I peracottari, altrimenti detti incapaci, incompetenti, meschini, spesso ignavi, a volte inconsapevoli, formano ormai una cospicua componente della classe politica italiana. Ho l’assoluta certezza che, tramontate le ideologie, diventate opache le definizioni di “destra” e “sinistra”, potrebbero mettersi tutti assieme, ottenere una solidissima maggioranza parlamentare e governarci senza problemi. Che dite? L’hanno già fatto? Ecco, appunto…
I peracottari – dicevo – quando la sorte li conduce a incarichi onerosi, complessi, di responsabilità, hanno bisogno di collaboratori; gente che li consigli, gente che si occupi di predisporre pratiche, dossier, informative, gente che esegua ordini, che organizzi eventi… Se diventi, per esempio, presidente di un’agenzia statale, oppure direttore, o – puta caso – commissario alla sanità, oppure – dio non voglia! – addirittura ministro, hai talmente tante cose di cui occuparti, una mole tale, e di tale varietà, e di tale delicatezza, che devi avere un gruppo, una squadra, una rete di cui ti fidi, che ti aiuti nel modo più veloce, più efficace, più produttivo.
Questo accade in tutte le organizzazioni, anche private, e quelle piccoline, familiari, col vecchio padrone paternalista, quello che si è fatto da sé, che pretende ancora di fare tutto da solo, dalla contabilità al marketing beh, quelle avevano un senso, ancora, negli anni ’60, e ormai sono sparite tutte.
C’è una regola aurea. Se sei intelligente ti cerchi collaboratori intelligenti; se sei veramente intelligente li cerchi addirittura più bravi di te. Ma se sei un peracottaro accade il contrario: già non sai riconoscere la competenza; poi la temi, ovviamente, temi la persona competente che ti fa ombra, fa risaltare la tua insipienza. Le persone capaci e intelligenti sanno dire di “No” al capo, ma il capo peracottaro è per definizione un arrogante, e non accetterebbe mai di essere discusso, di essere contestato. Non capisce che se il collaboratore è bravo e intelligente, e ti dice “No” a una tua qualche ideona, allora è bene ascoltarlo.
I grillini, che sono peracottari elettivi, seguono la linea tipica delle persone sciocche e incompetenti: vi ricordate quando chiedevano curricola di specialisti e professionisti per candidarli in politica, per metterli nei ministeri o nei vari apparati dello stato, da loro subito occupati? Facevano tenerezza. L’atto stesso di chiedere i curricola era una dichiarazione di incompetenza, anche se la spacciavano come strategia egualitaria e meritocratica. E infatti i loro “uomini” nelle cariche pubbliche sono dei poracci che fanno danni, a partire da quel Parisi messo all’Anpal (politiche del lavoro) da Di Maio fino al fin troppo noto Cotticelli, commissario alla sanità calabrese caduto miseramente sull’eccessiva insipienza durante un’intervista televisiva (già che ci sono mi sorge una domanda: ma un tipo così, totalmente e assolutamente caduto dal pero, incapace di leggere e scrivere… nessuno se n’era accorto? Dirigenti regionali, politici assortiti, collaboratori, uscieri… Mah… misteri calabresi!).
La storia calabrese, come sapete, non è finita: cacciato per eccessiva esibizione di stupidità, Cotticelli è stato prontamente sostituito, in due e due cinque, da un fido degli attuali peracottari (Cotticelli era un fido dei peracottari precedenti, che sono più o meno gli stessi ma gli italiani non lo sanno). Il nuovo commissario alla sanità calabrese è Giuseppe Zuccatelli, che dopo 24 ore dalla velocissima nomina si scopre essere un negazionista; ma neppure un negazionista di spessore, che so… come Montesano o Fusaro, ecco! No; dai video e dalle interviste che stanno spuntando come funghi autunnali, viene fuori il ritratto di una personcina; più che negazionista direi un facilone, un fancazzista, uno dalla battuta pronta (dote principale per chi naviga in politica e fra i Palazzi) quanto greve. E giù che si riparla di dimissioni, ora da negoziare perché la figura di cacca, più che Zuccatelli, la sta facendo chi l’ha nominato. Pescandolo da chissà quale cilindro, per fare un favore (o ricambiarne uno) a chissà chi…
La cosa però che mi fa cascare le rotule è l’idea che pare (dico: “pare”…) circolare ora, per rimediare alla meschinissima figura: mettere Gino Strada a capo della disastrata sanità calabrese! Gino Strada. Solo dei peracottari, quali sono i populisti che ci governano, possono pensare, dopo un domino di disastri, di rivolgersi a un Eroe. L’Uomo della Provvidenza. Colui che nessuno può osare rifiutare. Il Buono per eccellenza, fustigatore dei rei e degli improbi, uomo senza peli sulla lingua, un anti-casta doc, che non può che piacere al Popolo. Come dire: chi potrebbe criticare la scelta moralissima, tutta cuore, amore e dolore, di questo laico già santificato in vita, un medico, mica noccioline!, uno che fa della missione sanitaria e del giuramento di Ippocrate una ragione di vita?
Perché i peracottari, che non capiscono il mondo, che non hanno competenze, esperienze, saperi, credono evidentemente nella traslazione delle proprietà; se sei un bravo e appassionato volontario in campo sanitario, allora potresti benissimo essere un amministratore della sanità pubblica in Calabria, perché no? Sei un medico, no? Hai messo in piedi una roba come Emergency, diamine! Vai in TV con quella faccia perennemente incazzata a menare botte da orbi su tutto e tutti (e quindi sei dei nostri…), vuoi non metterti in tasca la Calabria con tutti i calabresi?
Poi, semmai, facciamo sindaco di Napoli Saviano, che è un altro Eroe. O Ministro degli Interni, capo della polizia, prefetto, preside, cavaliere di Malta, tanto Lui (Saviano) sa bene quello che dice e che fa. Ha scritto Gomorra, vuoi che non sappia governare un territorio devastato dalla camorra? Per la Murgia, invece, bisogna aspettare un po’, non è ancora abbastanza matura…
Sì, lo so, sono stato un filo troppo sarcastico, ho calcato stilemi solitamente banditi da una rivista seria e rigorosa come Hic Rhodus. Scusatemi. È che non ce la faccio più. Spero mi capiate…