anni fa, o anche solo 40? Vi racconto di quando venni in Umbria la prima volta, a metà degli anni ’70. Arrivai in autostop con quella che poi sarebbe diventata mia moglie e il penultimo passaggio mi lasciò subito a sud di Gualdo Tadino. Vi potrei portare nel punto preciso in cui scesi dalla macchina e vidi per la prima volta l’Umbria in quel tardo pomeriggio autunnale. Lo sbalordimento di quella bellezza mi stordì, e riuscii solo a mormorare “**!!* voglio vivere qui!”. Ricordo i paesaggi, che in Umbria sono sempre stati molto antropizzati, a causa della sua storia, ma più belli di quelli toscani (per me, ovviamente, per me!) perché più selvaggi, meno addomesticati. Il digradare delle colline, il lago… i boschi ovunque… Se adesso venite in Umbria trovate un paesaggio punteggiato da cave e capannoni, un susseguirsi di case e casette e casupole intramezzate da box e capannette e attività un tempo produttive (la crisi…), strade riempite da rotonde e svincoli stradali disegnati da geometri ubriachi. L’Umbria da cartolina, che con intelligenza potrebbe vivere di turismo, ottimo vino e buona cucina (oltre che di artigianato e aziende di eccellenza internazionale), non esiste più da tempo e lo slogan “Cuore verde d’Italia” urla la sua vergogna a chi, come me, ama questa terra.