Può riscattarsi un popolo (il nostro) storicamente inaffidabile? I successi olimpici puntano su di noi gli sguardi del mondo, ma ci serve un cambio di passo politico.
Tag: stereotipi
L’argomentazione, cribbio!
Sapete argomentare o solo asserire? Riuscite a farlo scampando i pericoli delle fallacie logiche e delle ideologie o ci cascate dentro con entrambi i piedi?
Bentornata Silvia Romano. Figlia di una cooperazione internazionale troppo spesso presuntuosa
Evviva, Silvia Romano è tornata sana e salva. Approfittiamone per guardare un attimo dietro le quinte della cooperazione internazionale.
La potenza dei pregiudizi
I pregiudizi ci fanno vedere solo quello che ci piace. Questo può essere un problema se abbiamo ambizioni comunicative…
Il virus cinese e l’ennesima metafora non colta (con importante, fondamentale, messaggio finale)
Ed ecco il coronavirus cinese a popolare i nostri incubi di occidentali ansiosi e viziati. E come rispondiamo? Con lo sciocchezzaio della consueta omologazione 2.0.
Moriremo politicamente corretti
Il linguaggio politicamente corretto sta diventando un linguaggio ipocritamente omologato.
Il linguaggio è fascista e io vado sui monti a fare il partigiano
Il linguaggio delle ideologie massimaliste e dei populismi vuole cambiare il tuo modo di pensare. E spesso ci riesce. È il caso di stare molto attenti.
Razza, mafia e altre tribù
Le uscite di Attilio Fontana sulla “razza” non sono tanto e solo xenofobe ma esclusive, ristrette, particolaristiche; vale a dire: molto italiane.
Vegani bastardi! Come nasce una minoranza emarginata
Da un po’ di tempo vegetariani e vegani sono oggetto di ironia, sarcasmo ma anche odio. Perché? Il veganismo come caso di studio dell’ostilità verso le minoranze.
Omioddio! Sono un ordoliberista mandrakista
Essere di sinistra (o di destra). Che significa? Mille sfumature, concetti equivoci, semantica discutibile… Un’analisi nel linguaggio stereotipato della politica.
L’omologazione dell’indignazione. A margine delle “donne dell’Est” di Paola Perego
Una riflessione che parte dagli stereotipi delle “donne dell’Est” di Paola Perego e arriva alla politica. Perché c’è un filo conduttore, che si chiama omologazione, e minaccia la nostra democrazia.
Cani di Yulin. Evidentemente non mi sono spiegato
Un anno fa scrissi un post intitolato Il massacro dei cani di Yulin. Perché non firmerò nessuna petizione. L’antefatto riguardava una protesta contro un festival annuale, in Cina, dove migliaia di cani vengono macellati in quanto piatto principale della manifestazione. L’indignazione globale sollevò – e solleva tuttora – ondate di proteste e petizioni alle quali io mi sottraevo dichiarandone le ragioni, che riprenderò poco oltre. Quell’articolo sarebbe rimasto per me sullo sfondo dei tanti scritti su questo blog se non fosse per l’esplosione di visitatori ricevuta l’anno scorso a causa di quel testo (33.000 i lettori solo di questo specifico post), ondata che si sta rinnovando attualmente (circa altri 3.500 in questi giorni) in occasione della manifestazione 2016.
Avete opinioni o avete competenze?
Se dico: “l’ultimo libro di Harper Lee è di molto inferiore al suo capolavoro Il buio oltre la siepe; manca di coerenza, sembra quasi la bozza di romanzo mai veramente completata”, se dico questo esprimo una mia opinione. Sono io che lo penso, alla luce di un discreto numero di fattori variabili (intelligenza, cultura, esperienze specie nel campo della lettura…) di cui il più rilevante è la competenza. Sono “competente”?
Il massacro dei cani di Yulin. Perché non firmerò nessuna petizione
In questi giorni si è scatenata l’ennesima ondata di indignazione sui social contro quello che è stato definito il massacro di cani per l’annuale festival della città di Yulin, sita nella Cina del Nord. Le ragioni principali della protesta, citate dai diversi organi di stampa, sono: i) la sofferenza degli animali; ii) la potenziale diffusione di malattie per la mancanza di controlli sanitari; iii) l’illegalità del traffico (altra fonte). Poiché sto per fare affermazioni contrarie al sentimento comune di molti lettori lasciatemi premettere:
Successo politico e carisma del leader. Il caso di Salvini
Le pagine dei giornali sono ormai quotidianamente occupate dalle contestazioni che Salvini riceve nei suoi improbabili tour fuori dai confini nazionali padani o nelle province remote e poco controllate della Padania (scusate, le Marche sono ancora Padania? Boh…). Anche un bambino capisce che la rissa è esattamente ciò che Salvini vuole, specie se provocata da negri, comunisti, zingaracci e terroni. Perché fare comizi e dichiarazioni quando tutto il lavoro propagandistico glie lo fanno gli altri? Evidentemente questa strategia comunicativa – perché di questo solo si tratta – è discretamente efficace visti i sondaggi