Non c’è categoria che non lamenti di essere stata dimenticata dal governo. Per forza: questo accade perché mancano politiche strategiche e strutturali.

Non c’è categoria che non lamenti di essere stata dimenticata dal governo. Per forza: questo accade perché mancano politiche strategiche e strutturali.
L’analisi del decreto Cura Italia mostre ombre e luci. Se per l’immediata emergenza può essere considerato un provvedimento necessario, è comunque prioritario un ragionamento in senso universalista del sostegno al reddito assieme a una seria riforma delle politiche attive del lavoro.
Come dovrebbe funzionare il Reddito di Cittadinanza, perché non funzionerebbe, e come andrà (forse) a finire…
Le promesse elettorali di Renzi, Berlusconi e Di Maio sono piuttosto delle minacce, e se realizzate provocherebbero danni irreparabili.
Nella Legge di Bilancio 2018 è presente una significativa espansione del Reddito di Inclusione. Si tratta di una misura fondamentale, ma di cui si parla pochissimo.
Sostegno al reddito e inclusione sociale nella nuova misura nazionale contro la povertà. Ce la faranno i Comuni?
Pochi giorni fa, il Ministro del Welfare Poletti ha commentato in questo modo la recente approvazione del Piano di contrasto alla povertà da parte del Governo: finalmente anche in Italia abbiamo “un istituto unico nazionale a carattere universale per sostenere le persone in condizione di povertà”. Ma la misura approvata, e che di cui il Parlamento dovrà poi varare il decreto attuativo, ha le caratteristiche per essere davvero efficace? Ed è forse un passo nella direzione del “reddito di cittadinanza” invocato dal Movimento Cinque Stelle? Vediamo.
Periodicamente, anche qui su Hic Rhodus, discutiamo le statistiche e le prese di posizione politiche a proposito del problema della povertà e della disuguaglianza sociale; si tratta di un tema che è spesso al centro dell’agenda politica, talvolta trattato in modo inesatto o semplicemente demagogico. Cogliamo l’occasione di un recente rapporto della Caritas sulle politiche contro la povertà in Italia per riprendere il filo e cercare di orientarci tra le molte proposte e idee, non tutte realistiche, che circolano tra gli “addetti ai lavori”.
Lo scorso novembre ho avuto il piacere di presentare il libro di Clarisa Hardy Estratificación social en América Latina: retos de cohesión social. Con l’intervento della stessa autrice, figura di riferimento del dibattito sulle politiche sociali dell’America Latina e già Ministro nel primo governo di Michelle Bachelet (Cile), l’evento è stato organizzato all’Università di Roma Tre dall’Istituto Italo Latino Americano e dall’Ambasciata di Cile in Italia. Vi ha preso parte anche l’ex Presidente cileno Ricardo Lagos, noto in Italia come personalità di spicco della lotta alla dittatura militare cilena e della ricostruzione democratica di quel paese.
Lo studio della Hardy fornisce abbondanti dati sulla situazione sociale dell’America Latina e li interpreta restituendo l’immagine di una regione molto differenziata al suo interno, ma con due tendenze comuni: l’arretramento della povertà e l’emergenza di un ceto che non può ancora dirsi classe media. Un nuovo strato sociale non più povero ma allo stesso tempo vulnerabile. La tesi della Hardy è di attualità anche nell’Europa alle prese con la crisi, e suona come un monito: la vera sfida è la disuguaglianza, se le politiche di welfare si concentrano sulla povertà possono essere efficaci per diminuirla (e lo sono state in America Latina), ma non rimuovono gli svantaggi sociali.