Il governo si è dimenticato di un sacco di cose

Dei circensi.

Delle discoteche, relativi promoter e dj.

Degli architetti.

Delle famiglie di ragazzi autistici.

Dei migranti abbandonati a loro stessi.

Dei commercianti, ovvio…

Degli infermieri.

Dei lavoratori delle sagre (a questi, onestamente, non avevo pensato…).

Dei lavoratori delle scuole paritarie.

Dei lavoratori dei bus turistici.

Degli addetti delle autoscuole.

Delle maestre dei nidi privati.

Dei balneari.

E queste sono solo le prime due pagine di Google digitando “il governo si è dimenticato di noi”.

Per forza. Per ricordarsi di ciascuno occorre una memoria da elefante, o un database aggiornato, oltre che risorse infinite, mentre per ricordarsi di tutti (spero sia chiara la differenza fra ‘ciascuno’ e ‘tutti’) servono cose diverse: serve una politica, cui far seguire un programma e un certo numero di riforme strutturali. Serve, per esempio, una politica per la scuola, una politica per la cultura, una politica per il turismo (‘politiche’, non generiche leggine per tamponare problemi), e servono riforme strutturali e di sostegno al reddito che non siano pura assistenza – che poi si scopre che se la piglia la camorra, che non sia carità pelosa, che non sia scollegata a una fondamentale politica del lavoro, da decenni negletta a qualunque governo succedutosi.

Il governo si dimentica di un sacco di cose semplicemente perché non ha politiche, ma corre dietro alle emergenze.